Torna il museo “magico” di Ben Stiller. Con risvolti inaspettati


Una notte al museo2Il guardiano del museo Larry Daley, al secolo Ben Stiller, ha fatto carriera. Da squattrinato e parecchio incasinato custode notturno è diventato un imprenditore di successo, inventore di creazioni memorabili come la pila che al buio è fluorescente o il portachiavi imperdibile. Perfetta incarnazione del sogno americano, ogni tanto ha ancora nostalgia dei suoi vecchi amici del museo di New York e, tra una riunione e l’altra, torna a volte a giocare con lo scheletro del cucciolone di T-Rex o a fare quattro chiacchiere con il minuscolo amico del Far West (Owen Wilson) e l’ex presidente Usa Teddy Roose, alias l’istrionico Robin Williams.

Ma i tempi cambiano velocemente e i bambini non sono più interessati ad animali impagliati e statue di cera. Preferiscono gli ologrammi e le animazioni al computer. E così l’intero Museo di Storia Naturale è sull’orlo del fallimento e i suoi abitanti vengono imballati e trasferiti negli immensi depositi dello Smithsonian Institution, il museo più grande del mondo che vanta oltre cento milioni di pezzi nelle sue collezioni. E anche qui entra in azione la magica tavoletta egiziana che, al calar della notte, riporta in vita tutti i personaggi delle mostre. Così la giovane ballerina di Degas può finalmente sollevarsi dal piedistallo e volteggiare nei corridoi, e il pensatore di Rodin – declamato da generazioni di insegnanti di storia dell’arte come emblema del lato contemplativo dell’umanità – può fare bella mostra dei suoi muscoli alla Venere che ha di fronte. E, tra le sequenze meglio riuscite del film, si anima anche tutto l’universo racchiuso dentro la foto del celebre bacio del 1945 tra un soldato e un’infermiera a Time Square, simbolo del sollievo da un conflitto finalmente terminato.

Una notte al museo2I problemi iniziano quando a risvegliarsi dal riposo cui la storia l’aveva confinato è anche Kahmunrah: minaccioso, presuntuoso e amareggiato faraone con un buffo difetto di pronuncia, pronto a realizzare il suo antico sogno di dominare il mondo. E come alleati si sceglie quelli che sembrano i più cattivi che la storia abbia mai tramandato: Ivan il Terribile, che ci tiene subito a precisare l’errore di traduzione del nome con cui è ricordato che in origine era ‘Ivan il Magnifico’, il gangster Al Capone e nientemeno che Napoleone Bonaparte. Vittima quest’ultimo di un perenne conflitto legato alla bassa statura, rivela a sorpresa una storia d’amore avuta sull’Isola d’Elba, da cui ha lasciato numerosi discendenti in Italia. “Uno dei miei pronipoti è alla mia altezza. E’ un pezzo grosso ed è un uomo molto potente e spiritoso che una volta cantava sulle navi”, dice Napoleone nel film intercalando le sue battute con inequivocabili “mi consenta”. Versione della storia tutta italiana questa, grazie all’adattamento dei dialoghi realizzato da Filippo Ascione, già sceneggiatore per Carlo Verdone (Al lupo al lupo) e Sergio Rubini (Il viaggio della sposa).

E tra i nuovi personaggi che affiancano Larry in Una notte al museo 2: la fuga nel tentativo di riportare le cose in ordine, c’è anche l’affascinante e coraggiosa Amelia Earhart (Amy Adams), quella prima donna aviatrice che scomparve senza lasciar traccia nel 1937, mentre tentava di stabilire il record del giro del mondo al femminile. Una vera pioniera che cambiò il corso della storia dell’aviazione, infrangendone stereotipi e discriminazioni, e ispirò intere generazioni di femministe per la sua fiera indipendenza. E naturalmente Larry finisce col perdere la testa per lei.
In sala dal 22 maggio per la 20th Century Fox, che con il primo episodio aveva guadagnato oltre i 600 milioni di dollari, con l’augurio che tra un quadro che si anima e una statua che parla, venga la voglia ai più piccoli di andarlo per davvero a vedere un museo.

autore
20 Maggio 2009

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