SOLE NEGLI OCCHI


Il delitto di Novi Ligure non c’entra nulla con Sole negli occhi. Andrea Porporati lo ripete spesso come a mettere le mani avanti. L’ex sceneggiatore delle Piovre voleva rivisitare il dostoevskiano Delitto e castigo, ma cita anche le Lettere luterane di Pasolini, e si è trovato invece fra le mani un fatto di cronaca. Un figlio ammazza il padre, quasi senza motivo, in modo cruento e assurdo: c’è in vendita un appartamento che vale parecchi soldi, c’è una separazione dalla madre anni prima, un evento traumatico che risale all’adolescenza e che resta volutamente non chiarito. C’è, di sicuro, un forte disagio mentale. Ma non spiegazioni psicoanalitiche. “La ragione dell’omicidio – dice il neoregista – è nel separarsi dagli esseri umani e dagli affetti; nella dittatura della felicità in cui siamo immersi; nella fantasia di una liberazione dalle proprie ossessioni attraverso l’omicidio e persino nel metafisico desiderio di rifondare un’etica”.
A Raskolnikov e alla sua febbrile immersione nel male ha pensato anche il protagonista, Fabrizio Gifuni, attore sensibile e in crescita costante, dal cinema di Tavarelli a L’amore probabilmente di Giuseppe Bertolucci. “Ho evitato le scorciatoie della patologia, come fanno tutti quando si parla di questi omicidi. Marco vive un malessere, non una malattia. Si è chiamato fuori dal consorzio umano per anni, dopo il delitto comincia a incontrare la normalità – le persone, Rimini – e innesca un lento risveglio: finalmente percepisce il senso di colpa”.
Il film, che esce venerdì 23 nelle sale grazie a 01 Distribution, ha anche portato all’estero un’immagine diversa – non da cartolina – dell’Italia. Da Annecy, dove ha vinto il Grand Prix 2001, agli Stati Uniti e al Canada, dove scoprirci lontani dall’idea rassicurante anni ’50 delle famiglie unite ha fatto molto discutere. Tema inquientante anche per la Rai, che coproduce e manderà in onda. “Un film difficile ma interessantissimo che ci ha consentito di individuare un talento: lo abbiamo considerato un rischio calcolato”, dice Carlo Brancaleoni di Raicinema. Ma il produttore Maurizio Tedesco (Sorpasso Film) rievoca una lunga ricerca e la difficoltà di fare cinema di questo tipo in Italia.

autore
20 Novembre 2001

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