“Non è vera la favola del cinema italiano in crisi e del cinema americano che invece non ha problemi. I problemi ce l’ha anche il cinema americano. Il nostro cinema, nonostante le grandi difficoltà create dalla pandemia, si difende benissimo”. Così il regista Premio Oscar Giuseppe Tornatore, in un’intervista rilasciata a margine del Premio Film Impresa, dove è stato protagonista di una conversazione con il direttore artistico Mario Sesti e ha ricevuto un Premio Speciale, consegnato da Alberto Marenghi, vice presidente di Confindustria per l’Organizzazione, lo Sviluppo e il Marketing.
Il regista ha parlato della situazione post-pandemica del cinema: “La vedo un po’ come la vedono tutti. C’è un cinema che resiste con forza e c’è una difficoltà a far ritornare alcune fasce di spettatori che hanno messo da parte la buona abitudine di andare al cinema. Vanno riconquistate e il cinema ce la farà assolutamente. In quanto i rapporti tra il cinema italiano e straniero, non credo sia cambiato molto. C’è sempre stata questa problematica. Però basta guardare per esempio le nuove cinquine dei David di Donatello per vedere che sono cinquine di una cinematografia fortissima, c’è l’imbarazzo della scelta e la difficoltà di votare per il migliore perché sono tutti film straordinari”, ha aggiunto.
Nell’ambito della manifestazione dedicata ai diversi linguaggi audiovisivi utilizzati per il racconto delle imprese, è stato anche proiettato il corto Il mago di Esselunga, girato dal regista nel 2011, con la produzione esecutiva di Adnkronos. “La realizzazione del film per Esselunga è per me un ricordo particolare – ha detto Tornatore – perché fu una committenza originale sentirsi dire ‘voglio realizzare un film che non andrà assolutamente da nessuna parte’ è veramente quasi antitetico rispetto a quello che è il concetto del film commerciale. Il film commerciale si fa perché deve essere diffuso. Invece, in questo caso, Caprotti mi disse ‘no, io voglio fare un film che non deve andare da nessuna parte’. Ho detto quindi, ‘ma scusi allora a cosa le serve?’ Mi rispose: ‘Lo devo regalare ai miei clienti’. Quindi fu un’esperienza assolutamente fuori dai canoni e anche molto divertente perché non conoscevo bene il mondo di Esselunga. L’ho conosciuto grazie a lui che mi portò in giro per gli spazi della sua grande azienda e mi spiegò la filosofia sulla quale era basata la sua idea di supermercato, tra virgolette. Fu estremamente interessante. Fu facile per me coniugare quei concetti in una storia molto semplice come in genere deve essere un film commerciale”.
Ritiene che sia un’opportunità per giovani talenti poter esprimere la loro arte attraverso questi corti o mediometraggi in libertà seppur seguendo le indicazioni del committente che vuole raccontare la propria azienda? “Penso di sì – ha risposto Tornatore – Succede spesso di conoscere giovani che hanno cominciato con un film commerciale. Talvolta sono esperienze estremamente interessanti dal punto di vista della maturazione nell’uso del mezzo tecnico. E’ un mondo molto interessante, anche se da un po’ di anni a questa parte, lo stile del film pubblicitario si è impoverito. Però ci sono sempre delle eccezioni estremamente interessanti e attraenti, quindi gli spazi per consentire a giovani che vogliono affrontare il linguaggio audiovisivo di trovare opportunità per mettere alla prova le proprie capacità”.
Infine, una battuta sul ritorno sul set del regista Premio Oscar. Dopo l’esperienza del documentario con Ennio Morricone e in Tim, quando tornerà a fare un film di finzione? “Presto, presto”, ha tagliato corto un sorridente Tornatore.
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