Un bacio tra due belle donne. Sono Stefania Rocca e Chiara Muti. All’inizio è un bacio delicato, poi intenso, vero, che si scioglie in un abbraccio appassionato. È il momento più forte di Rosa e Cornelia, secondo film di Giorgio Treves, tratto dalla commedia teatrale L’attesa di Remo Binosi e prodotto da Grazia Volpi. Il film, che uscirà a fine agosto per la Lantìa e intanto ha avuto la sua anteprima a Taormina, racconta il rapporto che si instaura tra due giovani che vivono i soffocanti dettami della Venezia del 1748. “È stato difficile girare la scena – ammette Stefania – per fortuna ci siamo aiutate”. Le fa eco Chiara: “Ci siamo trovate molto bene sul set e questo ci ha permesso di creare l’atmosfera giusta. E poi i nostri personaggi pensano al bacio che hanno dato in precedenza agli uomini che hanno amato. Abbiamo fatto lo stesso anche noi”.
Rosa, giovane serva ignorante, in attesa di un bambino, viene chiamata nella villa di una ricca famiglia dove è rinchiusa Cornelia, giovane aristocratica colpevole di aver ceduto alle lusinghe di uno sconosciuto, dal volto mascherato, che l’ha messa incinta.
“La storia è molto attuale – sostiene Stefania/Rosa – parla di donne che cercano di sovvertire le regole o almeno di non accettarle”. Ventotto anni, quattordici interpretazioni in film di registi come Jean-Luc Godard (Inside/out), Gabriele Salvatores (Nirvana), Kenneth Branagh (Pene d’amore perdute), Anthony Minghella (Il talento di Mr. Ripley), Rocca a metà agosto inizia le riprese del prossimo film dei fratelli Taviani, Resurrezione, tratto da un libro di Lev Tolstoj. “Non so se potrò partecipare alla Mostra di Venezia – spiega – visto che sarò impegnata in Russia per le riprese”.
Le piace cambiare spesso personaggio, passare dalla commedia al tragico, al fantasy. Ma il percorso che si addice di più a Stefania come persona, precisa, è quello multimediale. “Ho sempre cercato di rappresentare personaggi molto diversi tra loro. In Viol@ ho privilegiato la ricerca al femminile, in Rosa e Cornelia punto sulla ricerca del passato”. Un regista con cui vorrebbe lavorare? “Lars von Trier: mi piace il suo stile. Ma soprattutto il senso del destino, il sacrificio femminile, l’idea cattolica che nasconde. Mi piace il suo concetto del sociale, la donna considerata fuori dalla norma. In fondo io sono così. Sono una ribelle, che trasgredisce le regole. Forse ora mi sto calmando. Forse”.
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