BERLINO – Non sarà un ritiro, ma una pausa, quella che Steven Soderbergh aveva annunciato di volersi prendere dai set cinematografici una volta portati a termine i progetti già aperti. Tra questi c’è Side Effects, il “thriller farmaceutico” che ha portato oggi in concorso alla Berlinale, insieme ai suoi protagonisti Jude Law e Rooney Mara, e allo sceneggiatore Scott Z. Burns.
“Mi piaceva l’idea di girare un thriller come questo ora che sono al crepuscolo della mia carriera – si è poi giustificato, ridendo, il regista di Traffic – Prima di cadere in pezzi ho voglia di fare le cose che davvero mi divertono”. Ma la lontananza dal cinema – probabilmente determinata dagli “effetti collaterali” della sua industria – assicura, sarà solo temporanea. Intanto Side Effects promette di divertire il pubblico, con la storia molto hitchcockiana di una donna che soffre di crisi depressive e dello psichiatra che la prende in cura dopo quello che sembra un tentativo di suicidio. Emily/Mara ha 28 anni e un marito Martin (interpretato da Channing Tatum) che adora, e che è appena uscito di prigione dopo aver scontato 4 anni per insider trading. Ma ha dei crolli nervosi improvvisi, come quello che l’ha portata a schiantarsi, di proposito, contro un muro con la macchina. E’ lì che interviene il dottor Banks/Law, che le concede di rimanere fuori dall’ospedale psichiatrico a patto che segua una rigida terapia di psicofarmaci, non senza aver prima consultato l’ex-psichiatra della ragazza (Catherine Zeta-Jones). Ma tra gli effetti collaterali del farmaco c’è anche il sonnambulismo e, in casi estremi, l’omicidio “inconsapevole”.
Quello che parte come un thriller di denuncia sul potere ingannevole delle case farmaceutiche e sui rischi degli antidepressivi, però, vira più volte verso altre direzioni più psicologiche, con colpi di scena e ribaltamenti di campo continui, tra giochi in borsa e sorprendenti manipolazioni. “L’obiettivo di questo racconto – ammette lo sceneggiatore Scott Z. Burns – era di ribaltare continuamente le aspettative del pubblico, anche quelle sul genere cinematografico che abbiamo usato”. Mentre il suo “socio” regista (insieme hanno realizzato anche Contagion e The Informant), conferma: “Cerco di avvicinarmi a ogni nuovo film come se dovessi distruggere quelli precedenti. Ora volevo fare un tipo di film che non avevo mai fatto prima, e volevo che fosse snello, pulito, semplice”.
Interpellato invece sul maestro del brivido, Soderbergh spiega invece che “Ciò che rende i film di Hitchcock così divertenti e sempre importanti non sono tanto i motivi tecnici e le innovazioni linguistiche quanto invece il fatto che tutto ruoti intorno alla colpa, un materiale narrativo sempre interessante. In questo film la colpa si trasferisce costantemente da un personaggio all’altro”. Così come cambia il punto di vista, con la macchina da presa che per il primo “atto” segue la vicenda di Emily, poi sposta la sua attenzione sul dottor Banks, che nel frattempo ha perso carriera e famiglia a causa della cattiva pubblicità. Jude Law, invece, ci ha tenuto a rivendicare che non prende “nemmeno le pillole per il mal di testa”.
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