Spandau Ballet e quel successo nel decennio Thatcher

'Spandau Ballet: il film. Soul Boys of the Western World', presentato nella sezione Gala, racconta la storia della band inglese famosa negli anni '80 ed è diretto dell'esordiente George Hencken


ROMA. Con 25 milioni dischi venduti e 23 singoli di successo in tutto il mondo hanno dominato la scena musicale pop degli anni ’80 insieme ai Duran Duran e ai Culture Club e ad altre band britanniche emerse dal panorama new romantic. Spandau Ballet: il film. Soul Boys of the Western World, presentato nella sezione Gala, racconta la loro storia: da quando i cinque figli della classe operaia s’incontrano nella stessa scuola, il decennio di grande successo negli anni della Lady di ferro, Margaret Thatcher, lo scioglimento della band, la vicenda legale sulle royalties che contrappose Hadley, Norman e Keeble a Gary Kemp, fino alla ricomposizione del gruppo nel 2009.
Il film sarà in sala solo due giorni, il 21 e 22 ottobre, distribuito da Nexo Digitale e Feltrinelli Real Cinema in collaborazione con Warner Music Italia, Radio Deejay, Radio Capital e MYmovies.it. Si tratta di un prologo del tour italiano della band che prevede a marzo 2015 cinque tappe (Milano, Torino, Padova, Firenze e Roma).

A firmare il biopic della popolare band è l’esordiente George Hencken, produttrice, soprattutto al fianco del regista Julien Temple, di pluripremiati video musicali, film concerto, documentari su alcune figure chiave della scena musicale contemporanea come Jimi Hendrix, Sex Pistols e Madness.
“Ho avuto come riferimento per questo lavoro Senna, il documentario sul pilota brasiliano realizzato con materiale d’archivio da Asif Kapadia, c’era qualcosa di molto speciale nel percorrere il viaggio con il protagonista – spiega l’autrice – Nel mio caso lavorare con immagini d’archivio ha significato accompagnare questi ragazzi da quando erano 15enni fino a 5 anni fa”.
Non è stato facile reperire questo materiale, la regista ha esaminato 300 ore di video che sono arrivate da varie parti del mondo. “Ci siamo ricordati ad esempio che uno dei nostri primi concerti, quello sulla nave militare ormeggiata sul Tamigi, era stato ripreso e il materiale è stato fortunosamente ritrovato sei mesi dopo in un attico”, precisa Gary Kemp. “E’ stata una vera caccia al tesoro e l’impostazione del documentario finisce per dipendere da quello che trovi. Ad esempio il manager della band aveva alcune pellicole di una prima intervista nel 1980 della band, mai utilizzata. E’ stata una magia, un viaggio nel tempo”, aggiunge l’autrice.

La parte italiana è stata messa a disposizione da Red Ronnie e dalle immagini emerge come il gruppo fosse sotto pressione. Steve Norman ricorda che il pubblico italiano li ha conosciuti e apprezzati con un po’ di ritardo rispetto ad altri paesi, ma, cosa fantastica, era composto da diverse fasce d’età. Tony Hadley ama la prima parte del film dove si vedono i loro quartieri, come erano da bambini, e poi gli scioperi contro la Thatcher, la sua politica economica. “Insomma non è solo un film su di noi ma sul tempo, sul decennio che vivevamo”.
Per Steve Norman la cineasta è riuscita a comprendere l’amicizia che legava i componenti del gruppo, anche se hanno smesso di suonare insieme, oltre a cogliere l’essenza degli anni ’80.
Per Gary Kemp, che ama il cinema di Kubrick, Nuovo Cinema Paradiso e Goodfellas, il film tratta un’epoca in cui c’erano due punti d’interesse per i giovani, la moda e la musica pop; oggi ci sono molte più possibilità per ricercare la propria identità. “Noi pensavamo di vivere nel futuro, nel luogo più moderno. Nel film ci rivediamo ingenui e semplici e in quell’epoca si poteva esplorare il mito. Oggi invece è possibile vedere tutto sui telefonini, caricato su youtube, mentre noi allora non permettevamo alle majors di entrare nei locali dove suonavamo”.

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