A Tokyo è stato accolto addirittura da una standing ovation. Ma ha conquistato anche l’interesse degli studenti dei campus di Syracuse e Yale e quello degli spettatori indiani del Kerala. Ora la produttrice Silvana Leonardi sta per firmare con distributori asiatici e americani. Tre giorni d’anarchia, terzo lungometraggio di Vito Zagarrio, ha avuto decisamente miglior fortuna all’estero che in patria, dove esce finalmente nelle sale (in circa venti copie a partire dal 12 maggio con la Thule) dopo un’attesa di circa un anno e mezzo interrotta dalle partecipazioni a festival come la Mostra di Pesaro e Sulmona.
Forse a entusiasmare il pubblico oltreconfine è l’ambientazione (siamo nella Sicilia del ’43, all’indomani dell’8 settembre) e quell’impasto di sensualità e passione politica che viene percepita come molto “italiana”. Ma il regista, ben noto anche come studioso di cinema e saggista, nega qualsiasi parentela con l’illustre collega Peppuccio Tornatore. “L’hanno paragonato a Nuovo Cinema Paradiso, forse per il contesto tradizionale che descrivo, per certe scene di vita popolare, ma io lo considero piuttosto una favola che mostra sogni e utopie di un certo mondo e che si può leggere anche come metafora di vicende più vicine a noi, dal ’68 a tangentopoli. Certo, faccio il professore di cinema e quando giravo avevo in mente tanti riferimenti, dal Gattopardo a Michael Cimino ai Fratelli Taviani. E Lino Micciché, che ha visto il film in moviola poco prima di morire, l’ha paragonato immediatamente a Bronte di Vancini. In effetti credo che in Tre giorni d’anarchia ci sia tutto questo, ma soprattutto una storia personale, quella vissuta da mio padre Peppino alla fine della seconda guerra mondiale: è lui il mio antieroe”.
Peppino nel film è Enrico Lo Verso, un giovane estremamente dotato che torna al paese in licenza per discutere la tesi di laurea e viene travolto dagli eventi che portano l’Italia all’armistizio. Per qualche giorno, tra la caduta del fascismo e l’arrivo degli americani, la bandiera rossa sventola sul municipio, e il potere mafioso vacilla. Peppino è conteso tra i vari schieramenti in campo, ma anche tra due belle ragazze, la timida maestrina e la disinibita aristocratica. “Mi sono divertito a girare le scene di sesso che coinvolgono Lo Verso con Tiziana Lodato e Marica Coco e l’ho fatto in controtendenza col cinema italiano, quasi sempre fin troppo pudico: dopo il primo bacio da noi scatta la dissolvenza”.
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