VENEZIA – Un’arte, la musica classica indiana, che può essere trasmessa solo oralmente da un guru, in cui il discepolo/allievo deve avere fede: un eterno conflitto tra la solitudine per la ricerca della propria voce, e al contempo la dipendenza dal maestro.
The Disciple, diretto da Chaitanya Tamhane, è nella Selezione Ufficiale del Concorso, il primo film indiano – dopo quasi vent’anni – alla Mostra. “Non avevo nessuna conoscenza della musica tradizionale indiana, ma improvvisamente m’è venuto questo pallino perché ci sono moltissime storie di grandi geni; man mano l’ho scoperta, studiando per due anni, viaggiando per tutto il Paese per intervistare i musicisti, così è nata la sceneggiatura”, spiega il regista. “Non è una musica limitata a Mumbai, è una tradizione di almeno 800 anni, forse 5000 sulla base di alcuni testi antichi: non è una sottocultura di nicchia, ha una storia molto variegata, influenzata da differenti tipi di sonorità, che danno così un risultato non stagnante e sempre dinamico. Molti musicista occidentali, gli stessi Beatles, sono stati influenzati da questa musica”.
Una musica non semplice da imparare, non per tutti, in cui c’entra il talento ma anche la dedizione, quella che il film mette in scena non tralasciando nessuna difficoltà emotiva del discepolo, dell’allievo che ricerca la propria voce a oltranza, con una dedizione che sembra essere quasi “religiosa” verso il maestro: un ruolo sfidante quello di Sharad Nerulkar, interpretato da Aditya Modak: “Il personaggio si basa su di me e la mia vita, sono vent’anni che lavoro nella musica classica, è un apprendimento continuo: è una musica che ti permette di incontrare te stesso, e l’amore per il tuo maestro. Questo mi ha aiutato molto per il personaggio. Poi, abbiamo parlato molto con il regista, le nostre conversazioni vertevano su come sviluppare il mio personaggio, l’amore che il personaggio dimostra per la musica è anche il mio”.
Un personaggio di cui, come racconta il regista, non era semplice individuare l’interprete, infatti: “i miei collaboratori mi hanno chiesto come avrei trovato l’attore principale, perché avevo molti paletti, tra cui il fatto che dovesse conoscere quella musica, non semplice da suonare da chiunque. Abbiamo fatto moltissime audizioni. Anche Aditya non sembrava avesse l’aspetto del mio personaggio, ma aveva tutte le altre caratteristiche: gli ho detto che sarebbe stata una grande sfida e lui ha accettato. Lui ha un talento molto intuitivo e ha fatto un grande atto di fiducia”.
Una sfida interpretativa sì, ma non più di quella produttiva, come spiega Vivek Gomber, produttore di The Disciple, che ha potuto contare sulla collaborazione di Alfonso Cuarón: “La produzione può essere un po’ difficile in India, non ci sono molte opzioni: ho investito io personalmente, modalità che ha aggiunto pressione, ma è stato un processo molto bello, anche perché coinvolto dal regista sul lato più creativo”, precisa l’attore indiano, qui produttore. “L’India è un Paese sfidante per un film indie come questo. La questione distribuzione, poi, è complessa, ma il nostro obiettivo è che in India lo possa vedere il pubblico più ampio possibile, ma moltissime persone seguono la musica classica, è un bene universale, c’è un interesse molto chiaro verso una storia universale, e il regista ci ha guidati nel capire l’essenza di questa musica”.
“Io sono nato e cresciuto a Mumbai, che ha un sapore molto particolare e ha un ruolo molto importante nel definire le psicologie degli individui, e in qualche modo cerca di spiegare il personaggio. C’è un grande conflitto interno alla città, abbiamo tentato di rappresentare il suo viaggio interiore anche così, attraverso lo spazio urbano”, precisa Tamhane.
La sceneggiatura ha impiegato due anni, poi ne è seguito uno di preparazione; le riprese sono avvenute in due blocchi, da ottobre 2018, con le ultime a gennaio 2019. “Da gennaio 2020 sapevamo avremmo proposto il film in vari festival: Mumbai è ancora in lockdown ma le opzioni – come quella dello streaming – sono tutte aperte. Il solo fatto di aver la première a Venezia è bellissimo, tutto il resto accadrà man mano”, conclude il produttore indiano.
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