Trinca: “Per ‘Profeti’ ho cercato la mancanza di pregiudizio”

Il film di Alessio Cremonini, interpretato anche da Isabella Nefar, esce il 26/1 distribuito da Lucky Red: parola al regista e alle protagoniste


Alessio Cremonini, al suo terzo film da regista (leggi l’intervista), presenta Profeti alla presenza delle sue due protagoniste, Jasmine Trinca e Isabella Nefar.

“Non è un film sull’Isis, non sui rapimenti e le conversioni, non è un istant movie”, così lo introduce Giorgio Gosetti all’incontro stampa, dopo averlo ospitato come apertura al Noir in Festival lo scorso dicembre, in anteprima assoluta.

Per Cremonini, “Il film è racchiuso in un’immagine, quella dell’assenza di Jasmine, di lei sotto la coperta (della “cella” di prigionia), vista da un carrello che le si alza sopra: ovvero, il concetto stesso del rapimento. Credo che le coperte facciano parte del meccanismo di dominio dell’altro, dell’annullamento. La sintesi più brutale, primitiva, del burka o del ḥijāb: se togli la visione, la persona non c’è. Profeti è un film sull’assenza, quindi anche su Dio, in fondo un grande assente (alla vista, ndr)”.

Jasmine Trinca nel film interpreta Sara Canova, reporter italiana di istanza a Il Cairo, che si spinge nell’enclave mediorientale della guerra siriana, dove viene rapita, e dove incontra Nur (Isabella Nefar), la sua carceriera nella forma, ma nella sostanza una foreign fighter che si prende cura di lei, e con lei si confronta, nella sua abitazione dentro il perimetro del Califfato: cresciuta a Londra, ora Nur è combattente nel jihād, dopo l’incontro per lei rivelatorio con ilmarito mujaheddin.

“Le emozioni sono state tante, al di là della preparazione. Ho passato tanto tempo sotto quella coperta: io non ho il vezzo dell’attrice che applica ‘il metodo’ ma stare lì sotto mi aiutava ad andare nella direzione del film”, spiega l’attrice italiana, per cui “l’aspetto interessante di Sara era anche la perdita per poi ritrovarsi. Tutte le donne del mondo sentono esercitato un potere, uno sguardo, abbastanza simile: mutuato e abusato dalla religione ma che un assetto sociale continua a perpetrare. Io ho cercato di portare la mancanza di pregiudizio su quel mondo”.

Un potere che per Trinca era anche: “La consapevolezza di come il mio sguardo di donna occidentale su una mediorientale avesse poco potere ‘di parola’. La parola deve averla ciascuna per se stessa. In Iran le prime a scendere in piazza sono le donne, e non nel modo in cui posso farlo io: lì possono essere uccise e dal mio posto di privilegio mi imbarazza parlarne. Non dimentichiamo, poi, che in Medio Oriente ci vanno le donne in prima fila a combattere: Alessio riesce a mettere in discussione le cose che noi occidentali diamo per assodate”.

Mentre, “La cosa che interessava a me di Nur”, spiega Isabella Nefar, “era capire il senso di non appartenenza che sentiva prima di diventare una foreign fighter. Non ho potuto capire fino in fondo Nur per la sua decisione estrema ma il film vuole portare luce su due donne, da due mondi così lontani, capaci però di trovare delle comunioni. Il cinema, in questo, ha un ruolo importante, e in Profeti c’è uno spazio per ascoltarsi”.

E poi c’è la Fede, altro tema di Profeti e di riflessione per la protagonista italiana, verso cui lei nutre: “un fascino infinito, dando per scontato io non sia credente. Da attrice, non capivo e continuavo a chiedere ad Alessio, uomo di Fede, il momento della conversione: ma cosa doveva mettere, se non l’arrendersi ad una chiamata? Questo film lascia la prigionia per il racconto della libertà”.

Un regista, Alessio Cremonini, nel cui “cinema trovo contenuti che prendono una forma notevole, lo dico da interprete”, continua Trinca, spiegando come: “trovarsi in un bagno (spesso ambiente del film, ndr), e dentro lì avere offerte da lui 25 autostrade per uscire, con il racconto di ogni singola possibilità di azione, con lo spiraglio dell’uscita, significa che il regista ha uno sguardoCon Isabella ci ha permesso ‘un passo a due’: un incontro inedito che mi ha profondamente ispirata”.

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26 Gennaio 2023

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