A oltre un anno dallo scoppio della pandemia, contraffazione e pirateria dilagano in Europa. Il business dei contenuti illegali sul web vale quasi 1 miliardo di euro nel continente e l’Italia è prima sul mercato dei film pirata, con quasi il 58% della quota di mercato in tutta l’Unione. Quanto alle merci illegali, provengono principalmente da Cina e Hong Kong. Sono alcuni dei risultati dell’ultimo studio dell’Ufficio Ue per la proprietà intellettuale (Euipo).
La pandemia e il conseguente aumento degli acquisti e dei consumi online di contenuti digitali hanno fatto nuova luce sui rischi e i danni derivanti dalla violazione dei diritti di proprietà intellettuale in Europa, mettendo in evidenza i pericoli per i consumatori, evidenzia Euipo. In media, un europeo su dieci ha affermato di essere incorso nell’acquisto di merce contraffatta, trovandosi in difficoltà anche nel distinguere le fonti legali di contenuti digitali da quelle illegali, mentre oltre un terzo degli europei si è interrogato sull’originalità di un prodotto acquistato. La percentuale più elevata di consumatori esposti a indicazioni fuorvianti si registra in Bulgaria (19%), Romania (16%) e Ungheria (15%), mentre Svezia (2%) e Danimarca (3%) fanno segnare le cifre più basse. In Italia, la popolazione che afferma di essere stata indotta con l’inganno ad acquistare prodotti contraffatti si attesta al 6%, sotto la media Ue. I prodotti contraffatti nel complesso rappresentano il 6,8% delle importazioni dell’Unione europea, per un valore di 121 miliardi di euro. Le merci illegali provengono in gran parte dalla Cina e da Hong Kong, che secondo lo studio rappresentano l’80% del valore complessivo di tali prodotti sequestrati nei container in tutto il mondo. L’Italia è una delle prime destinazioni di arrivo di prodotti contraffatti via mare, con una quota sul volume totale del 12,8% di ingressi.
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