BOLOGNA – Domani al Future Film Festival sarà il 3dDAY, dedicato al mondo della stereoscopia che vedrà tra i suoi maggiori ospiti Joshua Hollander, capo supervisore degli effetti tridimensionali Pixar. Oggi, invece, la giornata è decisamente incentrata su un modo più tradizionale di fare animazione. Il primo appuntamento è stato infatti con il convegno sulla Motion Graphics brasiliana che si è tenuto in mattinata nella bellissima sede della Biblioteca Salaborsa all’Auditorium Biagi, proprio accanto a dei suggestivi scavi archeologici. Passato, presente e futuro, qui, si fondono e si confondono.
In tempi in cui al cinema la fa da padrone appunto la tendenza alla tridimensionalità, è interessante scoprire come certe forme di animazione più classica, o comunque digitale ma non stereoscopica, non solo sopravvivano ma guadagnino anzi molto campo in settori come la pubblicità, la comunicazione, la televisione e le clip musicali. In Brasile c’è una produzione florida in questo senso e forse anche gli addetti ai lavori italiani potrebbero trarne spunto. Proprio a questo scopo sono previsti, domani, degli incontri professionali.
“Ci ispiriamo a tutto ciò che ci piace usando ogni mezzo possibile – racconta Marcelo Garcia di Molho, primo ad esporre tra i relatori – dall’AfterEffects al Prèmiere al Painting. Qualunque programma e qualunque influenza va bene. Impariamo da tutto, siamo come spugne, poi però ci sforziamo di mettere le cose insieme in modo che venga fuori la nostra personalità. Gli scenari possibili sono tre: o l’agenzia ci invita a lavorare su uno script già pronto, o siamo noi a proporre un pitch al cliente con le nostre idee, oppure creiamo il tutto proprio al fianco del cliente”. Tra i grossi nomi per cui Molho ha lavorato c’è il marchio Nestlè. Gli incontri sono poi proseguiti con le presentazioni di Beto Shibata, direttore di MTV Brasil Promo Graphics, Mateus de Paul Santos, fondatore e direttore creativo di Lobo, Eduardo Tosto Campos, fondatore di BEELD.motion. Al convegno ha partecipato inoltre l’esperto di coproduzioni internazionalei Luc Toutounghi.
Rigorosamente in 2D è anche il film di punta della giornata, Arrugas/Wrinkles di Ignacio Ferreras. Tratto da una graphic novel di Paco Roca, il cartoon, in concorso, ha vinto due premi Goya commovendo la giuria con la storia dell’amicizia tra Emilio e Miguel, due anziani signori rinchiusi in un istituto di assistenza geriatrica. Emilio è a uno stadio iniziale di Alzheimer, Miguel farà tutto quello che gli è possibile per evitare che l’amico finisca al temutissimo ultimo piano dell’istituto, dove gli ‘assistiti’, incapaci di provvedere a sé stessi, sono abbandonati come vecchi oggetti in soffitta. La storia, a metà tra Qualcuno volò sul nido del cuculo e Sette Piani di Dino Buzzati, è in linea con uno dei temi di questa 14ma edizione del Future: la fine del mondo, qui antropologicamente intesa come perdita del sistema di relazioni con la realtà che ci circonda, con i nostri ricordi, con il nostro passato. La pellicola è espressamente dedicata “a tutti. Agli anziani di oggi e a quelli di domani”. Perché la vecchiaia è qualcosa che tutti noi, se le cose vanno come devono andare, prima o poi dovremo affrontare. E’ il nostro futuro, insomma.
Nel primo pomeriggio la giornata è proseguito con il giapponese Midori-ko di Keita Kurosaka, sui temi del bio-mimetismo, della politica alimentare e di un inquietante ambientalismo mistico. Midori-ko è una creatura da laboratorio, creata per diventare il cibo del futuro, al contempo carne e vegetale. Dotata di una propria coscienza, fugge, perché non ha alcuna intenzione di farsi mangiare, e trova rifugio nell’appartamento di una studentessa di agraria, che la salva dalle grinfie degli scienziati. Il problema saranno invece gli appetiti dei coinquilini salutisti.
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