Una storia vera. Ma anche no. Due poliziotti nella neve che indagano su un cruento omicidio. Basteranno pochi minuti a chi ha visto il film e le prime due stagioni della serie di Fargo per riconoscere in The Sticky – Il grande furto tutti gli elementi che hanno caratterizzato le opere dei fratelli Coen. Un evidente citazionismo stilistico e contenutistico che per fortuna non viene sprecato da Ed Herro e Brian Donovan, gli showrunner della serie canadese disponibile dal 6 dicembre su Prime Video.
Prodotta esecutivamente da Jamie Lee Curtis (che appare anche come guest star), The Sticky si ispira alla storia del “grande furto dello sciroppo d’acero”. Una vicenda realmente accaduta nel 2012 – quando sono stati rubati 18 milioni di dollari di sciroppo d’acero dalle riserve nazionali del Quebec – da cui però gli autori prendono le distanze all’inizio di ogni episodio, per sottolineare le libertà narrative che si sono concessi. Una scelta speculare e opposta a quella della serie antologica prodotta dai Coen, in cui i fatti sono completamente inventati, ma si professa orgogliosamente “questa è una storia vera”. In un genere cinematografico di questo tipo, infatti, il rapporto con la realtà è una questione delicata che ci porta a interrogarci con maggiore efficacia su ciò che vediamo in scena.
Anche i protagonisti richiamano quelli tipicamente coeniani: una protagonista vittima degli eventi, un antagonista odioso, e poi ancora poliziotti dal buon cuore, criminali da strapazzo, aspiranti tali e, soprattutto, tanti completi idioti. The Sticky è, infatti, una dark comedy in cui le vicende criminali impregnate di violenza sono calate in un contesto realistico, a tratti grottesco, in cui non esistono eroi ma solo persone comuni che si ritrovano a compiere scelte e azioni di cui non sono nemmeno pienamente consapevoli.
La tre volte vincitrice dell’Emmy Margo Martindale interpreta Ruth, una coltivatrice di sciroppo d’acero di mezz’età che si trova in difficoltà dopo che il marito è entrato in coma. Costretta da un perfido concorrente a vendere il suo terreno per non andare in fallimento, decide di provare il tutto per tutto affidandosi a un mafioso squinternato che non ha niente da perdere (Chris Diamantopoulos) e a una guardia di sicurezza che vuole dare una svolta alla propria vita (Guillaume Cyr). Sullo sfondo di un Quebec innevato in cui inglese e francese si alternano senza soluzione di continuità, inizia un’avvincente corsa contro il tempo per provare a rubare il prezioso sciroppo, vero e proprio tesoro nazionale canadese.
Con i suoi sei capitoli da circa 25 minuti, The Sticky è una serie dal ritmo incalzante che si divora in un attimo, lasciandoci con ancora un po’ di appetito. L’elemento comico è perfettamente inserito in una struttura da thriller in cui i tre protagonisti si trovano a risolvere un contrattempo dietro l’altro per provare a compiere il furto del secolo di cui hanno (per motivi diversi) disperatamente bisogno. Difficile non empatizzare con le loro evidenti fragilità emotive e caratteriali, in particolare con quelle di Ruth, il cui spirito combattivo viene vessato dal destino e dalla crudeltà di un uomo senza scrupoli. Intorno a loro si muovono una selva di personaggi secondari ben caratterizzati che servono a costruire con credibilità il contesto caratteristico della provincia canadese, un luogo gelido e isolato ma ricco di fascino.
Il modello di Fargo è stato utilissimo agli autori per tratteggiare una serie divertente ed emozionante senza dimenticare di mantenere la sua unicità e il suo carattere orgogliosamente canadese. Grazie ai suoi personaggi fallibili e alle sue situazioni fuori dal comune The Sticky riesce ad alternare continuamente momenti drammaturgici diversi, tra violenza e comicità, tensione e commozione. Una storia realistica e irrealistica al tempo stesso, attraverso cui sarà facile rispecchiarsi nelle fragilità dei protagonisti e, soprattutto, nel loro viscerale desiderio di riscatto.
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