PESCARA – “Ho sempre voluto parlare di argomenti che non solo mi fanno ridere, ma che mi toccano personalmente, le cose che penso che siano sbagliate della nostra società, che alla fine sono il capitalismo e il patriarcato”. Ha dichiarato così Sio, il fumettista e animatore celebre per le sue strisce e per le sue animazioni infarcite di esilarante nonsense, ospite del Cartoons on the Bay 2024, che gli ha assegnato il Pulcinella Diversity Award.
L’impegno di Sio – nome d’arte di Simone Albrigi – nei confronti del tema dell’inclusività è stato sottolineato soprattutto in alcuni video, diventati virali. In particolare, quello in cui spiega cosa sia la Schwa. “Questo video nasce da una serie di conversazioni ed emozioni che ho provato durante la mia vita. – spiega nel panel a lui dedicato – Il maschile sovraesteso mi è sempre sembrato strano. Quando ho incrociato Vera Gheno, che provava a proporre e utilizzare questa alternativa, ho trovato le parole per descrivere ciò che non mi andava bene. Nel suo ultimo libro racconta come, nonostante il maschile sia utilizzato come neutro, diversi studi dimostrano che viene percepito prima come maschile. D’altronde solo negli ultimi anni abbiamo iniziato ad ascoltare chi non si identifica come maschio. Io cerco di informarmi, di imparare. Non dico la mia verità, ma cerco di ascoltare gli altri”.
C’è poi la storia dedicata al personaggio di Mariangiongiangela inserita nella nuova rivista Scottecs Gigazine. “Mariangiongiangela nasce come parodia di Antonella Clerici e dei programmi di cucina. – racconta Sio – Ho capito che volevo scavare nella sua backstory, e che la sua storia avrebbe potuto incrociarsi con esperienze personali. Una persona a cui stavano stetti gli stereotipi di genere e ha deciso di sperimentare. Utilizza tuti i pronomi, perché non le interessa, fa quello che vuole senza che la società la giudichi. Volevo raccontare quanto male possano fare gli stereotipi di genere. Ho due figli ed è quello che sto cercando di spiegare loro. A me hanno fatto, male, avevo solo amiche femmine, perché volevo solo fare fumetti e parlare di sentimenti. Da grande ho capito che va bene lo stesso. Il problema non erano i miei amici, era il patriarcato”.
“Abbiamo creato Gigaciao, la nostra casa editrice, – continua il fumettista – perché abbiamo individuato delle problematiche in primis che hanno a che fare con il denaro, in secundis con la distribuzione. Il sistema editoriale spreca molto, per vendere dieci devi distribuire 50. Noi abbiamo provato a costruire qualcosa, anche dei progetti crossmediali, come la serie animata Mega Tree Majokko. È stato un test per lavorare insieme e non fare sempre tutto io. Sto cercando anche di formare altri animatori e animatrici. È complicato perché voglio fare tutto io e non c’è abbastanza tempo, ho anche due figli”.
Abbiamo incontrato Sio, subito dopo il panel tenutosi all’Aurum di Pescara.
Sio, nel panel ci hai raccontato del perché sei molto legato alle cause dell’inclusività. Cosa provi a ricevere un premio dedicato a questo argomento?
Sono molto contento del fatto che finalmente un premio vada a un maschio. Non ce ne sono abbastanza. A parte gli scherzi, sono contento, ma sarei più contento se venissero premiate più persone non uguali a me. È la seconda volta che mi danno un premio per questo tipo di impegno, è un’altra spinta verso gli argomenti di cui voglio parlare. Ogni tanto dico, voglio parlare di una cosa che mi sta a cuore, l’ho fatto una volta ed è stato recepito benissimo, perfino con dei premi, quindi forse è il caso di ascoltarmi continuare a farlo.
Tra pochissimo la tua nuova rivista Gigazine compirà un anno. Sei soddisfatto?
Sì, molto. È sempre difficile andare in edicola, perché bisogna distribuire tantissimo, ma siamo molto contenti dei risultati, soprattutto nelle fumetterie, che sono dei posti che pensiamo sia importante preservare. Lavorare bene con le fumetterie e lavorare bene tra di noi. Stiamo cercando di costruire una roba nostra, con un ambiente in cui siamo contenti di lavorare. In questo momento stiamo facendo tutti troppo, ma ci stiamo impegnando per avere una quantità di lavoro giusta per tutti.
Cosa faresti se avessi un budget infinito?
Se avessi un budget infinito mi piacerebbe fare un’animazione lunga, un film d’animazione sostanzialmente. Ho anche tre soggetti pronti ad essere sincero. Tre idee, io ho sempre troppe idee. Il mio problema è che il file delle idee si allunga sempre.
Una delle parodie più divertenti che hai realizzato è quella su One Piece, tra l’altro uscita proprio nel periodo in cui veniva rilasciata la serie Netflix.
Non l’abbiamo fatto apposta! È stata una coincidenza, abbiamo fatto un sacco di parodie nel corso degli anni. Abbiamo fatto quella di Dragonball e adesso per il Gigazine ne vogliamo fare un’altra ed era naturale fare One Piece. Semplicemente non ci abbiamo pensato strategicamente, anche se avrebbe senso. Stiamo lavorando a One Piece Z, quando esce la nuova stagione della serie?
A breve, stanno per iniziare le riprese.
Ah ottimo!
A proposito, cosa ne pensi di questa nuova ondata di live-action che adattano prodotti animati e fumetti?
Per me non è mai un problema, riadattare, rimescolare le cose. L’importante è dare sempre abbastanza spazio alle persone che scrivono e dargli la possibilità di realizzare delle cose scritte bene. Il problema in questo momento è che il mercato e il capitalismo richiedono una quantità di cose a una velocità insostenibile. Di conseguenza il risultato è che spesso hai dei bravi scrittori che devono fare le cose nella metà del tempo che servirebbe e non hanno il tempo di rifinirle. Come dicono Miyamoto e Iwata di Nintendo, per quanto riguarda i videogiochi – ma funziona per tutti i media secondo me – una cosa che hai rimandato quando riesci a farla uscire rimane bella. Non è importante che esca nel momento giusto. Questa però è una cosa che può permettersi Nintendo. Potrebbero permetterselo anche dei colossi come Netflix, che però deve crescere perché ha degli shareholders e quindi deve fare uscire 600mila cose tutte insieme.
Ovviamente una versione live-action dei tuoi fumetti sarebbe difficile da pensare.
Più che una versione in live action mi piacerebbe scrivere un tipo di serie come The Mighty Boosh, una serie surreale matta del Regno Unito. Vede due protagonisti fare delle cose ed è strana. Una cosa semplice, con poco budget, ma fatta bene.
Quindi l’ipotesi di un Sio regista di prodotti non animati è concreta?
Al 100%. Non subito, perché vorrei prima fare dell’animazione.
Si diceva prima che hai un pubblico molto vasto, dai bambini agli adulti. Presto avrai altri due fan, i tuoi due figli. Gli farai leggere i tuoi lavori in anteprima?
Il più grande sta imparando a leggere ed è super emozionante. Sicuramente spero che le mie cose li facciano ridere. Però non li utilizzerò come cavie, perché sennò devo pagarli e il lavoro minorile non si fa.
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