TORINO – Fa un bellissimo gesto Ettore Scola, Gran Premio Torino di questa 30° edizione. Il suo premio lo consegna a Piero Fassino. “Un premio alla carriera penso anche di meritarlo, ma non vorrei portarlo a Roma, lo dò al sindaco e tra un anno preciso vengo a riprendermelo”. Il politico ringrazia emozionato e accetta l’impegno sotteso, mentre la foto è storica con Scola, Fassino e l’ex sindaco Diego Novelli, vecchio collaboratore del regista per il suo Viaggio nel Fiat-nam. Così dell’impegno è chiaro che fa parte anche la vertenza della Rear a cui Scola fa cenno con parole diplomatiche ma eloquenti. “Ho incontrato i lavoratori del Museo e ho parlato con Mauro Laus, presidente della coop, che mi ha assicurato di essere disponibile a una riflessione”. Quanto a Ken Loach, visto che una volta cadde in ginocchio al solo sentir pronunciare il nome di Zavattini, “dovrebbe sapere che Za andava ovunque, a Cuba, in Urss, in Cile, ovunque ci fosse un conflito, per conoscere e capire. Io ho fatto lo stesso, sono stato in Angola e a Genova durante il G8 a filmare lo scempio della Diaz”.
Cinema Reposi affollato, nonostante il derby Juve-Toro. Sul palco Ambra Angiolini e il vicedirettore Emanuela Martini, che si palleggiano ospiti e premi in scioltezza. Manca in platea una torinese illustre, il ministro Elsa Fornero che al mattino aveva telefonato a Gianni Amelio. “Mi ha chiamato per scusarsi, non è consueto che un ministro chiami di persona, e poi mi conosce bene come regista, ha anche citato Così ridevano girato a Torino, che è il mio film preferito”, gongola il direttore che si definisce “in scadenza, come lo yogurt” con una certa amarezza. I dati sono tutti a suo favore, il pubblico pagante è aumentato del 16,25%, la vendita dei biglietti singoli ha avuto un incremento del 17,8%, in crescita anche abbonamenti e pass giornalieri, mentre gli accrediti professionali sono passati da 1.662 a 1.908 (+14,8%). Infine gli accrediti stampa ritirati sono 674 (+6,5% a seguito di una maggiore presenza di giornalisti e critici stranieri). E molti i media partner, tra cui anche Cinecittà News.
Di questi anni alla guida del festival, il regista, che ora tornerà sul set con L’intrepido che avrà come protagonista Antonio Albanese, dice che gli hanno lasciato “qualche parola di inglese e un gioco di parole cecoslovacco”. Smentisce ‘Pubblico’ per un titolo contro Cota. “Non l’ho attaccato, è una persona che rispetto, non sarei mai stato così volgare”.
Anche Piera Detassis ha voluto dargli visibile sostegno, facendo un’apparizione alla conferenza stampa di chiusura in tarda mattinata. Una scappata al volo da Milano per l’ex direttore artistico del Festival di Roma che ha voluto mostrare la sua “solidarietà” verso il collega (con riferimento, ovvio, alla guerra di date con Muller). Ma sempre a proposito del conflitto, è stato il sindaco Fassino a rievocarlo. “Qualcuno aveva voluto fare la guerra a Torino e l’ha persa. Corrisponde all’understatement di questa città non fare il red carpet e puntare sulla qualità di un grande evento internazionale, cresciuto anno dopo anno, e ancor più migliorato con Gianni Amelio. Continueremo a non fare la guerra a nessuno, ma la cultura sarà sempre più la cifra di questa città”.
Poi c’è spazio per i premi. All’unanimità quello a Shell dello scozzese Scott Graham, miglior film di Torino 30, prescelto anche dalla giuria Fipresci – di cui faceva parte il critico Bruno Torri – e dalla Scuola Holden per la miglior sceneggiatura. E’ una storia ambientata sulle Highlands con una figlia e un padre che si confrontano con le loro solitudini, i silenzi, il dolore. Il presidente di giuria Paolo Sorrentino sottolinea come il livello della selezione fosse “molto, molto buono e qualcosa è rimasto fuori”. Forse Su re? Ma il Premio speciale della giuria va a un italiano, e uno dei film più amati del festival, Noi non siamo come James Bond storia di un’amicizia all’ombra dell’umana mortalità. Mario Balsamo dice: “Ci siamo messi completamente a nudo, non potevamo trovare un festival più accogliente e affettuoso”. Il co-autore Guido Gabrielli si sente un “bastardo prestato al cinema, un po’ perché sono sopravvissuto al cancro, un po’ per la struttura bastarda di questa storia, l’unica con cui potevamo raccontarci”. Poi Balsamo, per fugare la commozione generale, regala il cravattino del suo smoking a Emanuela Martini, “per il Museo del Cinema”. Premiato ex aequo anche l’americano Pavilion di Tim Sutton, storia di adolescenti un po’ alla Gus Van Sant. Miglior attrice la giovanissima Aylin Tezel di Am Himmel der Tag di Pola Beck, miglior attore il mongolo Huntun Batu per The first aggregate di Emyr ap Richard e Darhad Erdenibulag.
Tra i premiatori anche Giovanna Mezzogiorno che ha consegnato a Call Girl il premio in memoria di uno scenografo, Davide Bassan, che ha conosciuto e stimato sul set di Ilaria Alpi e Lezioni di volo. Premio Cipputi a Maura Delpero per Nadea e Sveta, storia di due badanti moldave, in un anno in cui “Cipputi è donna e lo spaesamento si dimostra la forma contemporanea dell’alienazione”, come spiega uno dei giurati, Michele Serra.
Altri premi in ordine sparso. L’Achille Valdata dei lettori di “Torino Sette” è per I. D. di Kamal K. M. (India), molto applaudito. Il Premio Avanti! che sostiene la distribuzione nel circuito culturale curata da Lab 80 punta su Fatti corsari di Stefano Petti e Alberto Testone (Italia), il Premio Ucca Venti Città che consiste nella distribuzione del film vincitore del concorso Italiana.doc in almeno venti città presso circoli e sale associate all’Ucca va a La seconda natura di Marcello Sannino (Italia-Francia) sulla figura di Gerardo Marotta, avvocato-filosofo in lotta da oltre mezzo secolo per tutelare un’idea di cultura fondata sul dialogo. Menzioni speciali a Parallax Sounds di Augusto Contento (Francia, Germania, Finlandia) e ancora Nadea e Sveta di Maura Delpero (Italia). Il Premio Gli occhiali di Gandhi destinato al film che meglio interpreta la visione gandhiana del mondo (€ 1.500 messi a disposizione dalla Fondazione Bottari Lattes) va a La chica del sur di José Luis Garcia (Argentina). Due menzioni speciali infine a Couleur de peau: miel di Jung e Laurent Boileau (Francia, Belgio) e No di Pablo Larrain (Cile).
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