Torino, come il Sundance, cerca talenti. Sarebbe naturale in un festival così, dove si fa fatica a orientarsi nella massa di proposte: 288 pagine di catalogo, più cortometraggi che altro, addirittura una sezione competitiva riservata al documentario cioè all’unico modo, secondo alcuni, per portare idee fuori schema nel cinema contemporaneo. O natura al posto di cultura, come diceva Gianni Celati, prendendo la parola lunedì scorso a un incontro sugli stili della non fiction affollato di cineasti.
C’è un concorso cortometraggi, a questo 18° festival, e c’è uno Spazio Italia con premi in soldi e, come ormai si usa, in pellicola (5 milioni offerti da due sponsor: Kataweb e Unistudio, 3.000 metri di pellicola regalati da Kodak).
Livello non esaltante, bisogna dire, perché si oscilla tra lo sperimentalismo ostentato, sempre un po’ fine a se stesso, e la narrazione banalotta. Ma qualcosa da segnalare c’è: per esempio la concisione da spot pseudo natalizio di Alberto Signetto (Don’t forget), la costruzione quotidiana ma paranormale di Stefano Pasetto (Sorelle), l’interventismo con nostalgie delle avanguardie di Monica Repetto & Pietro Balla (Amateurs 2, sull’internazionale situazionista). Per il resto “niente di straordinario”, per citare un altro titolo in concorso. Ma è comunque da segnalare, come fenomeno produttivo, l’impegno a uscire dalla marginalità del corto italiano medio di alcuni lavori (nei titoli di testa compaiono i nomi di Enzo Porcelli, Pasquale Scimeca, Rean Mazzone).
C’è addirittura chi viene a pescare cineasti del futuro, in un festival come Torino. Carlo Brancaleoni per Raicinema è transitato per la sala dove si proiettavano i film di Spazio Italia e ha dato qualche notizia in più sulla nascente factory già annunciata a Venezia. Non più solo preacquisti ma progetti da seguire dall’inizio alla fine, dalla sceneggiatura alla postproduzione con una scuderia di giovani autori. Tra questi un lungometraggio fantasy di Eros Puglielli, intitolato misteriosamente I e prodotto insieme alla Cattleya; un nuovo film di Fabio Segatori (autore quest’anno del western meridionalista Terra bruciata); il primo vero “lungo” di Carlo Giudice e Paolo Marcellini (esordienti con l’autoprodotto Tafanos). “Miriamo ai generi” dice sintetico Brancaleoni. “E il successo di Almost blue ci dà ragione”. Per questo pensa a nuovi thriller (Marcello Fois) e commedie al femminile (Silvia Saraceno) e non (Max Croci). Sperando che qualche novità venga proprio da Torino.
Non è detto. Ma intanto arrivano Asia Argento e Ciprì & Maresco. La figlia di Dario con due Betacam-clip: un video su/con Loredana Bertè intitolato Loredasia e un ritratto della violoncellista poetessa Roberta Castoldi (La scomparsa). I due cinici, trionfanti nel giorno dell’abolizione del reato di vilipendio, con una visita al cimitero di Palermo, Ai Rotoli, il ripescaggio di un vecchio film siciliano che si chiama, come il loro video, Il ritorno di Cagliostro, con il ricordo del soggiorno di Pasolini in Sicilia (Arruso).
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La redazione va in vacanza per qualche giorno. Riprenderemo ad aggiornare a partire dal 2 gennaio. Auguriamo un felice 2018 a tutti i nostri lettori.
E' ancora Cattivissimo 3 a guidare il box office per il terzo weekend, con 2.471.040 euro. Al 2° posto, con 1 mln 919mila euro, sfiorando i 6 mln totali, il kolossal di Christopher Nolan Dunkirk