Sofia D’Elia: “Recitare è un viaggio nell’anima”

L'attrice 17enne interpreta Alda Merini da adolescente nel film tv di Roberto Faenza 'Folle d'amore', in onda giovedì 14 marzo in prima serata su Rai 1


Sofia D’Elia, neanche 18 anni, è nata e cresciuta a Canosa di Puglia, con origini francesi da parte di madre. Sin da bambina è rimasta affascinata dai film di Tim Burton, con il quale sogna di lavorare, così come con Luca Guadagnino. Da adolescente ha iniziato i primi corsi di recitazione, poi sono arrivati i provini. Il debutto è stato con un piccolo ruolo in una fiction della Rai, l’esordio al cinema in Lucania di Gigi Roccati, fino all’incontro con Roberto Faenza, che prima le ha affidato un personaggio in Hill of Vision e poi l’ha richiamata per Folle d’amore-Alda Merini, una coproduzione Rai Fiction e Jean Vigo Italia, in onda giovedì 14 marzo in prima serata su Rai 1.

Nel film tv la 17enne interpreta Alda Merini da adolescente (che da adulta ha il volto di Laura Morante e da giovane di Rosa Diletta Rossi). Un ruolo assai complicato dove D’Elia ha cercato di indagare nella natura umana della poetessa e scrittrice, come cerca di fare in ogni personaggio che interpreta. “Per me recitare è sempre un viaggio nell’anima”, racconta a CinecittàNews.

Sofia, interpretare Alda Merini non sarà stato semplice.

Ho avvertito un grande senso di grande responsabilità, trattandosi di un personaggio importante dell’ambiente culturale italiano. Ho cercato di andare nel profondo di una giovane divisa tra genio e follia sin dall’età adolescenziale. È stata lei a raccontare che a 15 anni ha incontrato le prime ombre della sua mente. È stato importante affidarmi alla sceneggiatura e alle indicazioni di Faenza, ma anche leggere interviste, scritti e il romanzo dal quale il film è tratto, Perché ti ho perduto di Vincenza Alfano. Sono partita da me stessa per costruire la personalità di un’adolescente, cercando di allontanarmi da una possibile imitazione.

Hai dovuto trovare il giusto equilibrio.

Ogni battuta e ogni verso di Alda Merini mi hanno aiutata. la sua vita è stata una poesia. Con il regista abbiamo lavorato soprattutto sull’impatto espressivo degli sguardi e sulla camminata di Alda Merini, una ragazza sognatrice con gli occhi puntati verso l’orizzonte, che non ha bisogno di guardarsi intorno. Quello in cui viveva non era un contesto facile per affermarsi. La figura femminile subiva dei segni di arretratezza sociali, si lottava anche per studiare. E questo si vedrà nel film, perché lei non sarà ammessa al liceo classico.

Avevi già lavorato con Faenza in Hill of Vision.

Sono onorata di esser stata diretta da lui due volte. Abbiamo instaurato un rapporto di fiducia, umano. È un regista che ogni attore vorrebbe, perché ti ha aiuta a costruire la scena. In quel film interpretavo Frank, la migliora amica di infanzia del premio Nobel per la medicina, Mario Capecchi. Avevo 13, 14 anni quando abbiamo girato ed è stato un ruolo importante a livello recitativo perché sono una ragazzina ai tempi della guerra, la leader di un gruppo che traina i suoi amici. Ho fatto un lavoro di ricerca per capire le emozioni di un’adolescente che vive un momento drammatico come la guerra, che quindi ha dei sogni, ma anche una libertà negata. Ho cercato di trovare la sua forza interiore. Per me recitare è sempre un viaggio nell’anima. Questo è un mestiere che ti aiuta anche a far uscire emozioni che non conosci.

Quando nasce il tuo amore per la recitazione?

Avevo 8, 9 anni quando ho iniziato a provare una fascinazione per il cinema e ad appassionarmi ai film di Tim Burton. È un autore che partendo dalla diversità riesce a raccontare quanto siamo tutti uguali. Ho guardato anche tanti film storici e drammatici. Mi piaceva immedesimarmi nei personaggi che vedevo. e così ho iniziato a frequentare dei corsi di recitazione e fare provini. Con tanta pazienza e tanta resilienza sono arrivati i primi risultati, una partecipazione in una fiction della Rai e un primo ruolo nel film Lucania di Gigi Roccati. 

A 17 anni quanto è difficile conciliare lo studio con questo lavoro?

Comporta sicuramente sacrifici. Io non ho mai messo la scuola in secondo piano, è stata sempre la mia priorità. Quando sono sul set o viaggio dedico comunque parte della giornata allo studio. Devo ringraziare la mia famiglia che mi sostiene e i professori e la scuola che mi aiutano in questo percorso.

Questo è un mestiere che può dare anche delle delusioni.

I miei genitori mi sono stati vicini sempre. Nei momenti più belli in cui gioire, e anche nei momenti no, come un provino che non va. È normale che quando desideri tanto qualcosa, se non la ottieni ci rimani male. Ma fa parte della vita in generale. La luce non esiste senza l’ombra, quindi bisogna essere positivi, anche per vivere serenamente questo lavoro.

Il futuro come lo vedi?

Intanto penso a finire il liceo. Sono al quarto anno di scientifico. Poi vorrei trasferirmi a Roma per provare ad entrare al Centro sperimentale di cinematografia o all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio d’Amico. Da quando ho 9 anni studio anche canto leggero e recentemente ho iniziato con il lirico. Mi piace l’arte in genere. Il canto aiuta la recitazione e viceversa. Sul set del film su Alda Merini la conoscenza della musica mi è servita molto. Lei trasforma le sue emozioni in armonia e saper suonare il pianoforte è stato fondamentale.

Qual è il tuo film preferito di Tim Burton?

Sicuramente La sposa cadavere. Ho anche apprezzato la sua serie, Mercoledì, sicuramente un progetto più moderno rispetto ai film che ha fatto. Ha saputo dare una luce diversa a questa ragazza così cupa. In qualche modo mi sento affine a lei.

In che cosa?

Oggi i giovani sono divisi tra chi combatte per i raggiungimenti dei propri obiettivi e chi prende la vita con troppa leggerezza e divertimento. Io sono fin troppo razionale, come Mercoledì, quando forse dovrei vivere la mia vita anche svagandomi di più. Sarà che sono stata chiamata a crescere prima rispetto ai miei coetanei, per via del percorso artistico che ho scelto di intraprendere.

Con quale regista italiano sogni di lavorare?

Con Luca Guadagnino. È un autore che sa raccontare i giovani e scegliere attori dal grande impatto espressivo che riescono a far arrivare i messaggi che lui vuole dare attraverso le tematiche che affronta. Sarebbe un grande onore essere diretta da lui.

 

(Photo credits: Maria Vernetti)

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