Tornatore, intrigo d’amore lontano da “Baaria”


Uscirà il 1° gennaio La migliore offerta, il nuovo Tornatore dopo la difficile e grandiosa avventura di Baaria. Data simbolica, per voltare pagina, rispetto a un Natale non certo memorabile per il box office. Così almeno la pensano alla Warner che distribuisce in 360 copie questo giallo esistenziale costato 14 mln €, prodotto dalla “piccola” Paco Cinematografica con copiosi interventi delle banche grazie al tax credit, il sostegno del MiBAC, di Friuli Venezia Giulia FC, BLS dell’Alto Adige, Fondo regionale per l’audiovisivo del Lazio. Un film italiano a tutti gli effetti – con i contributi tecnico-artistici di Ennio Morricone, Fabio Zamarion, Maurizio Millenotti per citarne solo tre – ma con un cast totalmente internazionale. Dal protagonista Geoffrey Rush (Oscar per Shine, ma acclamato e ‘nominato’ anche per il recente Il discorso del re) a Donald Sutherland, Jim Sturgess e alla coprotagonista femminile Sylvia Hoeks, giovane attrice olandese che recita per metà film senza essere vista, dall’interno di una stanza chiusa (la doppia in italiano Myriam Catania). Suo è infatti il ruolo di Claire, ragazza affetta da una grave forma di agorafobia che da molti anni non mette piede fuori di casa. Eppure con la sua voce, i suoi capricci e le sue bizzarrie, le sue inattese tenerezze, farà innamorare Virgil Oldman, un intenditore d’arte che ha il doppio dei suoi anni. Raffinato e snob, non tollera alcun contatto umano e si è trincerato dietro un immenso patrimonio: decine e decine di preziosi ritratti femminili che tiene in una stanza segreta della sua bella casa. Claire lo avvicina, al telefono, per affidare alla sua prestigiosa casa d’aste la vendita dei mobili e cimeli di famiglia, ora che è rimasta orfana di entrambi i genitori.

 

Dunque La migliore offerta è uno studio di caratteri che diventa storia d’amore per virare poi al giallo ma con un finale – a Praga – che lascia aperte molte porte. Un film che ha un primo livello di lettura e poi molti altri, come spiega lo stesso Tornatore. “Questo progetto nasce dalle ceneri di altri due potenziali lavori che non riuscivo a completare. Non è un film sulla filosofia, l’arte o la bellezza, anche se tocca tutti questi temi. Mi piace la sua linearità che nasconde una complessità, un intrigo, qualcosa di popolare, che non respinga un pubblico semplice. In fondo è la storia di una donna chiusa in una stanza e di un uomo che non sa corteggiare le donne”.

 

Un progetto che ha allontanato il regista dalla sua Sicilia per portarlo in atmosfere mitteleuropee.

“Io mi faccio sempre guidare dalla storia e faccio tutto quello che la storia mi impone – spiega ancora Peppuccio – questa vicenda poteva svolgersi ovunque, tranne che in Italia. La Mitteleuropa mi è sembrata alla fine la più pertinente anche dal punto di vista produttivo”. E non nasconde di aver dovuto lavorare con un bond, un’assicurazione di buon fine, che la Warner impone sempre quando il budget supera una certa cifra, ma che è sembrata necessaria dopo la complessa vicenda produttiva di Baaria, costato 25 mln di euro con lunghi rinvii. “Stavolta sono stato monitorato passo passo, ma me la sono cavata e sono felice del risultato”.
 

Per Geoffrey Rush, collegato via satellite dall’Australia in conferenza stampa, “Giuseppe è un regista che non ha paura di ricorrere alle metafore e questo film in un certo senso è una conversazione tra vecchia e nuova Europa. Una è ricca, colta e piena di storia e cultura ma completamente sola, l’altra è l’opposto, ma mi piace pensare che potrebbero incontrarsi e trovare un punto in comune”. In questo senso il finale, da non rivelare, non è poi tanto drammatico: “Il protagonista – commenta Tornatore – ha vissuto una trasformazione che ce lo rende più vicino, spogliato dalle sue ossessioni che lo portano all’inizio a indossare perennemente dei guanti per non toccare niente e nessuno”.

Non mancano i rimandi al cinema precedente del cineasta siciliano, la beata/odiata solitudine della Leggenda del pianista sull’oceano, gli spunti metafisici di Una pura formalità . “Certo, i temi che mi stanno a cuore ci sono tutti. E sicuramente parlo di come la bellezza possa anche essere frutto dell’impostura dell’arte, come pure del rapporto tra verità e finzione”. Mentre secondo Rush, che Tornatore definisce come un incrocio tra la precisione di Marlon Brando e la simpatia di Marcello Mastroianni: “Alla prima visione La migliore offerta sembra solo una storia d’amore insolita, ma se lo rivedi una seconda, una terza volta, ti rendi conto che ci sono altri conflitti sotterranei, altri spunti narrativi, come accade nella vita. Lo considero una partitura subliminale”. In cui le musiche di Ennio Morricone, che con Tornatore collabora dai tempi di Nuovo Cinema Paradiso, hanno uno spazio preponderante. “Ho composto trenta madrigali, poi montati a frammenti sovrapposti”, spiega il musicista.

 

Il mondo delle aste fa ovviamente da sfondo alla vicenda, girata in parte a Trieste e realizzata per la prima in digitale con qualche rammarico iniziale ma senza rimpianti per un autore che ha sempre adorato la vecchia pellicola: “Mi sono documentato a lungo – dice Tornatore – e ho usato un’espressione mutuata da questo ambiente, ‘la migliore offerta’, che indica una vendita in cui non viene indicata una base ma ci si rimette alla generosità degli acquirenti. Io l’ho usata come metafora: quale può essere nella vita la migliore offerta per ottenere quello che si desidera?”.

autore
28 Dicembre 2012

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