Torri, checche e tortellini, il documentario che racconta una pagina storica del movimento LGBT italiano, è disponibile online gratuitamente fino a domenica 29 marzo. In attesa dell’uscita delfilm su Mario Mieli Gli anni amari, la casa di produzione Cinemare dà la possibilità di conoscere un’altra pagina importante della storia dei diritti civili, con il docufilm diretto dallo stesso Andrea Adriatico, e che ha forti punti di contatto proprio con la biografia di Mieli. Torri, checche e tortellini (2015) è online all’indirizzo https://vimeo.com/397147338.
Torri, Checche e Tortellini- appunti per una storia senza storia dell’omosessualità del ’900 è un film documentario di Andrea Adriatico che è la storia di tante persone che hanno creduto e continuano a credere in una sorprendente avventura: la nascita del Cassero, il primo centro italiano LGBT sorto a Bologna in un edificio monumentale concesso dal Comune. Il “Cassero di Porta Saragozza”, su cui dal 1982 ha cominciato a sventolare la bandiera LGBT, diventa subito leggendario, in Italia e in tutta Europa. Attività culturali e politiche si intrecciano a un’idea diversa di aggregazione e socialità, anche con la creazione di un gruppo teatrale di travolgente e delirante autoironia en travesti.Il documentario ripercorre le tappe salienti che portarono all’inedita decisione (per la prima volta in Europa un’amministrazione pubblica concedeva uno spazio, peraltro così prestigioso, a un’associazione di omosessuali) e le attività del Cassero nei suoi primi anni di vita.
Torri, Checche e Tortellini narra la storia dell’insediamento del movimento omosessuale nel primo circolo pubblico che l’Italia osò concedere in anni difficilissimi ad una comunità che cominciava una marcia di visibilità mai più arrestata. E lo fa con lo spirito della ricostruzione di un racconto che è al contempotestimonianza sociale e riflessione politica, intervistando i protagonisti di quel momento: politici come Walter Vitali o Sandra Soster, all’epoca assessori alla Cultura e ai Giovani della città, accanto ai primi presidenti del circolo 28 giugno che ebbe in gestione la struttura,Marco Barbieri, Beppe Ramina, Diego Scudiero, giornalisti come Domenico Del Prete, intellettuali come Stefano Casi, che fondò il primo Centro di Documentazione Omosessuale in Italia proprio al Cassero di Porta Saragozza e i tanti attivisti che attraverso una sovversiva attività culturale, guidata da un portentoso direttore artistico a tutti noto come la Cesarina, al secolo Stefano Casagrande, diedero vita ad una stagione senza precedenti che fece diventare Bologna anche una meta ambitissima dagli omosessuali di ogni parte d’Italia. Su tutto il desiderio di mettere a fuoco testimonianze straordinarie, come una lettera su Bologna di Mario Mieli, grande ideologo del primo movimento omosessuale italiano morto suicida nel 1983, le cui parole tornano interpretate da Eva Robin’s, o la toccante attualizzazione cui si è prestato uno scrittore come Marcello Fois nel rileggere un fondo pubblicato da Roberto Roversi su l’Unità in quel fatidico 1982. Questa è la storia di un momento importante del movimento LGBT, quando si passò dalla rivolta alla rivendicazione di spazi pubblici. E’ la storia di una città che improvvisamente decise di investire sui diritti.
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