Stephen Frears: Dio salvi la regina


“Gli inglesi non potrebbero fare a meno della monarchia, ce l’hanno nel sangue e nel subconscio”. Così Stephen Frears rassicura chi temeva che The Queen (in uscita il 15 settembre con la Bim) fosse un film repubblicano paventando addirittura (ma forse era un’abile manovra di marketing) che gli avvocati della Casa Reale bloccassero le proiezioni al Lido. La Regina Elisabetta II ne esce invece a testa alta, come il simbolo di una tradizione millenaria capace di conquistare anche il leader laburista Tony Blair. Il regista di Alta fedeltà e Relazioni pericolose porta in concorso a Venezia una satira della politica inglese più sottile di quanto ci si aspettasse. Una sceneggiatura interamente basata su testimonianze e documenti e sul lavoro di una splendida attrice come Helen Mirren, probabile Coppa Volpi, che rendono la complessità umana di una vicenda che segnò il momento di massima impopolarità della monarchia britannica. All’indomani della morte prematura di Diana Spencer, nell’agosto del 1997, la Royal Family si barricò nella residenza estiva di Balmoral rifiutando qualsiasi dichiarazione pubblica e persino l’idea dei funerali di Stato per la ex moglie del principe di Galles. Ma nel frattempo davanti ai cancelli di Buckingham Palace una folla immensa e piangente, enfatizzata e moltiplicata dai media, “vegliava” la Principessa del Popolo facendone quasi una santa laica. Tuttavia la morte di Diana, per Frears, è “solo” il drammatico evento che innesca un conflitto tra la regina e il neo-eletto Tony Blair, tra il rigido protocollo dove non c’è spazio per le emozioni e la disinvoltura appassionata del tifoso del Newcastle, con la moglie Cherie a fare da contrappunto.”Volevamo mettere in scena il processo che porta il capo del governo dalle iniziali posizioni rivoluzionarie ad abbracciare il conservatorismo, volevamo mostrare Blair per quello che sarebbe diventato: all’epoca aveva una maggioranza schiacciante, era una specie di Gesù Cristo, ma le cose, come sapete, sarebbero cambiate”. The Queen fa largo uso di immagini televisive dell’epoca, soprattutto per restituire il fenomeno Diana e la sua doppia identità: eroina per il popolo dei tabloid, spina nel fianco per Elisabetta e la famiglia reale. Tuttavia Frears, che non fa neppure cenno alle teorie del complotto tornate in auge di recente, dipinge Carlo come un uomo sinceramente addolorato per la perdita della madre dei suoi figli e pronto anche a criticare Elisabetta, che non nasconde l’antipatia per la ex nuora. Helen Mirren, spesso regina sul set (La pazzia di Re Giorgio, un tv movie su Elisabetta I), rivendica doti positive al suo alter ego: “E’ coerente, ha senso del dovere e della responsabilità, non cerca di controllare gli altri, ama gli animali, diciamo che non ha molta immaginazione, ma bisogna ricordare che è arrivata al trono a 25 anni e ha affrontato un ruolo che non aveva scelto con straordinaria dedizione”. Del resto il film restituisce una dimensione privata, e spesso inattesa, di Elisabetta: guida un fuoristrada, guarda la tv a letto con i capelli tenuti in piega dalle forcine, va in giro con la borsa dell’acqua calda e la vestaglia… e si emoziona sinceramente per la morte di un bell’esemplare di cervo, ucciso dai cacciatori in una tenuta confinante con la sua.

Pensa che le regalerà un premio? “I premi sono come bolle di sapone, è bello starci dentro per un attimo, sapendo che poi esplodono”. Candle in the wind.

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02 Settembre 2006

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