TORINO. Due anni fa proprio al TFF il regista canadese Sébastien Pilote aveva vinto il premio Fipresci con Le vendeur (2011), storia di un abile e indefesso rivenditore di auto, che un’improvvisa tragedia familiare e la crisi economica costringono a riconsiderare la sua vita, ad appropriarsene al di là di granitiche certezze ormai franate. Anche nel nuovo film Le démantèlement (letteralmente Lo smantellamento), in concorso a Torino 31, Pilote indaga con affetto e comprensione una solitudine maschile, vicina al tramonto.
Gaby/uno straordinario e taciturno Gabriel Arcand è un esperto allevatore di pecore nella fattoria, passata di padre in figlio, dove vive da tempo da solo e isolato dopo che il matrimonio è fallito e le due figlie ormai grandi si sono trasferite a Montreal. Quando Mary, la maggiore in via di divorzio, gli chiede un consistente aiuto in denaro, Gaby è pronto a vendere l’intera proprietà, con gregge e attrezzi agricoli, e a ritirarsi in un anonimo appartamento di periferia.
E come il Marcel di Le vendeur Gaby, cuore solitario e chiuso in se stesso, si apre finalmente all’esterno e rivaluta i rapporti umani, innanzitutto familiari, smantellando la sua fortezza.
“Volevo costruire una storia di un viaggio in discesa che sarebbe stata anche una storia d’eroismo, la storia uno splendido perdente. Come in Le vendeur, ho voluto costruire il film attorno ad un unico personaggio, ma questa volta circondandolo da una costellazione di personaggi secondari”, spiega Pilote.
Diversi gli spunti di Le démantèlement. La vicenda di un amico del regista che non voleva prendersi cura della fattoria del padre. E il romanzo di Balzac “Le père Goriot” con la storia del padre che vende tutto per amore delle proprie figlie e con il tema dell’eccessivo istinto paterno. “I padri devono dare per essere felici”, dice il protagonista sul finale, citazione che viene direttamente da Balzac.
Il film è ambientato in una parte del Quebec abitata da numerose famiglie di allevatori che lottano quotidianamente con difficoltà economiche e debiti, prigionieri come il protagonista Gaby della loro stessa fattoria. Il regista si è sintonizzato con questo mondo inesplorato, ascoltando le loro storie e impiegando alcuni di loro come comparse. “Ho girato in 35 mm perché la qualità dell’immagine è molto meglio. Il formato video non è all’altezza del compito. È un po’ triste iniziare nel momento in cui il cinema sta morendo. Le démantèlement è l’ultima pellicola da 35 mm ad essere sviluppata dalla Technicolor a Montréal”.
E’ invece una commedia ‘maschile’ a lieto fine, comica-demenziale ma non troppo, The Stag, dell’irlandese John Butler, vista a Festa Mobile Europop, la neonata sezione che guarda a titoli di consumo popolare e di grande intrattenimento, a volte ignorati dai festival.
Il regista mette in scena l’addio al celibato che in Irlanda è sempre stata un’abitudine consolidata, ma la crisi economica vissuta dal Paese ha penalizzato questo rituale. “Quando c’erano soldi i futuri sposi, prima del grande passo, andavano perfino all’estero a festeggiare”, dice Butler.
A dire addio alla vita da scapolo è lo scenografo Fionan che vorrebbe non festeggiare ma è costretto a farlo dopo molte resistenze, complice la futura consorte. Bandite bevute e sesso, il prossimo sposo accetta di campeggiare tra i boschi dell’Irlanda in compagnia di alcuni amici. Quello che dovrebbe essere un rilassato week end di sapore ecologico insieme a volti familiari, si trasforma in un’avventurosa e frenetica trasferta con l’arrivo dell’incontenibile fratello della sposa.
“I cinque amici si considerano degli illuminati che rielaborano secondo la loro cultura un rituale che ritengono barbarico. Così l’addio del celibato diventa una escursione tra i boschi e le montagne, ma il selvaggio e scatenato cognato, The Machine, scompagina tutto – spiega il regista – butta all’aria le esistenze controllate di Fionan e del testimone. E’ lui a educarli e non il contrario”.
Nel ruolo di The Machine, motore comico di tutta la vicenda, un vitalissimo Peter McDonald che è anche cosceneggiatore con Butler del film girato a tempo di record in 20 giorni, con un budget limitato.
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