E’ un film di Natale alternativo, godibilissimo Tofu in Japan La ricetta del signor Takano di Mihara Mitsushiro, commedia nipponica vincitrice del premio del pubblico al Far East 2024 e premiata in alcuni altri festival che Academy Two porta in sala dal 19 dicembre. Una narrazione lieve e commovente, pur nella cornice apparentemente leggera, che prosegue la tradizione di storie di famiglia, da Ozu a Kore-eda.
In una piccola località del Giappone occidentale, Onomichi, dove ancora si sentono gli echi della bomba atomica sganciata su Hiroshima e dei suoi effetti drammatici e nefasti, l’ultrasettantenne Tatsuo Takano (Fuji Tatsuya) insieme alla figlia Haru (Aso Kumiko) confeziona ogni mattina un tofu particolarmente prelibato. Takano è restio a modernizzare la sua piccola impresa e persino ad allargare le vendite, orgoglioso della sua antica e segreta ricetta e fedele alla piccola clientela di prossimità, a km zero. Il suo tofu – gioia di tutti i vegani – è ben diverso da quello industriale, vellutato e con una sapiente miscela di dolce e amaro, viene prodotto a partire dai faglioli di soia con un procedimento lento e sempre uguale, che procede per gradi, nel rispetto degli ingredienti e dei consumatori che poi lo porteranno sulle proprie tavole. Haru, dal canto suo, vorrebbe innovare l’azienda di famiglia ed entrare nella grande distribuzione attraverso i supermercati, ma è molto legata al padre dopo il divorzio dal marito e il ritorno alla casa della sua infanzia, inoltre non desidera contrariare il genitore. Gli amici di Tatsuo, che si ritrovano nel negozio del barbiere per spettegolare, tramano per trovarle un fidanzato, allo stesso tempo anche Tatsuo sta per cambiare la sua condizione di vedovo, dopo l’incontro con una quasi coetanea che ha incrociato in ospedale: lui è cardiopatico, lei è in cura per una grave malattia.
Per il regista (The Village Album, A Life with my Alzheimer’s Husband) questo è “un film che fa apprezzare la semplice vita di ogni giorno” ed è davvero una ventata di gentilezza quella che lo spettatore respira, assorbendola goccia a goccia dalla visione di questa vicenda per certi versi banale in cui sia il padre che la figlia ottengono dal destino una inaspettata seconda opportunità. Con ritmi lenti e molto vicini a quelli della vita di tutti i giorni, il racconto si concentra con estrema delicatezza sulle dinamiche del rapporto padre-figlia: tra i due non tutto è rose e fiori e non manca un momento di grave scontro alimentato dal carattere duro di lui e dalla fermezza della figlia nel tener fede alle sue scelte e convinzioni, per quanto possano sembrare strane.
“Nell’anno 2022 – spiega il regista – le persone in Giappone, ma un po’ in tutto il mondo, faticano a sopravvivere. Questa situazione non ha solo un impatto sulla vita quotidiana degli individui, ma li segna nel corpo e appesantisce i loro cuori.
Quale ruolo hanno i film nel mondo di oggi? Che cosa possono comunicare? In questa storia non c’è un eroe che ci salva all’ultimo minuto, né un’eroina che tratta l’amore come un gioco. Non ci sono neppure personaggi sensazionali che
comunicano emozioni intense. Si tratta di persone ordinarie che affrontano con empatia le loro vite quotidiane, incontrando persone, ridendo, piangendo, e a volte persino litigando. Credo che si intraveda uno spiraglio di speranza in questa vita ordinaria condotta in un lontanissimo angolo di mondo”.
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