Shirin Neshat: “Oum Kulthum e la sfida delle artiste”

Nasce da un'ossessione Looking for Oum Kulthum, il film di Shirin Neshat che ruota attorno alla figura della leggendaria cantante egiziana (1900-1975) presentato alle Giornate degli Autori


VENEZIA – Nasce da un’ossessione Looking for Oum Kulthum di Shirin Neshat, il film che ruota attorno alla figura della leggendaria cantante egiziana (1900-1975) presentato alle Giornate degli Autori. L’artista e regista iraniana esule negli Stati Uniti, Leone d’argento nel 2009 per Women without Men, ha realizzato questo suo secondo lungometraggio nella forma del metacinema, raccontando la vicenda di tre donne e della realizzazione di un film “impossibile”: Mitra (Neda Rahmanian) è una regista quarantenne che vuole realizzare un film su Oum Kulthum, è ambiziosa ma anche carica di sensi di colpa perché sente di trascurare suo figlio. Ghada (Yasmin Raeis) è la giovane attrice che interpreta la diva nel film nel film, piena di incertezze e titubanze. Infine la stessa cantante egiziana, colta all’apice della sua carriera, una figura carismatica e sicura di sé. Tre generazioni a confronto sui temi dell’identità femminile e del rapporto con il potere maschile. Il film, scritto insieme al marito Shoja Azari, anche produttore, ha partner produttivi italiani grazie a In Between Art Film e Vivo Film

Da cosa nasce la sua ossessione per Oum Kulthum e come è avvenuto il processo di identificazione che la lega a questa grande star della musica mediorientale?
All’inizio mi sono interessata alla biografia di questa donna, che è stata un fenomeno non solo per mondo arabo con milioni di dischi venduti ma anche in tutto il Medio Oriente, compresa Israele. La sua storia è la storia di una donna forte in una società dominata dai maschi, ha intrattenuto rapporti con il potere che l’ha usata ma ne è stato anche usato. A partire da questo materiale ho lavorato per due anni alla scrittura di un biopic. Poi ho cominciato a domandarmi perché ne fossi tanto ossessionata. Allora, anche seguendo il consiglio di mio marito, ho cambiato direzione. Non dovevo fare un film biografico ma piuttosto raccontare come un’artista vive il conflitto tra la famiglia e la devozione totale alla sua arte, quindi mettermi in gioco.

Nel film il conflitto tra carriera e vita privata sembra insanabile.

Anch’io sono madre e so che è una sfida continua. Forse per questo molte donne di successo non hanno figli perché è davvero difficile, se non impossibile, trovare un equilibrio. Penso ad artiste come Edith Piaf o Maria Callas. Mitra è appassionata al suo lavoro ma si sente in colpa per aver abbandonato suo figlio. Prova quasi invidia verso Oum Kulthum perché è stata libera da questi attaccamenti.

Come vi siete mossi nella scrittura di un film costruito come metacinema?

Volevamo che il film avesse più livelli. Ci interessava anche raccontare la storia dell’Egitto, il rapporto di Oum con i leader politici, con il re Farouk, la rivoluzione. Volevamo una storia complessa che parlasse anche di come ci si relaziona alla politica come artisti. Sono temi che riguardano anche me e mio marito in prima persona.

Tornando alla questione femminile, da artista iraniana che vive in Occidente, le sembra che la condizione della donna nel mondo islamico sia paragonabile a quella dei paesi occidentali o piuttosto diversa?
La questione femminile è una questione universale. Un uomo che lascia la famiglia per sei mesi per fare un film, non ha problemi, perché sua moglie si occuperà dei figli, per una donna, ovunque nel mondo, è più difficile. Quanto al mondo islamico, non voglio fare generalizzazioni e non voglio porre la cosa in termini religiosi. Posso dire che siamo società più tradizionaliste. Anche se io non ho una vita tradizionale, perché sono stata sposata, divorziata, sono stata madre single, adesso sto con un uomo che lavora con me… so che molte donne scelgono di essere single per dedicarsi alla carriera. Ma ci sono tantissime artiste in Iran, anche più che negli Stati Uniti.

Ad agosto ha curato la regia dell’Aida al Festival di Salisburgo con l’orchestra diretta da Riccardo Muti, ripeterà l’esperienza?

Amo moltissimo la musica e ho amato molto fare questa regia, ma non credo che ripeterò. Gli eventi ‘live’ sono troppo stressanti per il mio modo di essere. Però la lirica è un mondo che mi affascina molto e magari potrei occuparmene in un film, chissà…

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