A partire dal 15 dicembre scorso ha cominciato il suo percorso distributivo in Italia il film indipendente True Love, diretto da Enrico Clerico Nasino, scritto e prodotto da Fabio Guaglione e Fabio Resinaro della produzione Mercurio Domina. Tecnicamente è una co-produzione, è stato girato in due continenti – metà film a Los Angeles e metà a Zelo Buon Persico in provincia di Lodi – e c’è stata una società di produzione americana in loco che ha collaborato per le riprese, ma il prodotto è principalmente il risultato della joint venture produttiva con la Wildside di Brizzi&Martani, Mario Gianani, Lorenzo Mieli e Saverio Costanzo, in collaborazione con Rai Cinema e TF1 International. Ma nonostante tutti questi nomi coinvolti, resta un titolo low-budget.
‘Italian stuff’, insomma, con costi contenuti e molte idee, ma realizzato come si fa negli Usa. Il film, già venduto in molti paesi e forte di première importanti a Shanghai e a Londra, in Italia è stato presentato in anteprima al Fantafestival, per poi entrare in un circuito distributivo ‘alternativo’, nel programma della piattaforma digitale Cubovision [www.cubovision.it].
Internazionale il cast, composto da John Brotherton (Una vita da vivere), Ellen Hollman (Skateland, Asylum), Gabriel Myers e Jay Harrington (Private Practice, Desperate Housewives), e un plot intrigante alla base, sicuramente ispirato a illustri predecessori di stampo thriller e horror, dalla serie Saw a The Cube, senza dimenticare il ‘mockumentary’ alla Paranormal Activity. Ma qui non c’è traccia di sangue o sevizie e le torture, per quanto crudeli, si mantengono principalmente sul piano psicologico: Kate e Jack sembrano una coppia felice, ma come tutti custodiscono segreti che nessuno dei due è disposto a rivelare. Dopo il loro matrimonio, si svegliano da un sonno profondo e oscuro, ognuno da solo in una stanza sigillata senza porte o finestre, solo immagini proiettate sulle pareti e un monitor con due pulsanti: Uno per per il “sì” e uno per il “no”.
Mentre l’orrore della loro situazione prende consistenza, compaiono sul muro filmati inquietanti di momenti rubati alla vita privata dei due, mentre il monitor pone delle domande, ognuna più strana e terrificante della precedente. “Ti fidi di tua moglie? Credi davvero al tuo amore?”
Presto diventa chiaro che è in corso un bizzarro test sul loro rapporto ed i segreti rivelati li spingeranno sempre più in profondità, in ciò che può non solo distruggere il loro amore, ma anche minacciare e loro stesse vite.
“Volevamo fare un lungometraggio – ha dichiarato Guaglione – ma cercavamo una storia che potesse essere realizzata in tempo ragionevoli e con un budget il più piccolo possibile. Così è nato il concept. Molte volte quando ci si pone un limite, l’idea necessaria per aggirarlo porta in un inaspettato posto creativo, che altrimenti non sarebbe stato concepito. Abbiamo sempre guardato verso il mercato estero, sia per motivi imprenditoriali che commerciali. Volevamo proporre ai nostri finanziatori un progetto cinematografico inteso in maniera “industriale” nel senso migliore del termine, ovvero un progetto che, a fronte di un investimento molto contenuto, avrebbe potuto generare profitto. E poi un film girato in lingua inglese ha automaticamente più possibilità di essere venduto su un mercato internazionale. Artisticamente parlando, poi, un certo genere di storia è sposata con il mondo americano. In un film di fantascienza, anche italiano, non immagini che sull’astronave possano esserci piloti italiani a puntarsi contro le pistole come nei film di Tarantino, magari parlando con qualche strano accento. Volevamo dimostrare che un cinema italiano diverso è possibile. C’è chi lo vede come un thriller, chi come uno sci-fi, chi come un horror. Per noi è una storia d’amore”.
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