TORINO. “Non sono candidato a diventare il direttore del Festival di Torino, è una questione astratta. Sono nell’età giusta per continuare a fare il regista, lavoro che richiede molte energie e io tra l’altro ne ho già poche”. Così Paolo Sorrentino, presidente della giuria del Concorso Torino 30, smentisce quanto scritto oggi dalla stampa locale che inserisce il suo nome in una rosa di possibili successori di Gianni Amelio, nonostante la candidatura di Gabriele Salvatores, anticipata nei mesi scorsi, non sia mai venuta meno.
“Ho accettato di fare il presidente di giuria, non solo in quanto è una divagazione dal mio lavoro ma perché il TFF rappresenta per me un festival di riferimento. L’ho frequentato da ragazzo e successivamente quando ho presentato dei cortometraggi. A Torino – afferma il regista – c’è sempre stato del grande cinema, il festival non ha un’identità incerta come accade per altri, ha una linea editoriale molto precisa, un meraviglioso pubblico e l’impatto tra quest’ultimo e i film è molto chiaro. Trovarmi adesso con una mansione così importante mi onora, anche perché Amelio è uno dei più importanti conoscitori del cinema”.
Non avrà un approccio particolare nel giudicare le opere in concorso, ma si augura “di essere sorpreso dai film visti, dato che con il passare degli anni questa eventualità non è frequente”. Quanto ai criteri Sorrentino intende discuterli presto con i colleghi giurati e poi deciderli insieme. “Non sono ancora sicuro di avere dei gusti cinematografici”. Comunque tra i film visti ha amato Amour e Bella addormentata. Sul forfait di Ken Loach preferisce non commentare, “ognuno fa come vuole, sarebbe fuori luogo dire la mia”.
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