Il Diavolo fa le pentole e a volte pure i coperchi. Chiedetelo a Marta Gastini, attrice ventiduenne di Alessandria che ha debuttato con Pieraccioni in Io & Marilyn e ora si ritrova nel bel mezzo di una produzione internazionale. Si tratta de Il rito di Mikael Håfström, in uscita l’11 marzo con Warner, dove affianca nientemeno che Sir Anthony Hopkins guadagnandosi ben due spazi nell’inquietante locandina. Ora l’attrice è a Praga sul set de I Borgia, una produzione francese.
I meriti ci sono, perché il ruolo di Rosaria, la ragazza indemoniata coprotagonista del film, è difficile: primo, perché non è certo qualcosa in cui ci si imbatte nella vita di tutti i giorni. Ma soprattutto, perché non può che scattare il confronto con Linda Blair, primissima ‘bambina posseduta’ del grande schermo che nel ’73 terrorizzava e scandalizzava il pubblico nel capostipite indiscusso del filone, L’esorcista di William Friedkin, urlando sconcerie irripetibili, deflorandosi con un crocifisso e, con l’aiuto degli scioccanti effetti speciali di Marcel Vercoutere, ruotando la testa di 360° e vomitando crema di piselli in faccia a padre Max Von Sydow.
Il rito, almeno all’inizio, cerca di mantenere un approccio un po’ più realistico, giocando sul più classico dei dubbi: abbracciare la fede o scegliere la scienza, credere all’esistenza del Diavolo, e dunque anche a quella di Dio, oppure cercare di curare la presunta possessione con un più tradizionale e ortodosso intervento psichiatrico. In bilico tra queste posizioni contrastanti si trova il seminarista Michael Kovak (Colin O’Donoghue), che troverà infine la sua strada – lastricata di buone intenzioni, come da tradizione – grazie all’aiuto di padre Lucas (Hopkins), battagliero sacerdote con una carriera di esorcismi ‘difficili’ alle spalle.
Marta Gastini non è l’unico elemento italiano del film che, ambientato e parzialmente girato in una Roma da incubo, vede partecipare anche Maria Grazia Cucinotta, in un ruolo secondario ma importante. Tra le location Piazza della Repubblica, Piazza di Spagna, Ponte Sant’Angelo sul Tevere, Via della Conciliazione, e naturalmente il Vaticano, perennemente avvolto in un’ambigua luce spettrale. Altri ambienti sono invece stati ricostruiti a Budapest. Interpreti di rilievo sono anche Rutger Hauer nei panni del burbero padre del protagonista e Alice Braga, nel ruolo della giornalista Angelina.
Proprio dall’idea di un giornalista nasce il progetto che ha portato alla realizzazione del film, fortemente ispirato a fatti reali: Matt Baglio, un reporter residente nella Capitale, nel 2007 restò molto colpito dall’annuncio del Vaticano riguardo all’iniziativa di ricominciare ad istruire il clero sul rito dell’esorcismo, con l’intento di avere un esperto in materia in ogni diocesi del mondo. Ne nacque un libro: ‘The Rite: The Making of a Modern Exorcist’, poi adattato per il grande schermo dallo sceneggiatore Michael Petroni, a vantaggio di Håfström che resta subito affascinato dall’idea: “Non si tratta di un horror – commenta il regista – è un film immaginario che si basa però su una situazione reale e vera. Quando ho letto la sceneggiatura, ho sentito che affrontava l’idea del possedimento demoniaco da una prospettiva che non era stata ancora presa in considerazione”.
Certo tirar fuori un prodotto originale sull’argomento non è impresa facile. Di film con protagonista Satanasso esiste una lista sterminata, a partire dal film di Friedkin e dai suoi sequel e prequel: L’esorcista 2-L’eretico, da molti considerato superiore all’originale, L’esorcista III, diretto dall’autore del romanzo che ispirò la serie, William Peter Blatty, e poi il prequel in doppia versione, quella “commerciale” di Renny Harlin, L’esorcista-La genesi e quella “autoriale” di Paul Schrader, Dominion: a prequel to the Exorcist.
E ancora L’esorcismo di Emily Rose, del 2005, e Requiem (2006), ispirati al medesimo fatto di cronaca nera, passando per il recentissimo L’ultimo esorcismo (2010), diretto con stile finto-documentaristico. Per non parlare delle varianti in salsa blaxploitation (Abby, 1970) e ridanciana (L’esorciccio, 1975, Riposseduta, 1990). E poi ancora, in ordine sparsissimo, Rosemary’s Baby, La nona porta, Giorni contati, la saga de Il presagio. Tra i tanti, gli appassionati amano citare una produzione italiana, Chi sei? del 1974, diretto da Ovidio Assonitis.
Insomma, i film sul “signore del piano di sotto” sono veramente tantissimi. Probabilmente quando il demone de L’esorcista urlava in faccia all’attonito padre Merrin la biblica frase “Io sono Legione!”, aveva già in mente di infestare chilometri e chilometri di pellicola.
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