TAORMINA – “La paura non si affronta, si cavalca”: è la regola d’oro dei cacciatori di tornado, che tornano al cinema quasi 30 anni dopo il cult Twister. In arrivo nelle sale dal 17 luglio dopo l’anteprima al 70° Taormina Film Festival, Twisters è sia un sequel che un vero e proprio reboot, che riprende la formula originale e prova ad attualizzarla, per offrire al pubblico un nuovo spettacolare disaster-movie al passo con i tempi. Oltre al duo di star da copertina Daisy Edgar-Jones e Glen Powell, ha fatto rumore la scelta di affidare la regia a Lee Isaac Chung, già autore del film candidato all’Oscar Minari, che ha accolto una sfida di certo non semplice: soddisfare gli appassionati del film originale e appassionare una nuova generazione di spettatori.
Nelle pianure sconfinate dell’Oklahoma – tra fattorie, ranch e fiere di paese – la stagione dei tornado porta ogni anno paura e distruzione. La scala che classifica questi fenomeni va da F1 (il tornado meno intenso) a F5 (il più distruttivo), a seconda dei danni che provocano. Le forze che li alimentano, infatti, sono ancora difficili da definire, rendendoli degli enigmi tanto affascinanti quanto spaventosi. Una fusione perfetta di scienza e fede, un mistero a cui vale la pena dedicare un’intera vita.
Desiderosa di avere la meglio su questa entità inarrestabile la meteorologa Kate (Daisy Edgar-Jones) – dotata di un istinto quasi sovrannaturale nel “leggere” i tornado – sta provando a sviluppare una tecnologia che possa abbatterli definitivamente. L’incontro inaspettato con un tornado F5, però, cambia per sempre la sua vita, costringendola ad affrontare – o meglio “cavalcare” – le sue paure per portare avanti le sue ricerche. A sfidarla e poi ad aiutarla nel suo viaggio arriverà Tyler (Glen Powell), “domatore” di tornado celebre per il suo canale YouTube in cui riprende le sue pericolose imprese, un vero e proprio “scienziato cowboy” spaccone ed esibizionista. Nonostante le apparenti differenze, i due condividono molto di più di quello che credono e soprattutto hanno lo stesso obiettivo: arrivare a conoscere l’essenza dei tornado per sconfiggerli definitivamente.
Proprio come il film del ’96, candidato agli Oscar per gli effetti speciali, Twisters vuole fin da subito buttarci nella mischia per farci percepire la potenza poderosa di un tornado, capace di spazzare via macchine, distruggere abitazioni e trascinare le persone in cielo verso una morte terrificante e crudele. Conosciuto l’antagonista, non resta altro che attenderne il ritorno consapevoli più che mai dell’altissima posta in gioco. Dal canto suo, il regista Lee Isaac Chung prova a non fermarsi alle tipiche dinamiche da disaster-movie, cercando di creare dei personaggi sfaccettati e credibili. Il modo in cui la relazione tra i due protagonisti si evolve, in particolare, riesce a sostenere la struttura di un film che altrimenti rischierebbe di sembrare un’attesa tra una caccia di tornado e l’altra. Da una parte, la brillante ma “ferita” Kate, capace di entrare in connessione con il mistero che sta dietro le tempeste meglio di qualsiasi modello matematico, dall’altra l’affascinante e istrionico Tyler, un divo del web che ha trasformato la sua passione in un mestiere remunerativo. Tutto intorno una pletora di personaggi secondari abbastanza bene caratterizzati, ovvero i membri delle due squadre di cacciatori di tornado che si contendono le pianure.
Oltre, inevitabilmente, ai maestosi effetti speciali, che rendono Twisters il perfetto blockbuster estivo, apprezzabile è anche il lavoro fatto sulla colonna sonora che si amalgama con cura ai preponderanti effetti sonori che caratterizzano le tempeste. I pezzi rock che accompagnano le cacce di tornado si alternano a squisite canzoni di stampo country, ideali per ricordarci il contesto in cui il film è ambientato, quell’Oklahoma che ogni anno, per davvero, deve fronteggiare la minaccia atmosferica.
Sta proprio qui forse una delle debolezze maggiori del film. Dopo avere visto gli effetti senza precedenti dell’Uragano Beryl, infatti, in Twisters si sente la mancanza quasi assoluta di un messaggio dichiaratamente ecologista, nella consapevolezza che eventi atmosferici di tale entità saranno drammaticamente sempre più frequenti. Anche gli elementi puramente drammatici mancano di picchi particolari, preferendo concentrarsi su un mero intrattenimento, composto da scene al cardiopalma e da un umorismo più o meno efficace. Una scelta che priva lo spettatore di momenti davvero intensi ai quali appigliarsi, rischiando così di farlo volare via trascinato dai venti un tornado che mira a diventare un F5, ma che non raggiunge mai il suo pieno potenziale.
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