CANNES – Una “marcia imperiale” sulla Montée des Marches, con gli stormtrooper bianchi e il peloso Chewbacca che hanno dato il via al momento più spettacolare di questa edizione del festival di Cannes, povera di star e glamour. Presentato fuori concorso, Solo – A Star Wars Story, spin off della saga di George Lucas dedicato alla giovinezza del contrabbandiere galattico reso immortale da Harrison Ford, è stato lanciato – come è ovvio – con un gran dispiegamento di forze promozionali. Le truppe dell’esercito imperiale hanno occupato anche il Grand Theatre Lumière all’ingresso della proiezione di gala, a cui erano presenti il regista Ron Howard e il cast: Woody Harrelson, Emilia Clarke, Alden Ehrenreich, Donald Glover. Tra gli ospiti anche 50 cent e John Travolta (oggi protagonista di una masterclass) con la famiglia.
Venendo al film, grande era la curiosità di conoscere la storia del mitico Han Solo precedente al momento in cui incontra i ribelli della parte chiara della Forza. La responsabilità di incarnare il personaggio molto iconico di Solo, eccezionale pilota galattico, sbruffone e coraggioso, è stata affidata a Alden Ehrenreich, che fa la sua parte come può senza avere il carisma e la ricchezza di sfumature del personaggio che abbiamo conosciuto più adulto. In una galassia polverosa e fangosa, in cui le scene di battaglia sembrano più simili a Salvate il soldato Ryan che agli altri Star Wars, e in un mondo narrativo in cui scenografia e costumi spingono a fondo sul vintage, il giovane Han viene battezzato “Solo”. Lo troviamo mentre cerca di cavarsela in un pianeta “di periferia”, innamorato di una ragazza (Emilia Clarke) con cui sogna di fuggire. Le cose, però, vanno storte e lui viene catturato. È in quel momento che Han incontra il suo futuro compagno di avventure Chewbacca, anche se il primo impatto non è dei più amichevoli.
Scritto da Lawrence Kasdan con il figlio Jonathan e diretto da Ron Howard – dopo una fase travagliata in cui sono stati allontanati Phil Lord e Christopher Miller, inizialmente scelti per firmarlo – questo secondo spin off punta molto sull’ironia scanzonata del mercenario delle galassie e sulla spettacolarità dei combattimenti, spinti qui da esigenze individualistiche – salvarsi, affrancarsi o arricchirsi – più che dalle motivazioni ideali che guideranno poi Luke Skywalker e i ribelli. In questo Solo, girato in parte sulle montagne altoatesine, nella zona delle Dolomiti e delle Tre Cime di Lavaredo, il mercenario Han incontra Lando Calrissian e, soprattutto, “incontra” la mitica nave spaziale Millennium Falcon, che diventerà una specie di fido destriero per lui che è, a tutti gli effetti, un cowboy spaziale.
Accanto agli altri protagonisti di questo spin off (Woody Harrelson e Paul Bettany), non mancano, ovviamente, le fantasiose creature che caratterizzano tutta la saga, compresi i droidi. Il più “seducente” è L3, droide donna co-pilota di Lando: un robot che manifesta sentimenti amorosi e passione politica. “Hai bisogno di qualcosa?”, gli chiede Lando. Di “Uguali diritti”, risponde lei.
“Negli anni ho seguito passo passo la saga di Star Wars da spettatore – ha detto Ron Howard – e quando mi hanno chiamato per questo film ho subito pensato che potevo affidarmi ciecamente alla sceneggiatura di Kasdan, l’uomo che aveva creato L’impero colpisce ancora. Lui ha trovato subito il tono giusto, conosce Han Solo meglio di chiunque altro, ha scritto in coppia con suo figlio un copione brillante, inventivo, puntuale. E’ sempre divertente quando il cinema ti svela il passato dei tuoi eroi. Nel caso di Han Solo la prima cosa da sapere – me lo ricordava Harrison Ford – è che si tratta, comunque, di un orfano, quindi timido e strafottente per natura e per difesa. Sta in questa bipolarità il segreto della sua simpatia contagiosa”. Musicato, come sempre, da John Williams, Solo uscirà il 23 maggio in contemporanea in tutto il mondo.
Nel team dei selezionatori troviamo l'italiano Paolo Bertolin, già attivo come consulente della Mostra di Venezia, insieme a Anne Delseth, Claire Diao, Valentina Novati e Morgan Pokée.
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