Casamatta è una residenza socio assistenziale con sede a Quartu Sant’Elena, in Sardegna, in cui vivono otto persone con disagi mentali che, col sostegno degli operatori, conducono una vita quanto più possibile normale nonostante il loro problema. Non sono rinchiusi, possono uscire quando vogliono – accompagnati dagli assistenti oppure dai loro stessi familiari, che frequentano costantemente la casa – e partecipano a tutte le riunioni in cui si parla di cose che li riguardano. Il principio seguito, considerato all’avanguardia nel panorama italiano e mondiale, è che disagio mentale non necessariamente significa incapacità di intendere e di volere. Schizofrenia e depressione sono sì malattie serie che necessitano di cure particolari, ma non annullano affatto il senso critico della persona, la capacità di formulare pensieri e progetti e tanto meno le loro emozioni e il suo bisogno d’affetto e attenzioni.
Dopo 17 anni di attività, la casa, diretta da Gisella Trincas, presidente dell’associazione Asarp Casamatta e sorella di una delle ospiti, rischia di chiudere. L’associazione non riesce a far fronte alle spese, il contratto d’affitto è in scadenza e il proprietario non intende rinnovarlo. A peggiorare la situazione, un’inchiesta, per cui si mette in dubbio l’idoneità della struttura – che non è medica. Gli ospiti della casa vanno dal dottore quando ne hanno bisogno, come ciascuno di noi – e addirittura la buona fede morale di chi la dirige. Questo, principalmente, perché il suo modo innovativo di assistere le persone con disagio mentale non piace a chi usa metodi più ‘tradizionali’.
A chiarire la situazione, ma anche e soprattutto a parlare di questo progetto, unico nel suo genere, arriva il bel docu-film Roba da Matti di Enrico Pitzianti, che si è introdotto nella casa ed è stato a contatto per tutto il tempo delle riprese, circa un mese, con gli assistenti e gli assistiti. “Avevamo già in mente di fare un film su Casamatta – racconta il regista – ma quando Gisella mi ha chiamato raccontandomi com’era la situazione, mi è venuto spontaneo cercare di fare qualcosa per aiutare. Presto mi sono accorto che, dal documentario puro, il progetto stava prendendo un’altra piega. Durante le riprese accadevano delle cose e io ho capito che c’erano dei veri e propri snodi narrativi. Per me è un film vero e proprio, si può dire che io l’abbia scritto in fase di montaggio, come se fosse una sceneggiatura. Non classica, certo, ma ho tentato di tradurre, con il montaggio, i colpi di scena che accadevano nella realtà nel linguaggio che si addice al cinema. Dopo c’era il problema di distribuirlo. E allora mi sono rivolto al sindaco di Quartu, Mario Contini, proponendogli di aiutarmi promuovendo così il territorio in maniera innovativa, non con il solito scenario da cartolina. Quartu è in fondo la terza città dell’isola, con i suoi 75.000 abitanti”.
E così il film è uscito, prima in Sardegna, il 16 marzo, raccogliendo la non indifferente cifra – tenendo conto dei mezzi a disposizione – di 5.000 spettatori. Ora arriva nel resto d’Italia, dal 20 aprile, prima in sala a Roma, Milano e Genova e in seguito con eventi organizzati assieme alle associazioni che si occupano di salute mentale. L’elenco delle sale, assieme a tutte le informazioni, è disponibile all’indirizzo www.robadamattifilm.com.
“Come sempre faccio – racconta Gisella Trincas – mi sono confrontata con gli ospiti della casa, spiegandogli che c’era la possibilità del film e che Enrico sarebbe dovuto rimanere a contatto con tutti noi per molto tempo. Eravamo in una situazione difficile, tranquilli ma anche provati e molto arrabbiati, per via della calunniosa denuncia. Il film ci ha reso giustizia”.
E cinematograficamente parlando, la presenza del regista nella trama funziona anche molto. Gli ospiti della casa presto dimenticano di avere una telecamera puntata addosso e si aprono, si confidano proprio con Enrico, regalando i momenti più commoventi della pellicola. “Io ero dubbioso – dice il regista – sulla possibilità di lasciare queste sequenze. Ma il montatore ha insistito, e sono contento di aver fatto questa scelta. Nel film si parla della normalità della follia, contrapposta invece alla follia dei cosiddetti ‘normali’, che viene dall’esterno. E’ stato bello sentire una bambina, dopo aver visto il film, commentare: ‘Ma questi matti sono persone normali’. Ma il film non ha trovato accoglienza né a Venezia né a Torino, forse perché senza spinte”.
L’anteprima stampa si è svolta al Teatro Valle occupato, luogo di resistenza per una storia di resistenza. Hanno partecipato anche il sindaco di Quartu, lo psichiatra Luigi Attenasio e la scrittrice Michela Murgia, che spiega: “Matta in sardo è un termine che indica l’albero, con il suo tronco, i suoi rami e le sue radici. Quel che è fondamentale per le persone con disagio è mantenere forte il sistema di relazioni”.
Dopo l’uscita del film, la scadenza dello sfratto è stata rinviata a dicembre. Un bell’aiuto, ma non una soluzione. “Siamo ancora alla ricerca di un nuovo posto dove andare – conclude Trincas – e non è facile trovare un padrone di casa disposto a supportare il nostro progetto. Il capodanno dovremo comunque passarlo in un posto diverso”.
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