Stefano Fresi: “Ricomincio quando voglio”

Lanciato dalla commedia Smetto quando voglio, riproposta alla Mostra del Nuovo Cinema di Pesaro nella sezione "esordi italiani", l'attore e compositore Stefano Fresi sarà nel sequel di quella commedia


PESARO – Sono passati quasi due anni dal fenomeno di Smetto quando voglio, la commedia di Sydney Sibilia sul precariato “creativo” che lo scorso anno si guadagnò il titolo di film rivelazione incassando quattro milioni al box office e 12 nomination ai David di Donatello. Eppure quel film continua a riempire le sale, a far ridere, a parlare agli spettatori: successo di pubblico alla Mostra Internazionale del Cinema di Pesaro, la commedia di Sibilia ha aperto la sezione sugli “esordi italiani” accompagnata da uno dei suoi interpreti, l’attore e compositore Stefano Fresi. Che, garantisce, parteciperà al sequel. Ma con riserva.

Quali sono per lei le ragioni del successo di Smetto quando voglio?
La sua onestà intellettuale, la comicità pura. Il suo non cercare ad ogni costo la risata. E poi il tema resta attuale. La situazione in Italia, a livello economico, non migliora. Finirà col diventare un film profetico.

Un esordio che lascia ben sperare. Il cinema italiano sta ripartendo?
Dipende. Il problema è che in questo paese ci sono poche menti elette. Menti che riconoscano davvero il valore di un film così, menti che capiscano che il bello è che si puó fare anche un cinema “diverso”. Purtroppo in Italia se un film ha successo, se ne fa un altro uguale.

Infatti il sequel di Smetto quando voglio è in preparazione. Lei ci sarà?
Lo stanno scrivendo, probabilmente si girerà a fine autunno. Il mio terrore è che diventi un’operazione meramente commerciale. Io dico: hai un gruppo di attori che ha funzionato, un regista brillantissimo, tre sceneggiatori che sono uno più bravo dell’altro… con queste premesse mi aspetterei che si prendesse questa squadra e la si mettesse al lavoro su qualcosa di nuovo, e non su Smetto quando voglio 2. Il sequel lo farò con gioia, perchè sono sicuro che Sydney lo girerà bene, ma se domattina mi chiamasse Virzì per lavorare con lui a gennaio, non ci penserei due volte. Fosse stato per me il sequel non lo avrei fatto.

Magari non al cinema. Ma nelle serie tv ultimamente si ricerca l’originalità.
Insomma. Quali serie hanno avuto successo da noi? Romanzo criminale e Gomorra. E non certo per la loro originalità, ma perchè si parla di mafia e camorra. Un genere collaudato.

E che lei ha frequentato. Era in Romanzo criminale – il film. E da compositore ha inventato la sigla della serie omonima di Sky.
È stato divertente. Per comporla ho rivisto i film poliziotteschi anni ’70 e ascoltato molto funk, ma non bastava. Continuavo a ripensare all’immagine delle mazzette di denaro, e così mi è venuta l’idea di campionare il suono di una macchina contasoldi. Ha funzionato: oggi c’è gente che quel file se lo scarica a parte, insieme alla sigla.

Ha composto altre sigle?
No, purtroppo. Ma ho scritto praticamente tutti i gingle della Rai. Spesso l’ho fatto tenendo il mio bambino in braccio. Le voci che si sentono in uno dei gingle più famosi sono le voci dei suoi compagni di classe all’asilo.

Come compositore ha lavorato anche con Tornatore, in pubblicità. Che esperienza è stata?
Meraviglioso. Intanto perchè mi ha concesso di lavorare con un’orchestra. E poi perchè, essendo abituato a un mostro sacro come Morricone, ha una competenza musicale incrdibile. Di lui si dice che sia molto pignolo, ma la sua precisione è motivata. Se insiste su certe cose è perchè vuole avere un determinato risultato. Ben venga, la pignoleria.

Ha due candidature ai prossimi Nastri d’Argento: cosa si aspetta?
Mi aspetto e spero che vinca Claudio Amendola. Mi auguravo che vincesse ai  David, ma il premio se l’è meritato Buccirosso con la sua interpretazione straordinaria. Spero che Claudio abbia fortuna anche per rompere le uova nel paniere alle persone che vivono per i luoghi comuni e che lo vorrebbero sepolto ne I Cesaroni. Quanto a me, ho avuto due candidature e le ritengo già una vittoria grandissima.

Anche lei ha fatto molta tv, ma il piccolo schermo non l’ha danneggiata. Perché?
Non so, in compenso io ho un altro problema. Se perdo qualche decina di chili, smetto di lavorare. È la mia fisicità che mi porta a fare certi personaggi. Gli sceneggiatori mi dicono: ho scritto un ruolo per te. Vado a leggere e trovo il classico “c’è un uomo grasso con la barba”… Lo stesso problema di un altro attore, Giuseppe Battiston. Battiston lo amo follemente. Ed è un bene, visto che la gente per strada ci scambia continuamente. Ci siamo rivisti ai David di Donatello e abbiamo deciso di capitalizzare questa somiglianza. Sta circolando fra i produttori una bellissima sceneggiatura di Augusto Fornari, La casa di famiglia: è stato un successo teatrale, probabilmente diventerà un film e ci piacerebbe interpretarla. Nella parte di due gemelli.  

Quali sono i suoi progetti in partenza?
Oggi comincio a girare con Max Bruno Gli ultimi saranno gli ultimi. Ho un piccolo personaggio, un amico della protagonista Paola Cortellesi. Avrò un ruolo leggero nel contesto del primo vero film drammatico di Max. A fine agosto inizierò le riprese di un film con Luca Argentero, che per ora si chiama Al posto tuo per la regia di Max Croci. Infine, a metà a metà ottobre, sarò nel film di Fausto Brizzi, Forever Young, quattro episodi sugli eterni giovani. Nel mio spezzone reciterò in coppia con Teo Teocoli. Lui è un patito di sport, io suo genero completamente antisportivo. Abbiamo già fatto due ciak durante la maratona di Roma, e credo che mi aspetti un film davvero esilarante. 

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