A sessant’anni dall’approvazione della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani i principi di uguaglianza e le libertà fondamentali sancite non sono ancora una realtà per tutti. Per sensibilizzare all’importanza della tutela e del riconoscimento di tali diritti, trenta autori del cinema italiano hanno firmato altrettanti cortometraggi che compongono il film collettivo no-profit All Human Rights for All, di cui il Festival di Roma propone domenica 26 un’anticipazione composta da dodici episodi. La versione integrale verrà invece presentata a Roma il 1° dicembre presso il teatro Argentina, data a partire dalla quale i canali televisivi della Rai trasmetteranno il filmato in diverse fasce orarie, per due settimane consecutive.
Il titolo All Human Rights for All prende il nome dalla campagna di sensibilizzazione che dieci anni fa fu promossa dalle Nazioni Unite per celebrare il cinquantenario della Dichiarazione: un modo per sottolineare che i principi affermati rimangono tuttora inevasi e che la realtà continua a riproporre ogni giorno storie di discriminazione, di schiavitù e di persecuzione. E così l’appello del cinema italiano richiama alla difesa dei più deboli che spesso sono i primi a ignorare i propri diritti. “Il nostro è un piccolo ma importante contributo”, spiega il regista Pasquale Scimeca che ha firmato uno degli episodi. “Non vuole essere solo un atto di denuncia ma anche uno strumento di conoscenza: troppe persone non sanno quanti e quali diritti ad oggi rimangono disattesi”.
E così l’articolo 23 sul diritto al lavoro è rappresentato da Vittorio De Seta che documenta l’incrocio di destini tra immigranti ed emigranti in un paese dell’Aspromonte: un giovane contadino locale insegna il mestiere a un bracciante senegalese il giorno prima di partire verso il Nord abbandonando la famiglia d’origine e le proprie radici. Un suggerimento per un’integrazione possibile sullo sfondo del dramma storico dell’emigrazione italiana, ancora attuale in molte regioni meridionali. L’articolo 9 sulla detenzione non arbitraria firmato da Fiorella Infascelli racconta storie di arresti e soprusi tra cui l’infinito calvario di una madre cinese (interpretata dalla voce di Maya Sansa) colpevole di non voler interrompere, come prevede la legge, la sua seconda gravidanza. L’equità dei processi, articolo 10, è invece per Ivano De Matteo l’ennesima condanna eccessiva inflitta a un extracomunitario, tra l’indifferenza dell’avvocato e l’impazienza del giudice (Donatella Finocchiaro): il rapporto annuale della Caritas denuncia infatti che i processi agli immigrati si risolvono sempre in condanne superiori a quelle inflitte agli italiani per gli stessi reati. E Pasquale Scimeca, già impegnato nel progetto di solidarietà per l’infanzia “Rosso Malpelo”, si è occupato dell’articolo 26 e del diritto all’istruzione documentando il sogno di un bambino sudafricano che vive in una baracca e che vorrebbe diventare ingegnere, ma non può studiare a causa delle precarie condizioni economiche della sua famiglia.
Al progetto All Human Rights for All hanno lavorato gratuitamente oltre ottocento professionisti del cinema italiano: una voce unitaria per chiedere che i diritti fondamentali dell’uomo vengano finalmente conosciuti e goduti ovunque.
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
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