TORINO – Si intitola The Repairman ma è un film italiano a tutti gli effetti. Anzi piemontese. Diretto da Paolo Mitton, un giovane ingegnere di Settimo Torinese che si è trasferito tempo fa a Londra, dopo varie peregrinazioni in Europa, e che ha lavorato al montaggio e agli effetti speciali di megaproduzioni come Troy, Harry Potter e La fabbrica di cioccolato. “Mi piaceva un titolo inglese, anche per sottolineare lo spirito anglosassone del film”, ci rivela. Eppure, dal cast ai collaboratori, sono quasi tutti nati in Regione.
Debutta quindi giustamente al TFF, nella sezione Festa Mobile, questa commedia stralunata e inconsueta che ha come protagonista Scanio Libertetti (Daniele Savoca), un ingegnere che vive in un appartamento fatiscente preso in affitto da una vecchia signora avida e asfissiante, e si mantiene (male) riparando macchine da caffè per conto di un padrone arrogante e avaro. Involuto, goffo e insicuro, Scanio è vessato dal mondo intero, un mondo che non lo capisce e lo biasima. Tutti gli danno sgradevoli e inutili consigli, compreso l’amico Fabrizio, il “vanziniano” del gruppo, arricchito e piuttosto volgare, che cerca di accasarlo senza successo. Sembra un’impresa impossibile eppure una ragazza, una sociologa inglese che si occupa di licenziamenti (Hannah Croft, attrice inglese conosciuta in patria con il duo comico Croft & Pearce) si innamora di lui e per una breve parentesi lo porta fuori dalla sua sfera ovattata e triste riuscendo persino a trovargli un colloquio di lavoro. “Scanio – ci spiega Mitton – è un personaggio totalmente fuori luogo rispetto a quello che lo circonda. È un personaggio antico, che ripara le cose rotte in una società dove si preferisce sostituirle con un modello più recente, è lento in un mondo dove quello che conta è arrivare primi, è analogico in un mondo digitale”. E la scelta di situare l’azione in campagna, anziché in una grande città, serve a enfatizzare “la contrapposizione tra Scanio e la modernità, perché la provincia si muove più velocemente ancora per recuperare il tempo perduto”.
The Repairman è stato girato a Carrù nel Cuneese, zona poco rappresentata al cinema. “Tra l’altro da questa ambientazione viene un elemento autoironico – dice ancora Mitton – perché mentre scrivevo il film insieme al drammaturgo piemontese Francesco Scarrone, in molti, in paese, si chiedevano cosa stessimo facendo e ci siamo sentiti anche noi come Scanio, un po’ dei marziani”. Film a km zero, dunque. Eppure con ambizioni internazionali. “Il mio modello è il cinema americano indipendente, tra i mio autori preferiti ci sono Rohmer e Ozu. Di sicuro mi piacciono i film lenti, anche se non noiosi. E non capisco perché per una canzone è un pregio, mentre per un film la lentezza è considerato un difetto”. Totalmente autoprodotto, il progetto ha avuto l’apporto di FIP (Film Investimenti Piemonte) solo a fine lavorazione dopo che l’ad Paolo Tenna ha visto alcune scene al computer e ne ha apprezzato l’originalità. E per il futuro si pensa alla possibilità di creare al TFF una sezione di opere prime e seconde girate in Piemonte.
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