‘Solo per me’, tra sex working e arte del desiderio

A metà tra storia sentimentale e di formazione, il film di Lucie Borleteau racconta di Aurore, una giovane donna francese che inizia a lavorare come ballerina di strip-tease. Nelle sale dal 21 marzo


Il genio della lampada, il pozzo dei desideri: da sempre la fiaba racconta il desiderio come qualcosa di esplicito e impellente che spinge avanti le nostre vite. Non è molto diverso da quello che fa Lucie Borleteau con il suo nuovo film Solo per me, in anteprima al C-Movie Film Festival e nelle sale dal 21 marzo. “Al mio unico desiderio” è il nome del locale di strip-tease parigino attorno a cui ruota la trama, Aurore (proprio come ne La bella addormentata nel bosco) è il nome d’arte scelto dalla sua protagonista, che come un’eroina fiabesca entra nel luogo del desiderio per uscirne cambiata per sempre. Lì troverà delle compagne d’avventura, uno stimolo creativo, la tentazione del denaro, il pericolo e, soprattutto, il primo grande amore.

Per il resto, di fiabesco in questa storia c’è ben poco. Solo per me è un film a metà tra la storia di formazione e quella sentimentale, in cui seguiamo l’ingresso della giovane Aurore nel mondo del sex working e insieme il rapporto di sorellanza che sforerà in una vera e propria relazione con Mia, ballerina di strip-tease che sogna di diventare un’attrice. Seppure raccontando con brillantezza, vitalità e ottimismo un mondo fatto di donne libere e consapevoli, Borleteau non semplifica il tema del sex working, arricchendolo inevitabilmente con quello delle molestie e della condizione delle donne nella nostra società. Gli argomenti cari al movimento #metoo entrano nel film di soppiatto, secondariamente, senza pietismi e con inattaccabile coerenza.

Fondamentali le interpretazioni di Zita Hanrot e Louise Chevillotte, che prestano il loro talento e i loro giovani corpi a un film molto incentrato sulla sessualità esplicita. In Solo per me, la nudità è un modo per strappare i veli del conformismo sociale, un’occasione di liberazione e di sperimentazione. “Mi ha sempre affascinato l’idea che alle donne possa piacere mostrare il proprio corpo. – dichiara la regista – Nell’arte in generale, e nel cinema in particolare, il corpo femminile è stato abbondantemente utilizzato come elemento ammaliante o strumento di marketing, con differenze da un periodo all’altro. Come personaggio, la spogliarellista è spesso rappresentata come una vittima o come un’incantatrice. Per quanto mi riguarda, volevo far sperimentare al pubblico quello che può provare una giovane donna che inizia a cimentarsi nello striptease”.

Da ogni scena traspare un rispetto enorme per le sex-worker (ballerine o prostitute che siano), si evidenzia la loro energia vitale, la creatività artistica, la forza di farsi rispettare come donne e come lavoratrici. “Volevo davvero che il film fosse gioioso, poiché lo strip-tease è spesso stato rappresentato in modo squallido sullo schermo. – continua la regista – Ma l’ingenuità era fuori questione – mostro quali cose raccapriccianti accadono nelle stanze private, come all’inizio del film, o fuori dal club, come all’addio al celibato. Ho scelto di introdurre quell’aspetto nella prima parte, ma anche di lasciare prevalere il divertimento. Perché è ciò che ho visto di persona nel club che ha ispirato l’ambientazione. Ho incontrato donne che sperimentano gioiosamente molte cose diverse sul palco. Molte di loro si divertono a scherzare, sono audaci, superano i limiti della decenza e fanno ridere il pubblico”.

Ma se Solo per me è un film che coglie l’attimo e colpisce il bersaglio, non è solo per la freschezza della sua ambientazione, quanto per la cura con cui sono scritte (e interpretate) le due protagoniste, alimentate da un conflitto che brilla di autenticità: due donne a contatto ogni giorno con il desiderio altrui, ma che possono trovare la felicità solo facendo i conti con il proprio. “Il personaggio di Aurore osserva molto. Non ha progetti, non si conforma alle aspettative della società. Vuole vivere la vita appieno. Coglie l’attimo e aiuterà anche l’ambiziosa Mia a vivere meglio il presente. È la sua forza e la chiave della sua libertà”.

Borleteau ci regala un film pieno di scene memorabili, impreziosite da un erotismo giocoso e mai volgare, un’opera che non dimentica l’atrocità e la violenza che ci circondano, ma le ribalta per farci concentrare sugli aspetti più positivi della vita: i sogni e l’amore, il coraggio di raggiungerli e, soprattutto, quello di abbandonarli.

Carlo D'Acquisto
18 Marzo 2024

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