Umberto Rondi polemico sul doc di Pedersoli. La risposta del regista

Umberto Rondi, figlio dello sceneggiatore Brunello, è intervenuto per denunciare l'omissione del nome di suo padre dal novero degli autori de La dolce vita


VENEZIA – ”Sono indignato e offeso da una parte di questo film. Mio padre, Brunello Rondi, è stato il più importante sceneggiatore de La dolce vita ed è stato completamente omesso con malafede. A luglio ho contatto Giuseppe Perdersoli e Gaia Gorrini per intervenire: ci saranno probabilmente conseguenze legali”. Conclusione esplosiva per la conferenza stampa de La verità su La dolce vita, il documentario (selezionato Fuori Concorso alla 77esima Mostra di Venezia) diretto da Giuseppe Pedersoli a partire dalla ricca documentazione privata del nonno Giuseppe Amato, produttore del capolavoro felliniano. Umberto Rondi, figlio dello sceneggiatore Brunello, è intervenuto per denunciare l’omissione del nome del padre nel novero degli autori del film.

”Nel documentario – continua Rondi – si legge ‘il copione è stato scritto Tullio Pinelli, Ennio Flaiano e Federico Fellini’. Non è citato mio padre. Mio padre ha scritto la sceneggiatura: lo dice la SIAE, lo dice la nomination all’Oscar. Pedersoli ha fatto di tutto per far credere che il suo film racconti la verità su La dolce vita: come pretende di chiamare verità se omette la figura centrale di mio padre?”.

”Non c’è motivo per escludere l’autorialità di suo padre – ribatte Pedersoli – solo che la nostra storia non ha nulla a che vedere con quello che lei dice. Ci siamo basati sulla non confutabile veridicità dei documenti di mio nonno. Nell’archivio abbiamo trovato la sceneggiatura che Peppino Amato comprò da Dino De Laurentiis: il nome di Brunello Rondi non c’è, ci sono quelli di Flaiano e Pinelli, si tratta della sceneggiatura del ’58. Non si disconosce il ruolo di suo padre, non abbiamo nessun problema a riguardo. Ma non c’è stata alcuna possibilità di interloquire con lei in modo normale. Se fossimo stati approcciati in maniera civile invece di essere vessati di telefonate e email, avremmo trovato forme di collaborazione’. Lei si è attaccato a uno spunto per creare un caso’.

Per la produttrice Gaia Gorrini: ”Il lavoro di ricostruzione si concentra sul viaggio e sull’avventura umana così come vengono fuori dai documenti. Questo film è una testimonianza del lavoro del produttore”.

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10 Settembre 2020

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