STOP ALLE POLEMICHE


Una risposta corale in occasione della conferenza stampa di Vajont, ospitata da Cinecittà. Il film-denuncia diretto da Renzo Martinelli sulla tragedia del 9 ottobre ’63 tiene compatte le voci di tutti coloro che hanno lavorato alla realizzazione: il cast artistico (Laura Morante, Leo Gullotta, Philipe Leroy, Anita Caprioli) e tecnico al completo (dal regista al supervisore degli effetti visuali, David Bush).
Le polemiche sono nate lo scorso 8 ottobre durante la presentazione avvenuta nei luoghi della tragedia. Ma i detrattori, secondo il regista, sono uno sparuto gruppetto di persone all’epoca coinvolte. “Cinque persone, ex notabili democristiani, che hanno il diritto di dire la loro, ma che dal Vajont hanno guadagnato”, ha dichiarato Martinelli.
E Philipe Leroy aggiunge: “Condivido l’etica del regista. Più che la memoria dei fatti, qui è importante la memoria della responsabilità”.
Sotto un’altra lente Leo Gullotta ricorda: “Questa è una storia di cinismo imprenditoriale. Quello stesso cinismo che è alla base di tanti altri eventi tragici”. Dunque l’intento della sceneggiatura è stato quello di disegnare le cause perverse, e non fatali come avevano allora scritto tanti giornalisti da Dino Buzzati a Indro Montanelli, che hanno portato alla catastrofe. E per far questo, ironizza il regista: “c’è voluto un budget che corrisponde a un tv movie americano o al catering di un film di Sylvester Stallone”.
Laura Morante, che interpreta la giornalista de “l’Unità” Tina Merlin, non è da meno: “All’origine del Vajont c’è la corruzione, l’interesse e la menzogna conseguente. Tina Merlin è inserita in un contesto narrativo corale. Non si parla di lei, ma della sua battaglia contro la Sade, la società che portò a termine la diga. Una lotta impari, tra Davide e Golia”. Una battaglia che tra l’altro vide la giornalista sconfitta perché, ma nel film non è raccontato, la Merlin nei mesi precedenti alla tragedia fu messa a tacere.
Ma il film è anche un kolossal produttivo da 14 miliardi di lire che ha riunito gli investimenti di più società europee da Canal plus a Rai Cinema, SDP e Les Productions Bagheera. Martinelli sottolinea come sia cambiata la tipologia dello spettatore e dell’esercizio, di qui il proposito di arrivare al più vasto pubblico, soprattutto il più giovane. Chiunque deve ricordare questo pezzo di storia. Per arrivare all’obiettivo il regista ha imparato la lezione dello sceneggiatore Furio Scarpelli: “Lo scopo è insegnare emozionando”.
Sentimenti che scaturiscono anche dall’utilizzo di effetti visuali genere Deep impact e con il ricorso a 270 inquadrature, elaborate in digitale.
E in chiusura ricorda il regista: “L’Italia è piena di potenziali Vajont. Finché non cresce una coscienza ecologica continueranno a succedere fatti del genere. Basti pensare all’incidente avvenuto all’aeroporto di Milano pochi giorni fa. La nebbia c’è da sempre e da sempre si parla della necessità di strumentazioni di rilevamento sensoriale. Solo dopo i morti si sono decisi a mettere queste agognate macchinette”.

autore
16 Ottobre 2001

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