Arriva in sala The Amazing Spider-Man 2, che Warner distribuirà in 800 copie, in 2D e 3D, dal 23 aprile. Il franchise dell’Uomo Ragno, lo ricordiamo, è stato rilanciato da Marc Webb nel 2012, dopo lo split fra Sony – Columbia – che produce – e Sam Raimi, regista dell’amatissima trilogia di precedenti film dedicati al tessiragnatele.
Rispetto al capitolo precedente, il regista si libera dal peso di dover (ri)narrare le origini dell’eroe e realizza un film più personale. Solo che il concetto che ha Webb di ‘film personale’ è molto più vicino a una commedia romantica – era stato infatti dietro la macchina da presa per 500 giorni insieme – che a quello di un canonico film di super-eroi. Le scene spettacolari non mancano e sono tra le migliori mai realizzate in una pellicola con protagonista l’arrampicamuri, grazie a un sapiente utilizzo delle più moderne tecniche di green-screen e CGI. Il costume di Spidey è molto fedele a quello visto nel fumetto (diversamente dalla tuta sportiva del film precedente): disegno grande degli occhi, cintura di tela e soprattutto delle pieghe molto realistiche che lo fanno sembrare finalmente un tessuto indossato da un attore e non un pupazzo di gommapiuma.
Ma in linea generale, l’atmosfera è simile a quella che si può ritrovare nelle saghe classificate come ‘Young Adult’ (da Hunger Games al recentissimo Divergent) e Peter Parker (ancora una volta interpretato da Andrew Garfield) passa più tempo a sbaciucchiarsi e a guardarsi negli occhi languidi con la sua Gwen Stacy (Emma Stone, sua compagna anche nella vita), che a combattere i terribili nemici che gli si scagliano contro. Quello principale, Electro, è interpretato da Jamie Foxx: “Mia figlia è impazzita quando l’ha saputo – dice l’attore – ha detto: ‘Wow! Spider-Man ti prenderà a calci nel sedere’. La verità è che è un ruolo impegnativo, anche perché è doppio. All’inizio del film sono un signor nessuno goffo e buffo, poi acquisisco il potere e, con esso, la cattiveria”. A lui si aggiungono il Rhino di Paul Giamatti – per la verità pochissimi minuti sullo schermo, all’inizio e alla fine del film, e dentro un’armatura robotizzata molto lontana dal prototipo fumettistico – e il Green Goblin di Dan De Haan, che ha sulle spalle il peso del doppio confronto con Willem Defoe e James Franco (padre e figlio nella serie precedente, che indossavano entrambi il costume del villain). “Il mio personaggio esiste da cinquant’anni – dice – il mio compito era di portarlo nel tempo moderno. La sceneggiatura era molto ben fatta e mi ha aiutato. No so cosa farei se nella vita avessi i poteri di Goblin, ma se fossi ricco e potente come Harry Osborn cercherei di sfruttare la mia multinazionale a fin di bene, per dar da mangiare ai poveri, e non per costruire armi per fomentare la guerriglia”.
Per chi conosce i fumetti la presenza di Gwen Stacy e di Goblin nello stesso film è un oscuro presagio. Nel numero 121 della serie a fumetti (luglio 1973), la ragazza infatti moriva, uccisa proprio dall’acerrima nemesi dell’Uomo Ragno. Accadrà lo stesso alla fine di questo film? “Ho sempre amato la saga di Gwen Stacy – dichiara Webb – Spider-Man è un super-eroe non cinico che ha bisogno di fare esperienza e trasformarsi. E’ un ragazzino che ha problemi a pagari l’affitto e fa fatica a trovare un equilibrio con la sua fidanzata. Non è un miliardario, o un alieno. Sotto quella maschera ci potrebbe essere chiunque, non sai nemmeno se è bianco o nero. Quella su Gwen Stacy fu una storyline sensazionale e provocatoria che ha rivoluzionato il mondo del fumetto”. “Ha fatto capire al mondo – completa Emma Stone – che la mortalità esiste anche nel mondo dei super-eroi. Non è possibile salvare tutti. Per quanto mi riguarda il tema del film è il tempo. Al di là di quanto duri la tua vita, è sempre troppo corta, per cui è importante trarre il meglio da ogni tua giornata. E’ una cosa che già fa parte del mio carattere e che questo personaggio mi ha tirato fuori ancora di più”.
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