Tabù e desiderio nella Germania riunificata

​Un amore impossibile nella campagna al confine delle due Germanie. In concorso alla Berlinale Someday We'll Tell Each Other Everything


BERLINO – Estate 1990, il muro di Berlino è caduto da poco, la Germania vive un periodo di caos e di nuovi inizi. Un amore impossibile nasce nelle campagne della Turingia, al confine tra le due Germanie, tra Maria che sta per compiere 19 anni e vive con il fidanzato Johannes nella fattoria dei genitori di lui, e Henner, il contadino della porta accanto che ha il doppio dei suoi anni. Maria sta ancora cercando la sua strada, preferisce perdersi nei suoi libri piuttosto che concentrarsi sul mondo che la circonda; Henner è rude e dalla natura solitaria, guardato con sospetto dagli abitanti del villaggio. La vita gli ha già lasciato profonde cicatrici e lo ha indurito, ma l’oscurità che lo circonda attrae la ragazza. Due estranei provenienti da mondi diversi, tra i quali scatta una passione folle, un desiderio crudo e primitivo, violento e ossessivo, socialmente inaccettabile.

In concorso alla Berlinale SomeDay We’ll Tell Each Other Everything, realizzato da Emily Atef (3 Days In Quiberon) e tratto dall’omonimo romanzo di Daniela Krien, con un chiaro riferimento nel titolo a I fratelli Karamazov di Dostoevskij – libro in cui la protagonista del film si immerge – e all’appassionato discorso di Alexei alla fine del romanzo sul come ci spiegheremo a vicenda ogni cosa del mondo quando risorgeremo dai morti nel giorno del Giudizio. 

All’inizio della storia tra i due protagonisti è puro desiderio fisico, primitivo, violento, che nel tempo si trasforma lentamente in una relazione romantica. Molte le sequenze d’amore e di passione come possesso primordiale: “E’ stata una sfida rendere questo aspetto nel film, soprattutto in un periodo in cui gli attori sono molto attenti con questo tipo di scene, per paura di sbagliare”, racconta la regista. A vestire i panni della giovane protagonista, Marlene Burow: “Avevo in mente una rappresentazione molto precisa di come doveva sembrare l’attrice chiamata a interpretare la protagonista,  ma trovare la giusta interprete è stato complicato. Il suo era un ruolo difficile, doveva apparire come un personaggio giovane ma al tempo stesso molto forte, e fare in modo che non sembrasse mai, in nessun modo, psicologicamente manipolata a causa della sua giovane età. Abbiamo fatto il cast a sedici ragazze, cui abbiamo chiedo di danzare di fronte alla telecamera la loro canzone preferita: un ottimo esercizio per vedere il rapporto con il proprio corpo. Appena ho visto Marlene ho capito che la mia Maria era lei”.

“Ciò che ho trovato affascinante nel romanzo è la rappresentazione, che rompe i tabù, del desiderio di una giovane donna – continua la regista – e la curiosità della protagonista Maria di mettere alla prova i suoi limiti, di capire se stessa e la vita, senza paura di trasgredire i confini morali o sociali. Il fatto che le sia permesso di farlo in quanto donna, soprattutto in quanto giovane, è qualcosa che mi interessava molto portare sullo schermo”.

18 Febbraio 2023

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