Tinto Brass: in un mio film ci starebbe bene la ministra Boschi

A Roma fino al 23 marzo il Complesso del Vittoriano ospita la mostra “Tinto Brass. Uno sguardo libero” dedicata al maestro dell’erotismo vitale e gioioso


“I miei film erotici non sono una diminutio rispetto ai film più politici. Sono la continuazione, per me più onesta, dello stesso discorso”. Così il maestro italiano dell’erotismo vitale recita in una didascalia della mostra a lui dedicata, “Tinto Brass. Uno sguardo libero”, curata dalla sua ‘musa’ Caterina Varzi (con la collaborazione di Andrea De Stefani), e ospitata a Roma fino al 23 marzo al Complesso del Vittoriano, con ingresso gratuito (tutti i giorni 9.30/19.30).
“Essere omaggiato e ospitato in un contesto quale il Museo del Vittoriano costituisce per me una sorta di risarcimento”. Dunque una sorta di riconoscimento istituzionale per un’artista da sempre alla prese con la censura e con la giustizia. “Ho trascorso più tempo nei tribunali che dietro la macchina da presa – ricorda l’82enne Tinto – 26 film su 27 censurati, tutti tranne La vacanza, premio della giuria alla Mostra veneziana”. Non a caso l’incontro stampa è stato aperto e moderato dall’avvocato Michele Lo Foco che lo ha da sempre assistito: “Brass ha studiato legge ed esaminava con puntiglio i contratti per non avere vincoli dal produttore, un uomo non disponibile a compromessi”.

Il film a cui Brass è più affezionato? L’urlo, realizzato nel 1968, uscì nelle sale 4 anni dopo perdendo quella carica maturata nel clima sessantottesco. La censura ravvisò nei nudi femminili e maschili atteggiamenti erotici spinti fino all’esasperazione. “L’urlo ha un posto privilegiato nella mia carriera, è il film che meglio esprime la mia concezione della libertà”. Il progetto non realizzato che ha più a cuore? Ziva. L’isola che non c’è, una storia ambientata in un’isola dell’Adriatico durante l’ultimo conflitto mondiale, un inno contro la violenza e la brutalità della guerra che dà alle donne la capacità di mediare i conflitti per la pace nel mondo.

Qualche anno avrebbe visto bene nel cast di un suo film la ministra Mariastella Gelmini, “ora, mi piacerebbe avere nel cast una donna come la ministra Maria Elena Boschi’‘. Ma i famosi provini di Brass per la scelta dei personaggi femminili come si svolgevano? “Chiedevo alle attrici di spogliarsi e recitare nude qualche battuta inventata lì sul momento. Tutte accettavano senza problemi e io ero attento al loro modo di presentarsi senza vestiti”. Qualche litigio con le attrici per le scene da girare? “Con Maria Schneider sul set di Caligola, non riusciva a liberarsi con naturalezza di una tunica. Ricordo anche di aver mandato a quel pase Alba Parietti che doveva girare con Il macellaio (ndr. film poi diretto da Aurelio Grimaldi). Claudia Koll, dopo il successo di Così fan tutte, rifiutò un nuovo film con me, “non faccio più quelle porcherie” mi disse. Mah…” .
Per Brass tra l’uomo e la donna non c’è alcuna differenza nella visione dell’erotismo. “Se sono veramente sinceri e autentici alla fine parlano lo stesso linguaggio erotico”. Lui non ha mai pensato a una terapia analitica: “Perché curarmi delle mie ossessioni quando sono delle benedizioni”.

La mostra, che si avvale della collaborazione di Istituto Luce Cinecittà, Rai Teche e Acea è la prima grande esposizione dedicata al regista e comprende documenti inediti, sceneggiature, bozzetti di scenografie e costumi, manifesti, fotografie e filmati. Le tappe scandite dalla mostra sono: L’infanzia, La giovinezza e la formazione, Gli esordi e il cinema sperimentale (dal 1963 al 198), Cambio di rotta : il cinema erotico dall’inizio degli anni ‘80, Il teatro con le 3 regie da testi di Roberto Lerici, Riccardo Reim e Frank Wedekind, con in mostra i bozzetti di Jost Jacob per i costumi di “Lulu”.

Possiamo vedere esposti manifesti e locandine dei suoi film, foto di scena che ritraggono Brass con Sordi, Rossellini, Ivens, lettere indirizzate da Soldati e Parise e anche un soggetto inedito firmato da Brass con Crepax intitolato La scatola cinese. In esposizione anche le immagini realizzate da Gianfranco Salis, fotografo di scena da Action (1980) a Hotel Courbet (2009), le tavole originali dello storyboard di Guido Crepax per il film Col cuore in gola. Inoltre due focus: uno dedicato a Salon Kitty con i bozzetti di Jost Jakob per i costumi e quelli di Ken Adam per le scenografie; l’altro a Caligola con i bozzetti di Danilo Donati per le scenografie.
In occasione della mostra sarà possibile vedere alcuni estratti di Istintobrass, documentario di Massimiliano Zanin presentato a Venezia 70che propone un’intervista inedita al Maestro e testimonianze di personaggi del cinema e della critica italiani.

autore
23 Febbraio 2016

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