Un inno, divertito e scanzonato, al cinema. Anzi, a chi il cinema lo fa. Questo è The Fall Guy, ultimo film di David Leitch con Ryan Gosling e Emily Blunt, futuro protagonista della sala, dove è atteso da mercoledì 1 maggio con Universal. Come già si è scritto, non esiste forse data migliore per celebrare braccia e mani di chi la settima arte la costruisce con ogni briciolo del proprio corpo, per poi, spesso, essere dimenticato dalle grandi celebrazioni da Red Carpet. “Il nostro fall guy è un working class (action) hero non riconosciuto con cui molte persone possono identificarsi” ha spiegato infatti il regista. Quentin Tarantino lo dice da sempre: dobbiamo ringraziare gli stunt-man, e dobbiamo farlo davvero. Leitch fa il suo e celebra questa professione con cuore, passione e un po’ di commedia, che non guasta mai se al centro della tua storia hai Ryan “Ken” Gosling. Il regista di Bullet Train adatta così una serie tv anni ’80, Professione pericolo, per raccontare una storia che celebra il cinema e sottolinea, in tempi di Intelligenze Artificiali e CGI, la centralità dell’uomo nella costruzione di quest’arte. Per non farsi mancare nulla, il film sugli stunt-man ha registrato un Guinnes World Record per il numero di esplosioni gestite sul set.
In The fall guy Gosling è Colt Seaver, stunt-man esperto messo da parte a causa di un infortunio su un set. Acciaccato e orma recluso a Los Angeles, Seaver viene richiamato all’azione da una spietata produttrice, interpretata da Hannah Waddingham. La missione però e quantomeno incredibile, anche per un professionista abituato a farsi esplodere tra un set action e l’altro: il protagonista di una film diretto dall’ex di Seaver, interpretata da Emily Blunt, è infatti scomparso nel nulla e Seaver deve scoprire che fine ha fatto. Da qui un viaggio acrobatico e assurdo tra insospettabili complotti e stunts portati nella realtà.
Leitch maneggia la materia con cura, forte di altre esperienze adrenaliniche come Bullet train, Atomica bionda e soprattutto il primo John Wick. La sintesi è presto servita e nel mix di action- thriller-comedy, il regista trova la chiave per divertire senza portare alla “action fatigue”, l’assuefazione da esplosioni che colpisce sempre più cinema da (presunto) cardiopalma. Leitch alterna invece commedia e azione senza prendersi sul serio ma riuscendo comunque a portare avanti un bel discorso, quasi romantico, forse un po’ nostalgico, su questi “supereroi” del cinema. Leitch, che è stato controfigura di Brad Pitt, conosce bene la vita degli stunt-man e compone una dedica sentita e mai ampollosa. Ci si diverte, prima di tutto. Ma non è male, per chi il cinema lo ama, ritrovare un omaggio così genuino. In The fall guy si parla di cinema su più livelli, e non mancano le prese in giro ai produttori efferati e star incoscienti, un mix che concorre all’aspetto più ironico del film.
Per Leitch e Gosling, The fall guy è senz’altro un punto d’arrivo. Per il primo, significa chiudere (forse) con un genere e uno stile, o almeno siglarlo definitivamente con il passaggio più riuscito di un percorso iniziato nel 2014 con John Wick. Gosling invece conferma un mix esilarante di interpretazioni intense ma divertite, dove la Kenenergy acquisita sul set di Barbie si fa ancora sentire ma, per ora, resiste al macchiettismo.
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