‘The Performance’, Arthur Miller e l’inganno del talento nel nome di Hitler

Shira Piven regista del film con Jeremy Piven e Robert Carlyle, ambientato nell’Europa anni ’30, tra il mondo della danza e l’incombere della Storia, tra un esperto ballerino ebreo e la trappola di uno spettacolo profumatamente pagato: ospite d’onore il Führer


Anni ’30, l’Europa vive un momento storico magnifico nel nome dell’arte e della moda, altrettanto sottile sul fronte sociale e politico.

L’artefice di tutto è Arthur Miller: un suo racconto, l’ultimo, pubblicato sul “The New Yorker” è stato adattato per il cinema diventando così The Performance, film diretto da Shira Piven.
“E’ uno di quei casi rari… così bello che non ci si poteva rinunciare, pretendeva di essere trasformato in film: c’era qualcosa di così umano. Una lotta reale tra il bene e il male, attraverso l’interiorità”, per la regista.

Il fascino di un’arte eterea e carnale come la danza, il dramma degli accadimenti europei di quel periodo, il pulsare sanguigno di una passione artistica, si fanno dilemma morale per l’essere umano. Tutto questo s’incontra e si miscela nel film, in anteprima alla Festa del Cinema di Roma 2023 e prossimamente al cinema.

The Performance è la storia di Harold May (Jeremy Piven, vincitore dell’Emmy e del Golden Globe), un talentuoso ballerino di tip tap, immigrato ebreo, americano di seconda generazione: una carriera dal potenziale luminosissimo ma, ovviamente, circoscritta, per non dire relegata, ai palchetti del club newyorkesi; sembrerà però l’Europa a essere la porta che s’apre sul mondo: in occasione di una tournée nell’Antico Continente, lui e la compagnia sono scoperti da Fugler, un amministratore tedesco (Robert Carlyle, premiato con il BAFTA), che offre loro una somma di denaro alla quale è difficile rinunciare e… per una singola esibizione, eludendo però l’informazione che lo spettatore d’onore di quello spettacolo sarà Adolf Hitler, il Führer.

“Io mi sono molto identificato con Harold. Purtroppo sono cose che continuano a succedere, anche se la storia era nel 1937, appena prima dell’Olocausto: penso sia importante imparare dalla Storia e penso con il film possiamo dare un contributo alla riflessione sull’Oggi”, commenta Jeremy Piven, che continua raccontando: “mia madre mi ha regalato il pezzo di Arthur Miller e mi ha detto: ‘Penso che la storia ti piacerebbe e ti vedo bene nel ruolo di Harold‘. Mia sorella Shira e io siamo cresciuti a teatro e abbiamo assimilato il lavoro dei drammaturghi. Veniamo da una famiglia di teatranti, entrambi i nostri genitori erano attori, registi e insegnanti. Mia madre è stata la mia insegnante di recitazione da quando avevo 8 anni. È stato estremamente naturale lavorare con mia sorella perché siamo cresciuti nel mondo di questo lavoro: ho fatto 80 film, ho lavorato con moltissimi registi: è lei la migliore che io conosca”.

La sorella Shira conferma: “è stato molto naturale lavorare insieme. Ho visto Jeremy recitare in molti film, una recitazione straordinaria la sua, per cui è stato entusiasmante lavorare insieme: sapevo le sue capacità, sapevo che dovessi dargli molto spazio, e entrambi usiamo molto l’improvvisazione, infatti progettavamo tutto ma una volta sul set abbiamo dato molto spazio alla libertà e all’umanità di ciascuno, ecco il risultato della sua performance molto forte”; inoltre, rispetto alla storia e alla Storia, aggiunge che “c’era tutto nel racconto di Miller, e penso che il personaggio fosse accecato emotivamente: era andato così troppo oltre, emotivamente continuava a pensarci, che a quel punto non poteva girare le spalle: sapeva fosse una cosa terribile, ma l’ha fatta lo stesso”.

Inoltre, la regista ha fatto anche ricorso a materiale di repertorio, scelta che motiva dicendo fosse “molto importante per me trovare un modo per essere autentica sull’aspetto storico e far sentire il senso di cosa significasse allora vivere questa esperienza. Era molto importante, dunque, introdurre il repertorio: la sceneggiatura si è evoluta prevedendo l’uso di questi materiali. Noi siamo un film indipendente e mi immaginavo anche di avere dei limiti di budget e questo era anche un modo per abbracciare ‘il teatro povero’, poi il film è cresciuto ma questo aspetto è rimasto, è un tono importante del film”.

Un cast prestigioso per il film: con Piven e Carlyle un corpo di ballo di tip tap, étoile esperte come Maimie McCoy (The Musketeers), Adam Garcia (Coyote Ugly), Lara Wolf (Quantico), Jared Grimes, candidato al Tony (Swing Kids), Yaniv Biton (The Monkey House) e l’esordiente Isaac Gryn.

Nicole Bianchi
28 Ottobre 2023

Roma 2023

Roma 2023

‘Anatomia di una caduta’, in una cornice noir la dinamica di una coppia

Il film Palma d'Oro a Cannes 2023 vince il Golden Globe 2024 come Miglior film straniero

Roma 2023

‘Suburraeterna’, parola al cast

Intervista a Carlotta Antonelli, Marlon Joubert e Aliosha Massine.

Roma 2023

‘Nuovo Olimpo’. Il cinema è ancora il luogo delle passioni?

Aurora Giovinazzo, Luisa Ranieri, Greta Scarano ed Alvise Rigo sono tra gli interpreti principali di Nuovo Olimpo diretto da Ferzan Ozpetek.

Roma 2023

Dal red carpet di Suburraeterna

Ed è così che termina le 18esima Festa del Cinema di Roma, con il red carpet della nuova serie Netflix che riguarda proprio la città di Roma, 'Suburræterna'.


Ultimi aggiornamenti