Si è tenuto ieri sera, sabato 19 ottobre, uno degli eventi più attesi della 19ma edizione della Festa del Cinema di Roma. Davanti a un pubblico festante, raccolto nel teatro olimpico della capitale, è stato mostrato il grandioso film-concerto di Jonathan Demme Stop Making Sense, girato nel 1983 durante un memorabile concerto dei Talking Heads al Pantages Theater di Hollywood. Da allora sono trascorsi 40 anni, ma la rivoluzione musicale della band di New York non è ancora finita. Separati dal 1991, i Talking Heads fanno ancora scuola, come dimostrano le parole del chitarrista Jerry Harrison, presente alla proiezione per un dialogo con il critico musicale italiano Gino Castaldo e il responsabile del restauro della pellicola del film James Mockoski. Il film, riportato al cinema in 4K e con audio Dolby Atmos 7.1, sarà proiettato nelle sale italiane l’11, 12 e 13 novembre.
“Il primo giorno di riprese al Pantages Theater, Jonathan Demme fu interrotto da Goldie Hawn, che gli chiese di rifare alcune scene del film Swing Shift appena girato. Fortunatamente, Ed Harris ci salvò, fingendo di essere malato!” ha raccontato Harrison condividendo innumerevoli aneddoti con il pubblico. “Nonostante l’inizio turbolento, la nostra fiducia nella performance ci ha permesso di andare avanti, e il risultato è stato un documento straordinario di una band in stato di grazia”. Il film non è stato esclusivamente restaurato, ma anche rivisto e ampliato con il recupero di alcuni materiali perduti. “Nel lavoro di ricerca del materiale originario – ha spiegato James Mockoski – la sorpresa più grande è stata quella di trovare le sequenze scartate nel montaggio originario che abbiamo poi usato in questa versione restaurata e questo ha permesso di ampliare l’esperienza del concerto”.
Harrison ha ricordato come i Talking Heads, all’epoca, riuscirono a creare qualcosa di unico, unendo elementi tribali e un rock sperimentale proiettato verso il futuro. “Joe Boyd mi disse che mentre Paul Simon in Graceland aveva esplorato sonorità afro, noi avevamo mangiato quello stesso nutrimento, creando qualcosa di nostro”.
Il successo della band travolse anche l’Italia, dove i Talking Heads suonarono nel 1980, solo pochi giorni dopo la tragica morte di John Lennon. “Ricordo quel tour in Italia,” ha detto Harrison. “Viaggiammo tutto il giorno in autobus da Nizza a Roma a causa di uno sciopero dei controllori di volo. Era il 18 dicembre, e suonammo in un Palaeur affascinante”. La band appare anche nel film del regista premio oscar Paolo Sorrentino con Sean Penn, This must be the place, titolo che cita proprio una canzone dei Talking Heads. “A rivolgersi a me fu Sean Penn, che nella pellicola interpretava una star in declino e sovrappeso, una specie di Robert Smith dei Cure”. Però quelli filmati dal regista italiano non sono i Talking Heads, ma David Byrne e la sua band. “David ha preso spesso il sopravvento, e questo a volte risulta fastidioso. Ma io sono la Svizzera del gruppo, smusso i contrasti. Mi conforta quel che siamo riusciti a fare nella nostra stagione d’oro, prima di separarci”. Una reunion dei Talking Heads? “La vedo improbabile anche se il docufilm Stop making sense ci ha riportato insieme ed è stata una esperienza piacevole. Non è un mistero che ci siano state frizioni tra alcuni componenti della band ma questo periodo ci ha fatto ritrovare l’orgoglio di un tour e di un album che abbiamo amato molto”.
Dopo l’anteprima a Roma, lo Stop Making Sense Party si terrà il 24 ottobre all’Alcatraz di Milano, durante la nona edizione di JazzMi 2024. L’evento aprirà ufficialmente il Stop Making Sense Tour Party, che farà tappa nei club e teatri italiani.
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