Se qualcuno si è già stufato del 3D, ecco in arrivo il film che potrebbe fargli cambiare idea: E’ Transformers 3 di Michael Bay, che torna a dirigere la saga fantascientifica di successo ispirata a dei popolari giocattoli armandosi però di effetti stereoscopici all’ultimo grido, realizzati nientemeno che dalla stessa troupe usata da James Cameron per Avatar. A Roma, oggi, ne sono stati presentati i primi minuti in attesa dell’uscita il 29 giugno, con Universal, in contemporanea in USA e in Italia.
Effetto da applausi, ça va sans dire. Niente a che vedere con le tante, troppe pellicole realizzate in canonico 2D e poi “gonfiate” in fase di post-produzione. Autobot e Decepticons non sono mai stati così realistici, e le riprese adrenaliniche a cui Bay ci ha abituati ci portano direttamente nel cuore tecnologico della macchine. Paracadutisti in tuta alare ed elicotteri sfrecciano davanti ai nostri occhi con l’aspetto di entità reali e tangibili e non, come spesso avviene, con quello di bizzarre sagome di cartone. E lo stile ipercinetico di Bay, che all’inizio era riluttante, ci guadagna da quel minimo di controllo che le complesse attrezzature stereoscopiche gli impongono. Il budget non è uno scherzo, del resto: 200 milioni di dollari che porteranno certo fortuna, assieme alla benedizione dello stesso James Cameron, che ha fortemente insistito sull’amico Bay perché il film fosse realizzato in 3D, riuscendo infine a convincerlo.
“Mi ha invitato sul set di Avatar, lui è uno dei miei idoli – racconta Bay che con i due capitoli precedenti ha incassato oltre un miliardo e mezzo di dollari – Mi ha detto: ‘pensa al 3D come se fosse un nuovo giocattolo'”.
Quale miglior strategia per un film che è tratto proprio da una popolare serie di action figures trasformabili?
“E’ un altro strumento divertente – continua Bay – per aiutare a provocare emozioni, a creare i personaggi, un’ esperienza. E io cerco sempre di creare una grande esperienza per lo spettatore”.
Cameron non è però l’unico nome famoso della pellicola, che è prodotta infatti da Steven Spielberg e si apre con la guerra tra Autobot e Decepticon sul pianeta Cybertron. I primi, i buoni, stanno perdendo, e come ultima spiaggia fanno partire una navetta con a bordo un gigantesco robot. Ma il destino è in agguato: colpita e danneggiata, l’arca dinisce sul lato oscuro della luna, nel 1961.
In maniera intrigante, la finzione si fonde qui con la storia ufficiale: la Terra rileva la presenza e il presidente Kennedy, interpretato da un attore su scene di repertorio rivedute e corrette, decide di andare a dare un’occhiata. Si arriva così al 20 luglio 1969: Aldrin e Armstrong, dopo essere atterrati, in via segreta vanno a visitare la nave aliena, non rilevando tracce di vita. O almeno, così sembrerebbe…
Dopo l’apertura la ghiotta anteprima si è concentrata su spezzoni sparsi, tra cui meritano menzione: la spettacolare fuga di Sam (il protagonista “umano” di sempre, Shia La Beouf) a bordo di Bumblebee con trasformazione in automobile e “presa al volo”, scontri all’ultima esplosione tra gli Autobot di Optimus e i Decepticon di Megatron, brevi apparizioni della bella Rosie Huntington-Whiteley, che sostituisce il precedente “love interest” Megan Fox, che qui non c’è: gli agenti dicono che è per sua volontà, ma al centro dell’esclusione pare ci sia una controversa intervista in cui la statuaria attrice accusava il regista Bay di essere un tiranno, paragonandolo a Hitler.
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