Dopo l’avventura di Luna Italiana, il documentario che nel cinquantenario dell’allunaggio raccontava la magnifica vicenda dell’italoamericano Rocco Petrone in una delle più grandi imprese umane, film premiato come Miglior documentario al Tsiolkovsky Space Fest, uno dei più importanti festival mondiali del settore, Marco Spagnoli torna a raccontare il contributo dell’Italia alla grande epopea dell’esplorazione dello Spazio e il suo futuro.
Spazio Italiano – 60 anni alla scoperta dell’Universo: dal San Marco alla Space Economy, il nuovo film documentario diretto da Spagnoli e scritto con Francesco Rea, racconta una storia lunga, avventurosa, ricca di protagonisti, e soprattutto decisiva più di quanto non sia noto. Prodotto da Istituto Luce-Cinecittà con il Patrocinio di Agenzia Spaziale Italiana, MIC – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, Roma Capitale e con il sostegno di Thales Alenia Space, CIRA, Altec, Sardegna Film Commission, Lucana Film Commission, Aeronautica Militare Italiana, il film si avvale della narrazione di due inediti appassionati come Ficarra & Picone.
Testimonial del film è Franco Malerba, primo astronauta italiano della storia, avendo fatto parte dell’equipaggio portato in orbita dallo Space Shuttle Atlantis il 31 luglio 1992 nel corso della missione STS-46. A lui, che con Spagnoli sta realizzando delle riprese negli Studios di Cinecittà, chiediamo di raccontarci il rapporto tra lo spazio ‘vero’ e quello che si vede al cinema: “In pellicola abbiamo la fortuna di avere una doppia corsia – dice – quella della fantascienza più pura e quella più ‘realistica’, che ci racconta l’avventura nello spazio spesso anticipando le tappe che poi la tecnologia compirà nella realtà, e anzi spesso le ispira. C’è un confine molto sottile, e penso ad esempio ad Apollo 13, formidabile rappresentazione drammatica di quello che fu un naufragio nello Spazio, conclusosi fortunatamente con il salvataggio dell’intero equipaggio. E poi ci sono i classici come 2001 – Odissea nello Spazio, che ha anticipato la costruzione di una Stazione Spaziale, certo meno sofisticata di quella immaginata da Kubrick ma molto che ci permette di orbitare intorno alla Terra e sperimentare l’assenza di gravità. Vale in generale per tutta la fiction: ad esempio nel romanzo ‘Le fontane del Paradiso’ si immagina un ascensore che permette di viaggiare dalla Terra a un satellite semplicemente premendo un bottone, piuttosto che sedersi su pericolosi razzi. Nella nostra missione del ’92 abbiamo sperimentato in via molto embrionale un sistema di cavi per orbitare nello Spazio. Tornando al cinema, penso a Interstellar che si spinge fino al confine di ciò che sappiamo, parlandoci di relatività e dimensione del tempo e raccontando poi una storia molto umana di amore paterno. E Gravity , estremamente più ricco di suggestioni di quello che poi è in realtà un volo spaziale, ma con moltissime finezze. Pensiamo ad esempio a quando Sandra Bullock tornata sulla Terra fatica a rialzarsi perché abituata all’assenza di peso. E’ un’esperienza che io stesso ho sperimentato al ritorno nel ’92, i muscoli devono riavviarsi e il corpo va riprogrammato. E io tutto sommato ero stato su solo 8 giorni, un tempo relativamente breve”. Malerba organizza a Busalla, dove è nato, il Festival dello Spazio (www.festivaldellospazio.com), di cui ama definirsi ‘architetto’, per la divulgazione, con linguaggio comprensibile a tutti, di temi di materia spaziale e in particolare quest’anno sulla presenza di acqua nel Cosmo, chiaramente legata anche ad eventuali forme di vita.
Anche la Sardegna è stata coinvolta nelle riprese del documentario con il racconto di luoghi straordinari come il Sardinia Radio Telescope di San Basilio e l’Osservatorio Astronomico di Cagliari grazie alsostegno della Fondazione Sardegna Film Commission della Regione Autonoma della Sardegna che sta assistendo la produzione per gli aspetti logistici e le relazioni sul territorio. Le altre location coinvolte sono: la miniera Sos Enattos di Lula, la grotta Sa Oche e Su Bentu e la valle di Lanaittu a Oliena, il complesso nuragico Sa Sedda e Sos Carros di Oliena, le tombe dei giganti Madau a Fonni. L’uscita del documentario è prevista per l’estate 2021.
“L’esperienza aereo-spaziale italiana è ancora tutta da raccontare ed è certamente fonte di ispirazione per le più giovani generazioni – conferma l’Assessore regionale alla Pubblica Istruzione Andrea Biancareddu – Siamo felici che la Sardegna ritrovi la giusta centralità nella memoria sociale italiana come terra di ricerca, di scoperta e di talenti. L’investimento sul Cinema che la Regione Sardegna conferma di anno in anno, ritenendolo essenziale strumento di promozione culturale, conoscenza storica e divulgazione scientifica prova ancora una volta la sua validità. Siamo fiduciosi che ulteriori frutti dal documentario arriveranno presto, non solo dalla promozione nei principali festival internazionali ma anche dalla diffusone in tutte le scuole dell’isola”.
“E’ un progetto a cui tenevo molto – spiega Marco Spagnoli – perché è una storia mai raccontata e affascinante. Io stesso ne sono rimasto sorpreso perché è piena di genialità e l’Italia è una potenza spaziale riconosciuta che non siamo abituati a pensare in questo modo. Ha primati importanti che si riflettono sul piano occupazionale, su quello scientifico e tanti altri livelli. La raccontiamo dagli inizi fino all’epoca attuale, la Space Economy e le grandi innovazioni. Lo facciamo con la viva voce dei protagonisti tra cui Malerba, Roberto Vittori, tanti protagonisti, scienziati, ingegneri e così via ma anche con la voce di figure carismatiche, come Amalia Ercoli-Finzi, grande ingegnera soprannominata ‘la signora delle comete’. Tutte queste personalità non erano mai state omogeneamente raccontate, tutto impreziosito dallo straordinario Archivio dell’Istituto Luce.
Io penso che lo Spazio vero sia stato ispirato dalla fantascienza, ma il racconto dello Spazio, guarda Interstellar, scritto da Kip Thorne, che ha vinto sia il premio Nobel che l’Oscar, dimostra come i due campi si influenzino. Non vediamo più film, come negli anni ’60, che andavano contro le leggi della fisica, c’è un approccio più esatto. E sulle piattaforme è pieno di prodotti sia di fiction che documentaristici legati allo Spazio, era l’ora di raccontare anche quello italiano. Ho già un progetto di fiction per una delle storie che mi hanno raccontato. Alcuni racconti sono talmente straordinari che sembrano finzione. Questo documentario racconterà cose sorprendenti, ma solo perché non le sappiamo. Ad esempio oltre il 50% dei moduli della Stazione Spaziale Internazionale è costruito a Torino. Alcune aziende lavorano nel campo del cibo spaziale. Una ditta pugliese ha commercializzato orecchiette per gli astronauti. E tutte le sonde hanno tecnologia italiana. Siamo apprezzatissimi in quel campo.
Il doc su Rocco Petrone è ancora in onda su History Channel on demand e mi ha dato molte soddisfazioni. Vincere lo Tsiolkovsky è come vincere un Oscar del cinema spaziale. Mi fa piacere raccontare le storie dello Spazio legate all’italia. Abbiamo bisogno di storie positive e questa lo è”.
Diretto da Fabrizio Corallo che ne firma anche la sceneggiatura con Silvia Scola, è ricco di testimonianze e materiali d’archivio. Con Luca Argentero e Barbara Venturato
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