Tommy Lee Jones sulle tracce di Clint


T. Lee JonesInseguiva Harrison Ford (Il Fuggitivo) e gli hanno dato un Oscar, ora con la sua opera prima da regista è finito nientemeno che in concorso a Cannes. Tommy Lee Jones, a quasi sessant’anni, debutta con The Three Burials of Melquiades Estrada, che uscirà in Italia con la 01 in autunno. Texano purosangue si è calato nei panni di Pete, lo stagionato cow boy che riporta a casa il cadavere del giovane amico messicano ucciso per sbaglio da una guardia di confine. Un western contemporaneo nato dalla penna dello sceneggiatore più geniale della Hollywood latina, il Guillermo Arriaga di Amores perros e 21 grammi. Lo sgualcito Tommy Lee Jones, coi suoi modi sbrigativi e con l’accento del profondo Sud, è un macho romantico, quasi un nuovo Clint Eastwood, modello in cui si riconosce volentieri. Cannes l’ha preso in concorso anche grazie alla coproduzione francese, che coinvolge la società di Luc Besson e Pierre-Ange Le Pogam EuropaCorp, ma l’ha dovuto escludere dalla Caméra d’or, il premio all’opera prima, perché l’attore aveva già diretto un tv movie. “Non ci hanno squalificato come qualcuno ha scritto – corregge il produttore – perché il regolamento parla chiaro e lo conoscevamo fin dall’inizio: non siamo mai stati in lizza per la Caméra d’or”.
Appassionato di Faulkner e di letteratura americana contemporanea, Tommy Lee avrebbe voluto fare un film dal romanzo di Cormack McCarthy Blood Meridian, di cui detiene i diritti: “Ho cominciato a scrivere un trattamento restando fedele allo spirito del libro, ma mi hanno detto che era troppo violento, non so se riuscirò mai a realizzarlo”, racconta. Poi, andando a caccia con il suo amico Guillermo, è venuta fuori l’idea di fare un film insieme in quello straordinario paesaggio. “Volevo una storia delle mie parti, una storia texana. E sapevo che non avrei potuto lavorare con una major se volevo conservare la mia libertà creativa”. Three Burials descrive benissimo, anche con una certa fredda ironia, il mondo della frontiera. Ma è anche una storia di redenzione perché l’uomo che ha ucciso Melquiades Estrada (l’attore Barry Pepper) è costretto a “partecipare” al funerale di quel poveraccio e quasi rieducato nel corso di un’interminabile odissea nel deserto. Senza stivali e senza cavallo, ammanettato, morso da una vipera, con appresso quel cadavere putrefatto e maleodorante, non può ribellarsi a Pete, disposto a tutto per riportare a casa l’amico e seppellirlo in terra messicana. Pete non cerca vendetta ma il sincero pentimento dell’omicida. “Il suo è un atto di fede. E come diceva Flannery O’Connor, grande scrittore del Sud, la fede è ciò che sapete essere vero, che ci crediate o no”.

autore
20 Maggio 2005

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