Syriana


La corruzione è una forma di regolamentazione del mercato. Pare l’abbia detto Milton Friedman, premio Nobel per l’economia. E ci vuole davvero un economista di un certo livello per star dietro alle evoluzioni geografiche e ai voltafaccia imprevisti di Syriana, la spy story internazionale che ha portato George Clooney qui a Berlino, fuori concorso. Il film, teso, angoscioso e parlatissimo, è diretto da Stephen Gaghan, lo sceneggiatore di Traffic, che per quel film bellissimo, visto proprio qui al festival qualche anno fa, vinse addirittura un Oscar. Ma all’Oscar è candidato anche “gorgeous” George, sempre desiderato dalle donne (anche se nel film appare appesantito di qualche chilo e con la barba ingrigita) ma ormai noto anche per il suo impegno, dimostrato più che mai con il suo film da regista, aspra e stringata denuncia del maccartismo, quel Good night, and good luck applaudito da Venezia a Hollywood.

Anche Syriana è stato accompagnato da polemiche negli Stati Uniti, dove è uscito nel dicembre scorso. Nonostante l’entusiasmo del “New York Times” e del “Washington Post”, a qualcuno è suonato come un atto d’accusa all’amministrazione Bush quel puzzle di intrighi che coinvolgono il mondo della finanza, quello delle compagnie petrolifere, la Cia e i politici Usa in un Medio Oriente, tra Beirut e Teheran, infuocato dai kamikaze e dagli hezbollah, dall’avidità per il denaro e il potere e dalle tante guerre e conflitti. Così, all’ombra della fusione tra due colossi dell’energia, un agente della Cia finisce per sposare la causa di un principe saudita dalle idee riformiste, destinato a cadere vittima di losche trame che coinvolgono persino suo fratello.
Fantapolitica, benché documentatissima. Diplomaticamente Clooney nega ogni realismo alla vicenda: “Non è un film che impone un punto di vista”, dice. “Quello che mi sembra importante è che lo spettatore si senta dentro il Medio Oriente, che abbia la sensazione di essere davvero lí nel mezzo… ma la verità è che dopo un film in bianco e nero su McCarthy, ho pensato che con un film a colori sul Medio Oriente e la guerra avrei fatto un sacco di soldi!”.

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10 Febbraio 2006

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