La Siae fa scendere in campo la cultura italiana e attacca sugli aumenti dei prezzi dei telefonini. In un’affollata conferenza stampa convocata d’urgenza al Burcardo di Roma, il direttore generale della Siae, Gaetano Blandini, ha fatto il punto sulle iniziative sull’equo compenso per la copia privata che ha portato, dopo la firma del decreto Franceschini sull’aumento delle tariffe, a un aumento dei costi da parte di Apple per i suoi dispositivi. “Abbiamo comprato 22 iPhone a Nizza – ha dichiarato Gaetano Blandini direttore generale di Siae – per dimostrare a tutti come in Francia, nonostante l’equo compenso per copia privata sia molto più alto che in Italia, i prezzi siano inferiori rispetto a quelli del nostro Paese”.
Provocatoriamente questa mattina la Siae ha consegnato ad alcuni rappresentanti di Croce Rossa, Telefono Azzurro, Centro Sperimentale di Cinematografia, Accademia Silvio D’Amico, Associazione don Gallo, Conservatorio di Santa Cecilia, questi telefoni “per aiutarli nelle loro missioni”, ha spiegato il dg. Un atto dimostrativo di Siae dopo il gesto eclatante di Apple che ha aumentato i prezzi degli smartphone indicando in fattura la dicitura ” tassa sul copyright” al posto di equo compenso. “Anche se oggi – sottolinea Blandini – la Apple ha ridotto il costo dei Mac ed eliminato la dicitura tassa”.
La Società Italiana degli Autori e degli Editori, in collaborazione con Federconsumatori, ha voluto riunire questa mattina autori, consumatori, associazioni benefiche e giovani studenti di cinema, di teatro e di musica per parlare del diritto d’autore e della cultura come strumento di crescita e di identità del Paese. E a settembre Siae e Federconsumatori istituiranno un Osservatorio permanente sulla Copia Privata e sul Diritto d’Autore a tutela dei consumatori: una vera e propria svolta, anche a livello di comunicazione, nella strategia Siae che per la prima volta nella sua storia si apre ai consumatori. “Io adoro Apple e uso i suoi prodotti, – sottolinea il regista Paolo Virzi – e non ho quindi nessuna visione apocalittica, ma credo che sia necessario mettere al primo posto i consumatori e che tutto il sistema (autori, produttori e distributori) debba avere un rispetto reciproco del proprio ruolo. Senza i contenuti degli autori quei bei telefonini sarebbero contenitori di plastica vuoti”. Prosegue Virzì: “Il decreto firmato da Franceschini sull’equo compenso è giusto adesso, il futuro è lo streaming legale ma bisogna tenere conto dei veloci mutamenti della tecnologia che ha sempre più bisogno della materia creativa. L’industria culturale necessita di risorse perché solo in tal modo gli artisti possono essere liberi e dedicarsi alla loro arte. In un futuro senza cinema, musica, teatro avremmo una vita inservibile che non augurerei a nessuno”.
“C’è un attacco al diritto d’autore in tutto il mondo, ma il diritto d’autore è l’unico guadagno che gli artisti hanno – dichiara Gino Paoli – La creatività è uno dei beni più grossi che abbiamo, e dobbiamo far capire alla gente che non è una tassa Siae ma un compenso legittimo all’autore come ha stabilito la Corte di Giustizia Europea in numerose sentenze”. “Il problema della creatività e della sopravvivenza degli autori italiani – sottolinea Antonio Ricci – è un tema cruciale. Nella televisione, a esempio, siamo invasi dall’indifferenza generale, da trasmissioni fatte di pesca nel fango, nudi e dipinti, il re delle torte, un livello di standardizzazione al ribasso. Il risultato è che i palinsesti sono pieni di trasmissioni che non hanno autori, ma servono solo da contenitori pubblicitari”. “Questi signori delle multinazionali – afferma Andrea Purgatori- hanno degli scheletri nell’armadio impressionanti, è il caso della vicenda Verbatim alla quale sono stati sequestrati beni e prodotti per 96 milioni di euro proprio perché evadevano il pagamento del diritto d’autore, in tutti i casi queste multinazionali sono dei semplici assemblatori di supporti prodotti nel terzo mondo e sono degli autentici speculatori”. Francesco Avallone, vice presidente vicario di Federconsumatori, ha concluso dicendo: “Abbiamo fatto una class action contro Apple che non dava una garanzia di due anni sui suoi prodotti come prescritto dalle norme europee, abbiamo vinto e li abbiamo costretti a concederla. Adesso vogliamo portare all’attenzione del Consiglio Nazionale Consumatori i rappresentanti di alcune società tecnologiche per fare in modo che i device, che sono anche e soprattutto dei prodotti culturali, siano sempre più a buon mercato e con le giuste garanzie per i consumatori”.
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