“C’era una volta Citadel”, 8 anni fa, prima della sua caduta.
Lì, dove tutto sembrava finito, ovvero l’operato dell’agenzia indipendente di spionaggio – nata con lo scopo di difendere la sicurezza di tutte le persone – e le vite, realistiche più che reali, dei suoi agenti, tutto ricomincia, da zero o quasi.
Un viaggio in treno nelle Prealpi italiane, un rocambolesco deragliamento nei pressi di Bellagio, un incontro e uno scontro tra spie e fronte opposto, quello del sistema nemico Manticore, potente associazione che nell’ombra manipola il globo: da questo black out delle esistenze degli agenti Mason Kane (Richard Madden), Nadia Sinh (Priyanka Chopra Jonas) e Bernard Orlick (Stanley Tucci) comincia la vicenda di questa rivoluzionaria serie di spionaggio internazionale, progetto con cui debutta un franchise globale epocale, con produttori esecutivi i Fratelli Russo.
La vera rivoluzione di Citadel è l’essenza del progetto, più che la serie specifica in sé, infatti le serie seguenti attraverseranno il globo con storie interconnesse e ogni serie dell’universo Citadel è creata, prodotta e girata localmente sul territorio specifico, con protagonisti i talenti locali, così da formare un racconto globale peculiare: in produzione in Italia e in India gli spin-off, interpretati da Matilda De Angelis, Varun Dhawan e Samantha Ruth Prabhu.
Citadel – oltre a essere figlio dello spy, tessuto con un action molto presente – è un racconto sull’identità e sulla memoria, e naturalmente sulla verità e sul tempo. Se Kane e Sinh sono riusciti miracolosamente a salvarsi, è altrettanto vero che in questo lasso di 8 anni si sono costruiti vite e identità altre appunto, a loro insaputa, come se il loro passato non gli fosse mai appartenuto. Solo Bernard ha una consapevolezza superiore, così come sa di aver bisogno di loro per fronteggiare ancora Manticore: è così che s’innesca la tela che rimette in gioco le spie, il sistema di Citadel, non solo architettato tecnicamente perché comunque composto da esseri umani, necessariamente alle prese con segreti, bugie e un amore senza tempo.
Tucci, a Roma per l’anteprima della serie con tutto il cast, spiega di aver: “adorato la complessità della sceneggiatura, la profondità dei personaggi e la portata insolita, sorprendente. Questa serie cambia le cose: non sai mai ‘chi è chi’, e Bernard è un insieme di più profili; è un esperto di tecnologia, ma lavora anche sul campo, e inoltre gestisce le spie. C’è molta roba sul fuoco, ma non è una caricatura, è un personaggio complesso, non mono né bidimensionale”, discorso che si connette anche con la riflessione sul mestiere dell’attore, per cui secondo lui “la recitazione non è mai cambiata nel tempo, perché la continuità sta nella verità: non bisogna mai cercare di essere come qualcun altro, bisogna essere fedeli a se stessi e al proprio lavoro, non solo puntare a emergere, perché così le persone lo apprezzeranno, e questo garantirà una carriera più lunga e più interessante”.
Per Madden, una delle sfide del suo personaggio, è stata la sua dualità. L’attore è infatti la spia Kane, ma anche l’uomo, il padre, un profilo “complicato ma che apre anche molte opportunità: c’era da dividere un uomo in due parti e far sì che fosse chiaro fossero le due facce della stessa medaglia; c’era da separare in due la psiche e vedere quali aspetti di entrambe le parti si fossero sovrapposte”. Rispetto al genere, l’attore ama “la vita, la morte, gli estremi, che qui cerchiamo di mettere insieme; mettiamo insieme romanticismo e azione, creando qualcosa di veramente nuovo”, per lui che interpreta un ruolo che, almeno a titolo teorico, non può non portare a pensare alla spia per eccellenza, 007, per Madden “un uomo completamente diverso da Kane, lui è la più grande spia del mondo. Per il mio personaggio, invece, la memoria viene cancellata e attraverso i suoi occhi il pubblico lo accompagna a scoprire l’identità e il mondo”.
Una spia che non agisce in solitaria, quella di Kane, ma che fa coppia con l’affasciante Nadia. Per Priyanka Chopra Jonas: “l’ambizione della serie mi ha entusiasmata. E la possibilità di più serie nel mondo è un modo per globalizzare. Il mio personaggio è bellissimo, è sorprendente essere sola in un universo abitato da uomini; amo l’idea di questo spettacolo meraviglioso e esserne al timone con un personaggio così, che chiede dualità, prima dell’incidente e dopo: si sa cos’era ma non cosa diventerà”.
Un progetto, quello di Citadel, che indubbiamente molto si connette con i suoi produttori esecutivi, Joe e Anthony Russo, per cui era necessario lavorare anche per superare i cliché del genere e per farlo hanno mirato a “sovvertire le aspettative: dev’essere come una cipolla che sfogli e continua a sorprenderti, con svolte improvvise. L’altra cosa particolare è la comunità di narratori che abbiamo creato, nel mondo, che lavorano tutti insieme per una stessa storia, una cosa unica. È proprio questa idea che ha messo in moto tutto il progetto, partito da Amazon Prime. Volevano uno show con la componente inglese ma con una squadra creativa in altri Paesi, un’idea brillante: un modo per unire mondi, nonostante le differenze, così abbiamo subito cercato una storia che soddisfasse l’idea ed è stata quella di una agenzia di spionaggio che unisse spie nel mondo”. Un’idea, viene fatto notare dal pubblico, che potrebbe un po’ evocare quella degli Avangers, riflessione a cui i Russo rispondono dicendo che “non l’abbiamo pensata così ma ci sono connessioni sicuramente: certo, le spie sono persone con più abilità della media, però non hanno superpoteri. Per Citadel c’è un po’ il desiderio di trascendere dalla vita quotidiana, un po’ noiosa, e c’è un’ambizione nella narrazione, e questo appartiene a entrambi, spy e supereroi”.
La serie è disponibile su Prime Video dal 28 aprile, con un nuovo episodio ogni venerdì fino al 26 maggio.
La regista incontra gli studenti e i docenti coinvolti nei Progetti Scuola ABC, che vedono la collaborazione di Cinecittà: leggete Virginia Woolf
Dal soggetto inedito di Federico Fellini e Tullio Pinelli, il nuovo film di Gabriele Salvatores
In onda dal 17 novembre su Fox Nation. Il regista, 81enne, è anche voce narrante degli episodi che racconteranno le gesta di San Giovanni Battista, San Sebastiano, Giovanna d’Arco, Padre Massimiliano Kolbe e molti altri
Dal 13 novembre al 15 dicembre 2024 al Museo Nazionale del Cinema, sulla cancellata storica della Mole, la mostra sulla Torino di fine anni ’70. Il 42mo Torino Film Festival ospiterà anche la proiezione ufficiale di Ragazzi di stadio nella sezione Zibaldone