La tartana con la vela rossa e Franco, detto “Figliodoro”, un ex pescatore del luogo ora organizzatore di gite in barca per turisti, sono gli stessi della sequenza finale di Kaos di Paolo e Vittorio Taviani, girata a Lipari nel 1984. Quella in cui il barcaiolo accompagna con la sua tartana una donna con i figli in esilio verso Malta, dove va a raggiungere il marito fuggito alla persecuzione dei Borboni.
Su quella barca è ritornata Giovanna Taviani, allora interprete bambina di quelle scene finali di Kaos e figlia di Vittorio, per compiere sempre insieme a Figliodoro un nuovo viaggio narrato nel suo documentario Fughe e approdi, sottotitolo Ritorno alle Eolie tra cinema e realtà , presentato fuori concorso a Venezia 67 nella sezione ‘Controcampo italiano, e che esce in sala l’8 aprile con Cinecittà Luce. Prodotto da Kaos cinematografica, con il contributo del MiBAC e in collaborazione con la regione siciliana, si tratta di un suggestivo viaggio nella memoria storica delle Eolie. Come suggerisce il titolo si parla di arrivi e partenze, nel corso dell’800 e ‘900, nelle e dalle cinque isole che compongono l’arcipelago: Lipari, Salina, Vulcano, Stromboli e Panarea.
Giovanna Taviani ha firmato in passato i documentari I nostri 30 anni: generazioni a confronto e Ritorni, oltre a essere autrice della collana di documentari, per G.B. Palumbo Editore, “Dal testo allo schermo. Al confine tra letteratura e cinema” e direttrice del SalinaDocFest-Festival del documentario narrativo.
Il suo nuovo film è il racconto di emigrazioni dalla povertà, dalle eruzioni vulcaniche, dal duro e usurante lavoro di cavatori di pomice, dalla filossera, parassita che distrusse le vigne. E’ il racconto di fughe rocambolesche dal confino cui vennero condannati, durante il fascismo, uomini come Carlo Rosselli, Emilio Lussu e Francesco Fausto Nitti, con tanto di ironico telegramma recapitato alla polizia: “Giunti finalmente in Tunisia, saluti”.
E’ la storia di approdi imprevedibili come quello della figlia di Mussolini Edda Ciano che, confinata a Lipari nel giugno del ’45, intrattenne un’imprevedibile love story di alcuni mesi con Leonida Bongiorno, ex partigiano e segretario del locale Partito comunista. Vicenda raccontata nel libro “Edda Ciano e il comunista” di Marcello Sorgi, da cui è stato tratto l’omonimo film tv andato in onda di recente su RaiUno con Stefania Rocca e Alessandro Preziosi.
O dell’arrivo di Isabella che, sbarcata nel 1929 da Napoli per una spedizione scientifica, s’innamorò di un giovane isolano e decise di fermarsi a vivere a Vulcano, nonostante l’ostilità degli isolani, e di aprire una scuola per bambini.
E ancora la cronaca degli arrivi di divi del cinema con le loro tormentate e chiacchierate storie d’amore. Roberto Rossellini e Ingrid Bergman, coppia da poco, a Stromboli girarono Stomboli. Terra di Dio. Lo stesso periodo in cui Anna Magnani, appena lasciata proprio da Rossellini, soggiornò a Vulcano per interpretare con Rossano Brazzi Vulcano di William Dieterle. E nel corso degli anni altri registi scelsero come set le Eolie: Michelangelo Antonioni (L’avventura), i fratelli Taviani (Kaos) Nanni Moretti (Caro diario), Massimo Troisi (Il postino).
E tornarono a quelle isole infine i novelli sposi emigrati nel mondo per conoscere le giovani donne sposate per procura.
A comporre il documentario sono le testimonianze di oggi e di ieri, i materiali di repertorio, le sequenze dei film citati e le immagini in super 8 delle vacanze della famiglia Taviani. “Di volta in volta i volti del presente dissolvono nei volti del passato, gli scenari di oggi cedono il passo agli scenari di ieri, in un unico impasto tra realtà e finzione, dove le storie reali anticipano le storie immaginarie e le storie immaginarie anticipano quelle reali – spiega la regista – La presa in diretta delle testimonianze si alterna alle immagini di repertorio dei film; i primi piani dei personaggi reali ai primi piani degli attori; le inquadrature del mare di oggi a quelle del mare di ieri”.
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