‘The Gesuidouz’, trovare l’ispirazione tra horror e punk campagnolo

Presentata in anteprima al Seeyousound, la commedia surreale di Kenichi Ugana racconta di una band punk giapponese che si ispira al cinema horror, compresi i grandi classici italiani


Cosa c’entrano Lucio Fulci e Dario Argento con un film su uno scalcagnato gruppo punk rock giapponese? Tutto o forse niente, un po’ come qualsiasi elemento che arricchisce l’originale e surreale commedia giapponese The Gesuidouz, presentata in anteprima italiana al Seeyousound International Music Film Festival. Cani shiba parlanti, torte alla verdura, dipendenza dalle polpette, musicassette viventi in stile Cronenberg: con il suo nuovo film, il regista Kenichi Ugana ci regala un’opera capace di mettere in scena senza limiti la pulsione artistica e vitale di un gruppo di disadattati.

Protagonista è Hanako, vocalist e frontwoman dei Gesuidouz, un gruppo punk di cui nessuno conosce l’esistenza, forse anche per la sua musica decisamente rumorosa e spiacevole. Ossessionata dai film horror, sui cui basa la sua intera produzione musicale, e convinta di avere soltanto un ultimo anno da vivere – perché, si sa, le grandi star muoiono a 27 anni – Hanako farà un ultimo tentativo per raggiungere la grandezza, andando a vivere con i suoi tre compagni d’avventura in una casa in campagna per comporre una nuova canzone, la loro prima vera hit.

Tra la gentilezza dei contadini e la fatica del lavoro manuale, per cui non sono decisamente tagliati, i quattro musicisti troveranno l’ispirazione per dare vita a un brano epocale: indirizzando il rumore caotico delle loro vite sconclusionate in qualcosa che ha davvero il sentore dell’arte pura. D’altronde “è fantastico essere in gradi di creare qualcosa che gli altri non capiscono” e i Gesuidouz creano solo per loro stessi, alimentati da qualcosa di misterioso e incontrollabile. In tale senso, sono davvero molto riuscite le sequenze che provano a raccontare in maniera parodistica e grottesca come possano funzionare i processi dell’ispirazione e della creazione artistica, soprattutto quando è condivisa.

Le idee arrivano dai luoghi più inaspettati, può capitare che ci sia bisogno letteralmente di digerirle e buttarle fuori, sperando che abbiano un senso anche per gli altri. A volte, miracolosamente, accade, e si passa dai concerti per sole mucche al Glastonbury Festival, da un singolo fan, per quanto accanito, a una community globale. Ma The Gesuidouz non vuol essere un’apologia del successo commerciale, tutt’altro. Attraverso un mosaico no sense di situazioni fuori dal mondo, vuole raccontarci l’importanza di accogliere senza timori la propria unicità, le debolezze, gli impulsi viscerali, le stranezze.

L’attrice comica Natsuko è semplicemente memorabile nel restituire quel senso di disperata inconcludenza verso cui spesso tendono le nostre vite. La goffa fisicità della sua Hanako, regina dei disadattati, caratterizza un personaggio disposto a tutto pur di esprimersi, anche di morire. In fondo a questo viaggio sconclusionato e folle, incredibilmente il film riesce anche a darci momenti musicali intensi e, chi lo avrebbe mai detto, a commuoverci. Perché “il punk è come una zuppa di miso”. Qualsiasi cosa voglia dire.

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27 Febbraio 2025

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