Il grande autore della cinematografia inglese Roger Deakins, 13 nomination e due premi Oscar, illustra sulla rivista ‘American Cinematographer‘ i suoi sei film preferiti. I primi due in ordine cronologico sono stati diretti da Michelangelo Antonioni e da Sergio Leone.
L’avventura (1960), cinematografia Aldo Scavarda. “Avevo visto il film per la prima volta quand’ero adolescente. A quell’epoca lo guardavo con occhi diversi, non m’interessava granché la vicenda. Ero rimasto avvinto dalle immagini e dalla costruzione delle inquadrature. Mi sono sempre interessato alle differenze culturali tra film di diversi paesi e al modo in cui gli stili dei film internazionali si sono via via sviluppati e diversificati. Conoscevo il neorealismo italiano e ho trovato interessante vedere come Antonioni si accostasse ai personaggi e alle ambientazioni. Ci sono tante cose nel film che non seguono una narrazione tradizionale, ed è proprio questo che mi piace. C’è una scena ad esempio in cui i due protagonisti si fermano in un piccolo borgo deserto. Sono circondati da architetture fasciste con una chiesa al centro. Si fermano lì e camminano, non si sa cosa stiano facendo né perché siano lì. E poi se ne vanno. Ma c’è qualcosa in quella scena che è davvero coinvolgente, anche se non capisci il senso vedendola la prima volta. A me piacciono i film con un sottotesto che fa riflettere e ti spinge a rivederli”.
C’era una volta il West (1968), cinematografia Tonino Delli Colli. “Tematicamente è simile a L’assassinio di Jesse James per mano del codardo Robert Ford o a Il mucchio selvaggio, film centrati cioè su dei personaggi fuori dal proprio tempo. Non riescono più a tenere il passo e si sentono sconnessi rispetto agli sviluppi del mondo circostante. Un film funziona meglio quando si esprime con immagini e suoni, non dev’essere fatto solo di dialoghi basandosi su una narrazione lineare. Un film non è un romanzo né un testo radiofonico. Mi è sempre piaciuto scoprire all’inizio del film che Henry Fonda interpreta il cattivo. Ho letto da qualche parte che Fonda non aveva capito perché Leone l’avesse scelto per quel ruolo fino al momento in cui la macchina da presa non ha inquadrato la sua faccia. Aveva interpretato l’eroe in Alba di gloria e in tanti altri film, eppure ora fa il cattivo che ordina a uno dei suoi scagnozzi di uccidere un bambino! Adoro anche la sequenza in cui Claudia Cardinale arriva alla stazione ferroviaria, sale su un carro e la mdp si eleva maestosamente verso il cielo. Di solito non mi piace quel tipo di inquadrature grandiose ed elaborate, ma Leone sta creando un’opera lirica, quindi quei movimenti di macchina esagerati funzionano. Quando uno stile del genere si sposa con la colonna sonora magnifica di Ennio Morricone si trascende la semplice narrazione, diventa un poema. È magico ciò che il cinema riesce talvolta a fare, nessun altro mezzo espressivo ci riesce”.
Gli altri film prediletti da Roger Deakins: L’armata degli eroi (1969) di Jean-Pierre Melville, fotografia Pierre Lhomme e Walter Wottitz: Solaris (1972) di Andrej Tarkovskij, fotografia Vadim Yusov; Và e vedi (1975) di Èlem Klimov, fotografia Aleksei Rodionov; Elena (2011) di Andrey Zvyagintsev, fotografia Mikhail Krichman.
Sir Roger Deakins gestisce un proprio podcast e di recente ha dato alle stampe Byways, un volume di fotografie dedicate ai mutevoli paesaggi della natia Inghilterra edito dall’American Society of Cinematographers-ASC.
https://ascmag.com/articles/roger-deakins-asc-bsc-six-favorite-films
Ruocco è scrittore, giornalista, attore, documentarista, organizzatore di eventi. Dal 2012 fa parte dello staff organizzativo del Fantafestival e dal 2020 è parte del comitato editoriale di Heroes International Film Festival
Raccontare il cinema italiano attraverso le voci dei produttori. E’ l’idea che guida “Champagne e cambiali”, il volume di Domenico Monetti e Luca Pallanch, uscito in questi giorni in libreria con Minimum Fax in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia
L'autore Gianfranco Tomei insegna Psicologia Generale, Sociale e della Comunicazione presso la Sapienza di Roma. E' esperto di linguaggi audiovisivi e multimedialità e autore di romanzi, cortometraggi e documentari
Il termine ‘audiodescrizione’ non è ancora registrato nei vocabolari e nelle enciclopedie. Nell’editor di testo di un computer viene sottolineato in rosso, come un errore. Una parola che non esiste, un mare inesplorato. Di questo e di tanto altro si è parlato alla presentazione del libro di Laura Giordani e Valerio Ailo Baronti dal titolo “Audiodescrizione. Il Signore degli Anelli. La compagnia dell’AD” (edito da Hoppy) che si è tenuta ieri alla Casa del Cinema di Roma