VENEZIA – Presentato alla 76ª edizione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, nella sezione “Sconfini”, American Skin, scritto, diretto e interpretato da Nate Parker (The Birth of a Nation – Il risveglio di un popolo, Baselines).
Al suo fianco Omari Hardwick (Miracolo a Sant’Anna, Power), Theo Rossi (Sons of Anarchy) e Beau Knapp (Southpaw). Il film affronta i temi della violenza della polizia e del razzismo ancora radicato nell’America dei nostri giorni, e racconta la storia di un uomo di colore che, deluso dal fatto di non aver ottenuto un processo equo per la morte del suo unico figlio per mano di un poliziotto bianco, decide di sequestrare l’intero dipartimento di Polizia e organizzare lui stesso un processo, per ottenere finalmente giustizia.La pellicola è interamente ambientata e girata a Los Angeles e prodotto da Mark Burg, Tarak Ben Ammar e Lukas Behnken.
Per l’occasione, la Mostra ha chiamato un moderatore d’eccezione, il regista Spike Lee, che così commenta il film: “Mio fratello, Nate Parker, ha ideato un tour de force coraggioso. Non ero colpito da un film come questo da tanto, tanto tempo. Spero e prego che il pubblico cinematografico comprenda questa battaglia tra amore e odio, che ha diviso il nostro mondo. Bravo Nate, davvero bravo.”
In conferenza ha poi aggiunto: ”il precedente presidente Barack Hussein Obama aveva detto che le presidenziali sarebbero state fondamentali per il Paese e guardate cos’è successo, in che schifo siamo con quell’uomo, che non voglio neanche nominare, l’agente arancione- Quell’uomo – ha aggiunto Lee sempre senza fare il nome di Trump – ha fatto tante cose malefiche ma la peggiore è aver strappato i bambini urlanti dalle braccia delle madri, per poi rinchiuderli in delle gabbie. E nulla è stato fatto per far si che le famiglie potessero riunirsi” ha spiegato, alludendo alle separazioni delle famiglie di migranti al confine con il Messico. Tutto questo in un Paese “che si presume essere o si ritiene sia la culla della democrazia, il cui presidente dovrebbe venire considerato il leader del mondo libero. Invece costui non solo non ha liberato nessuno, ma anzi ha messo in gabbia le persone.
Tarak Ben Ammar ha dichiarato: “Sono molto orgoglioso di aver contribuito a dare voce a un talento straordinario, che ha scelto di raccontare una storia stimolante, necessaria e attuale ora più che mai. Il fatto che questo film sia una coproduzione italiana lo rende ancora più unico.” Mark Burg ha commentato: “Dal primo momento in cui ho letto questa sceneggiatura originale e avvincente, ho saputo che dovevo fare parte del progetto, cofinanziando e producendo questo film. Era una storia che doveva essere raccontata e Nate Parker nel suo ruolo è magnifico.”
E' da segnalare una protesta del Codacons con annessa polemica circa la premiazione di Luca Marinelli con la Coppa Volpi a Venezia 76. L'attore aveva rilasciato una dichiarazione a favore di "quelli che stanno in mare e che salvano persone che fuggono da situazioni inimmaginabili". "In modo del tutto imprevedibile - si legge nel comunicato del Codacons - il premio come miglior attore non è andato alla splendida interpretazione di Joaquin Phoenix"
Venezia 76 si è distinta anche per una ricca attività sul web sui social network. Sulla pagina Facebook ufficiale sono stati pubblicati 175 post che hanno ottenuto complessivamente 4.528.849 visualizzazioni (2018: 1.407.902). Le interazioni totali sono state 208.929 (2018: 64.536). I fan totali della pagina, al 6 settembre 2019, sono 360.950, +4.738 dal 24 agosto 2019
Nel rituale incontro di fine Mostra Alberto Barbera fa un bilancio positivo per il cinema italiano: “In concorso c’erano tre film coraggiosi che osavano – ha detto il direttore - radicali nelle loro scelte, non scontati, non avrei scommesso sul fatto che la giuria fosse in grado di valutarne le qualità"
Luca Marinelli e Franco Maresco, rispettivamente Coppa Volpi e Premio Speciale della Giuria, ma anche Luca Barbareschi per la coproduzione del film di Roman Polanski J'accuse. Ecco gli italiani sul podio e le loro dichiarazioni